Più libri più liberi. Un esercito di maestri elementari

elementariSono giorni che mi porto questa spina nel cuore. L’affronto a Rometta bella mia, come mi piace chiamare la mia città, neanche fosse una fidanzata segreta, è ormai bell’e fatto. Io l’avevo capito da un pezzo che c’era qualcosa che non funzionava, ma sentirmi spiegare per filo e per segno quello che hanno combinato a lei e a tutti noi che la viviamo, ecco, mi ha messo in circolo un sangue pieno di domande.

Entro, dunque, al Palazzo dei congressi dell’EUR portando al centro del petto questo mio piccolo uccellino ferito in cerca di risposte. Mi dico: è un posto pieno di libri, vuoi che non trovi conforto, coraggio, un barlume di speranza? Con questo spirito da pronto soccorso salgo nella saletta al primo piano, dove si parlerà di un tema curioso: Perché l’Italia è un paese di non lettori.
Quando l’ho scelto dal programma, mi ha attratto un particolare, il fatto che non terminasse con un punto interrogativo. Ho pensato che mi avrebbero finalmente spiegato le ragioni di questo buffo fenomeno. Anche perché nella vita mi occupo di statistiche, e sul bus vedo costantemente gente che legge.

La sala è così piena che a molti, me compresa, tocca rimanere in piedi. Sono soprattutto studenti di un liceo classico romano, accompagnati da alcuni professori, e per un attimo mi sembra di stare dentro al mio primo romanzo, quando la protagonista vede entrare, nel mediastore dove lavora, proprio una scolaresca spaesata in gita culturale.

Quelli di oggi a dire il vero non mi sembrano spaesati, anzi, c’è qualcuno che prende persino appunti. Potrebbe essere un buon segno. Chissà chi fra loro, se intervistato, dichiarerà di non leggere. Così dicono i dati: dopo i quattrodici anni c’è una caduta significativa della propensione alla lettura.

I relatori che si sono riuniti qui oggi lanciano interessanti spunti per tentare di capire.

Romano Montroni, Presidente del Centro per il libro e la lettura (consiglio di dare un’occhiata alle iniziative per la promozione della lettura), racconta di un esperimento scientifico che ha messo in luce come l’ascolto della musica e della lettura ad alta voce agisca positivamente sullo sviluppo delle connessioni cerebrali. Il beneficio dell’attività di lettura rientrerebbe dunque anche nel campo della sensazione, non sarebbe una mera attività intellettuale che si può insegnare come una qualsiasi materia.
La lettura è bisogno e piacere, da trasmettere come attitudine.

La scuola cura gli spazi dedicati alla lettura, ha biblioteche attive? Si lascia spazio al libro di narrativa nel tempo di vita degli studenti, o lo si satura con i testi e le attività di studio? Probabilmente non tutte le scuole attuano questo tipo di pianificazione o mettono in pratica iniziative volte a stimolare il piacere di leggere. D’altro canto non sempre i ragazzi hanno familiarità con l’oggetto ‘libro’, non è così scontato che ne trovino in casa, a quanto pare!

La scuola e la famiglia sono quindi i due luoghi elettivi dove può germogliare il seme del piacere di leggere, di entrare in quelle pagine a volte noiose, piene di digressioni, un atto “impastato di fatica”, dove però la relazione positiva fra fatica e conquista ripaga ampiamente chi lo compie.

Sandro Ferri (E/O Edizioni) torna su questo aspetto, e individua un terzo attore della grande avventura di leggere: l’editore, che detiene la grande responsabilità della qualità dei testi in circolazione. È un suo preciso dovere riprendere in mano lo strumento selettivo, che forse si sta un po’ perdendo.

A me viene in mente che sto leggendo le Metamorfosi di Ovidio, nella nuova e gustosa traduzione di Vittorio Sermonti, e ogni volta che ne apro una pagina penso a quanto potrebbe piacere ai giovani amanti del fantasy. Ma sapranno che esiste?

Dunque, abbiamo appreso che la lettura sembrerebbe uno sport fuori moda, che ha bisogno di palestre funzionanti, di buoni allenatori, di programmi di training efficaci. Ma soprattutto è fondamentale che ci siano atleti ben disposti e arguti.

Come spunto conclusivo a questa ampia riflessione sulla lettura, Alessandro Orlandi (La Lepre Edizioni) focalizza la sua riflessione proprio sul giovane lettore e su come utilizza gli strumenti di cui dispone. Se per fare una ricerca si usa comunemente il web, fonte ampiamente fruibile e di veloce consultazione, il risultato è di accumulare un insieme di frammenti vari e giustapposti di cui non è facile verificare la qualità o l’importanza relativa, e in questa prospettiva bizantina s’insinua l’illusione di aver costruito un quadro completo, che soddisfa in apparenza, ma toglie il desiderio di approfondire le singole tessere del mosaico. Quella pagina di quell’autore, che risponde alla nostra ricerca, di quale opera è parte? Chi lo sa. La ricerca è completata, e il più delle volte tanto basta allo studente.

Allora, se vogliamo invertire la tendenza, abbiamo individuato i quattro baluardi di cui prenderci cura: la scuola e la famiglia come spazi di sopravvivenza del libro, la qualità dell’editoria e soprattutto, i protagonisti attivi di questa avventura, che come ricorda Montroni, saranno i “cittadini del domani” .

Usciamo insieme dalla saletta surriscaldata, io e i cittadini del domani di Rometta bella mia.

La spina nel cuore ce l’ho sempre, ma già fa meno male di quando sono entrata. E poi mi sono divertita un sacco a twittare durante l’incontro, ma che simpatica questa tecnologia!

Comunque lo so che quando porto in giro una domanda, come per magia, dal resto del mondo arriva sempre una risposta. Sorrido, ripensando alle ragazzine che sedevano accanto a me, attente, forse a momenti annoiate, con le unghie laccate di rosso e i selfie con le amiche nello smartphone, forse con qualche spina nel cuore diversa dalla mia, e ai loro compagni seduti un po’ più in là, troppo lunghi, troppo magri, semiacerbi, come saranno i miei bambini fra qualche anno. Il mondo però è loro, c’è poco da fare.

Siccome poi il caso non esiste, l’incontro che inizia subito dopo è quasi una continuazione alla risposta che cerco.

Entro in un ambiente decisamente più accogliente perché meno affollato, la platea è composta in buona parte ancora da ragazzi, stavolta ben più giovani, scuole medie. Qui si parla del progetto BIL. La biblioteca della legalità, così descritta nella sua presentazione

“La Biblioteca della Legalità nasce per diffondere la cultura della legalità e della giustizia tra le giovani generazioni attraverso la promozione della lettura, nella convinzione che le storie e le figure hanno un ruolo fondamentale nella comprensione della realtà e sono strumenti indispensabili per costruire un immaginario che pone il senso civico al centro.”

Ci regalano un foglio fronte-retro con 101 titoli selezionati. Sono la prima dotazione di BIL che verrà ampliata in fasi successive (diventeranno 202, poi 303 e così via).

Al centro di BIL c’è quindi la narrazione, che diviene veicolo di legalità attraverso le sue parole chiave.

Una di esse, su cui viene posto l’accento oggi, è scelta. Raccontando storie di scelta insegniamo il valore di questo diritto, la cui negazione è lo strumento principale di ogni mafia. Il progetto ha questa funzione: far acquisire consapevolezza attraverso la letteratura e creare un terreno impervio alla semina dell’illegalità.

Il fatto interessante per il mio animo assetato è la presenza di tre relatori in particolare.

Però sapete che vi dico? Siccome le loro parole mi sono piaciute, voglio che diventino parole chiave a beneficio di chiunque, al di là dei colori politici. E allora, come nelle storielle di bambini dove ci sono “un italiano, un francese e un tedesco…”, non vi dirò chi sono (tanto potete scoprirlo facilmente, se vi interessa) e li chiamerò un Assessore di Roma Capitale, un Ministro del Governo e un Magistrato della Repubblica (da ora in poi, Assessore, Ministro e Magistrato).

Il loro intervento non è una lezione, ma un’interazione col pubblico di ragazzini.

Magistrato domanda loro, con scopo chiaramente didattico, “chi di voi scarica musica illegalmente?”. E loro, che sono sì giovani ma non stupidi, si guardano bene da confessarlo proprio a un magistrato!
Allora prova con “chi di voi si farebbe raccomandare per un lavoro?”. Stavolta qualche alzata di mano c’è, e per me la risposta più tenera, ma che mi lascia anche sgomenta, è quella di un bambino che si gira verso il suo amichetto con sguardo perso e gli chiede “ma che vuol dire?”.
Magistrato a questo punto rivela la sua parola chiave, che è testimonianza. Testimoniare la legalità nelle piccole azioni quotidiane e trasmetterla attraverso il racconto, è il punto di partenza per radicarla nella cultura di un popolo.

Un altro ragazzo, sfoderando un coraggio da leone, domanda ad Assessore come si spiega le attività mafiose di Roma Capitale e come fare in modo che non succeda di nuovo?
Le parole su cui Assessore focalizza la sua risposta sono avidità, che ovviamente non è foriera di legalità ma causa di deriva illegale, e scelta.
In particolare raccomanda ai ragazzi di informarsi sempre su chi siano i singoli candidati che possono scegliere di votare, e di nutrire sospetti su chi spende molto per le campagne elettorali.

Ministro aggiunge, a proposito dell’avidità, che non basta da sola la propensione dei singoli per generare illegalità, ma essa deve trovare un terreno fertile. Per questo, la responsabilità di far sì che non germogli è di ciascuno di noi.

La parola che ci regala è progetto condiviso, e si riferisce in particolare ai partiti politici, che sono diventati la sommatoria di singoli guidati dai propri interessi personali, perdendo quella connotazione di unità per un progetto comune forte.

A questo punto Ministro chiude il cerchio, ricordando le parole di Gesualdo Bufalino: “La mafia sarà vinta da un esercito di maestri elementari”.
È nella scuola che nasce la legalità, nell’educazione alla civiltà e nella lotta all’ignoranza.

Io lo sapevo, ero sicura che la risposta fosse già dentro di me! Riprendo il paniere di parole che ho collezionato in queste due ore: libri, lettura, piacere, impegno, realizzazione, educazione, famiglia, scuola, editori, giovani, futuro, legalità, scelta, testimonianza, narrazione, informazione, progetto condiviso. Sembrano l’arcobaleno che esce dalla pentola d’oro.

Mi tolgo la spina dal cuore e la uso per appuntare questo arcobaleno, di cui farò tesoro.

Cerco dei libri da regalare ai miei due bambini e ne scelgo uno ciascuno più un terzo, per entrambi.

Esco dal Palazzo dei Congressi con un bel bottino di pensieri e parole, l’aria è fresca e Rometta bella mia mi aspetta.

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Primo vagito: giugno 1972, nella mia amata Roma dove vivo e vivrò. Sono ricercatrice in una nota fabbrica di numeri e informazione, lavoro che amo e che mi dà da vivere. A latere, il secondo lavoro che mi ripaga in divertimento e salute è la scrittura. Ho pubblicato diversi racconti e poesie e i romanzi “Storie dentro storie” (2012, L’Erudita di Giulio Perrone Ed. e 2014, in edizione digitale) e “Preferisco il rumore del mare” (con Andrea Masotti, 2014, Narcissus Ed.). Il tempo libero lo dedico a mille curiosità e ai miei bimbi.

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