La mostra che non ho visto #66. Christian Ciampoli

Christian Ciampoli in un ritratto fotografico di Silvia Sbordoni
Christian Ciampoli
in un ritratto fotografico
di Silvia Sbordoni

Primavera Romana,
Progetto GRA, Geografie delle Reti Autopoietiche, 2009

La mostra che non ho visto nasce dalla proposta dell’amico Piacentini, che ho conosciuto nell’ambito di una serie di incontri organizzati da SLOT, pratica di osservazione speculativa [1] avvenuti nel 2011 presso i sotterranei del centro sociale Sans Papiers di Roma ideati con l’obiettivo favorire il dialogo tra artisti e tutti coloro che operano in ambito culturale.

Mi capita spesso di attraversare Roma da un estremo all’altro. Mi piace pensare, spostandomi, di tagliare la città in due parti. Impiego ore: per raggiungere la metropoli percorro circa quattro chilometri a piedi tra le campagne e salgo e scendo da tre mezzi pubblici ed uno privato. E nel tragitto a piedi incontro spesso un cavallo marrone che non si fa lontanamente sfiorare.

L’esperienza riportata in questo testo non è esattamente una mostra; anche se ha mostrato moltissimo durante il suo processo più attivo. Si tratta di una raccolta di esperienze collettive avvenute intorno al Grande Raccordo Anulare di Roma, durante una serie di camminate di gruppo realizzate nel 2009 dal collettivo Primavera Romana,  nell’ambito del progetto GRA [2], il cui simbolo grafico è una spirale rossa.

Se non ero presente durante il GRA, lo ero nella seconda fase di camminate che apriva a nuovi tragitti, stavolta partendo dal centro per raggiungere le periferie [3].

La mia assenza al GRA ha alimentato in me un’immagine ricorrente: un esodo globale, un movimento circolare di massa intorno alla città, come una danza beffarda di persone con forte senso critico. Una danza che ruota intorno ad un sistema corrotto e che diventa una coreografia a spirale appunto, quasi impercettibile. Solo se osservata dall’alto mostra al suo interno monocromi sfreccianti in dissolvenza, veicoli in movimento capaci di catapultare oggetti e persone fuori dal tracciato, facendoli atterrare in spazi verdi aperti e arieggiati.

L’immagine di ciò che non ho visto è sintetizzata, nel ricordo dell’assenza/presenza di persone che, random, attraversano paesaggi in volo, oppure orizzonti sotterranei mai simili tra loro, generando flussi di time-lapse a varie velocità che neanche con la videocamera riuscirei a registrare [ la mia cara vecchia Panasonic – ormai rotta – disponibile in commercio durante la fine degli anni 90, destinata alla rottamazione già quando l’utilizzavo tra il 2007 e il 2013].

Non conosco tutti i percorsi periferici attraversati a piedi dal progetto GRA, ma alcuni sono luoghi abitati che nel tempo hanno subito modifiche e miglioramenti, anche grazie a queste traversate collettive. Altri sono luoghi fertili, in fase di crescita. Altri luoghi ancora sono cancellati [4], sgomberati o invasi. Certe volte risulta persino difficile riconoscerli per come erano pensati in origine.

Il ricordo di questa esperienza del 2009, che ho vissuto solo per narrazioni e documenti, anche abbastanza noti, influisce su una mia ricerca personale che si muove verso il nulla: un lavoro continuo tra sopravvivenza e cura professionale.

Riferimenti sitografici:

Note

1. https://sites.google.com/site/sanspapiersmaispassanspensee/home

2. progetto GRA. Geografie delle Reti Autopoietiche
http://primaveraromana.wordpress.com/primavera-romana-2009/graracconti/geografie-delloltrecitta/

3. video di Gaetano Crivaro del Mundus la rifondazione della città il 20 giugno alla Villa dei Quintili e le camminate della Primavera Romana 2010
http://vimeo.com/17952235

4. Zone di Cancellazione, blog
http://zonedicancellazione.wordpress.com/

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Nato mezzo secolo fa a Roma e morto nel futuro, non attraversa di buongrado la strada senza motivo. Impiegato prima in un forno in cui faceva arte bianca poi del terziario avanzato, da mancino dedica alle arti maggiori la sola mano sinistra. Allestisce, installa, fa deperire, dimostra, si confonde, è uno scadente imbonitore, intelligentissimo ma con l’anima piuttosto ingenua. Ha fondato in acqua gli artisti§innocenti, gruppo di artisti e gente comune, che improvvisa inutilmente operette morali. Tra suoi progetti: la Partita Bianca (incontro di calcio uguale), una partita notturna tra due squadre vestite di bianco, a cura di ViaIndustriae, Stadio di Foligno 2010 e, in versione indoor, Reload, Roma 2011 e Carnibali (per farla finita con i tagliatori di carne), Galleria Gallerati, Roma 2012.
Ha contribuito alla performance collettiva TAXXI (Movimento di corpi e mezzi al riparo dalle piogge acide contemporanee) prodotto dal Dipartimento Educazione del Maxxi nel 2012. Sua la cura del Premio città etica (per l’anno duemilae...) e del Premio Retina per le arti visive.

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