Più Libri Più Liberi 2016 #8. L’orgoglio di spogliarsi. We the italians. Cinquanta interviste sull’Italia negli USA di Umberto Mucci.

20161209_150631Ce ne abbiamo messo di tempo per spogliarci dall’immagine del “pizzicasedere che puzza di aglio e collegato con l’onorata società”, come ha ricordato Luca Martera, regista e produttore televisivo, durante la presentazione del libro We the italians di Umberto Mucci.

Questa interessante raccolta è una scelta dalla collezione completa ancor più vasta, disponibile sul portale wetheitalians.com, con cui l’autore ha voluto offrire una panoramica sulle storie di vita di italiani emigrati nel tempo negli Stati Uniti e sul contributo che hanno dato nella società in cui hanno scelto di inserirsi o in cui si sono trovati a nascere, lontano dalle radici familiari.

A Più Libri Più Liberi 2016 ci presentano la vena d’oro degli italiani americani e come questa sia diventata parte integrante della società USA emergendo dallo stereotipo delle tre M, “Mamma, Mafia e Mandolino” fino a diventare orgoglio e valore aggiunto. E lo fanno in tre, seguendo ognuno la propria indole: l’autore con il suo entusiasmo di ricercatore appassionato e ostinato sottolinea come l’Italia e gli USA abbiano bisogno di trovare e riconoscere meglio e reciprocamente la loro bellezza; Luconi come storico, ripercorrendo le fasi in cui gli italoamericani hanno progressivamente cercato e trovato la loro identità di cittadini consapevoli, responsabili e votanti; Martera come artista, individuando come l’italoamericano si sia insediato e lentamente spogliato dallo stereotipo nel cinema e nella TV, da Rodolfo Valentino ai Sopranos.

Così scopriamo nei quattro ‘gruppi’ di emigrati, accademici, diplomatici, imprenditori e attivisti, numerose personalità le cui vite hanno contribuito silenziosamente alla storia sociale oltreoceano. Ci parlano di Luigi del Bianco che ha scolpito il monumentale e simbolico Mount Rushmore, di Henry Ginaca  che ha inventato il pela ananas automatico, stravolgendo positivamente l’economia delle Hawaii, e di molti altri le cui storie si possono leggere nel volume e nel portale.

Le radici italiane per molto tempo sono state rimosse perché legate a stereotipi negativi, i cognomi cambiati, le carriere politiche messe da parte, finché il lento cammino parallelo dell’orgoglio e dell’appartenenza non ha portato alla luce l’affermazione della bellezza delle radici stesse.

Oggi, a distanza di un secolo e più dallo sbarco moderno sul Nuovo Continente, gli italiani d’America rivendicano a pieno la propria italianità, senza alcun imbarazzo o timore di essere associati a immagini sgradevoli o ridicole e anzi facendosene vanto.

Chissà, penso, quando potranno spogliarsi degli stessi abiti sporchi  Mohamed, Aboubker, Abderrahim, Selam, Abraham, Mohannad, Hashim, Habib, Robel, Khader, Mamadou, Meron, Efrem, Hasna, Samir, sbarcati oggi qui, nella loro America.

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Primo vagito: giugno 1972, nella mia amata Roma dove vivo e vivrò. Sono ricercatrice in una nota fabbrica di numeri e informazione, lavoro che amo e che mi dà da vivere. A latere, il secondo lavoro che mi ripaga in divertimento e salute è la scrittura. Ho pubblicato diversi racconti e poesie e i romanzi “Storie dentro storie” (2012, L’Erudita di Giulio Perrone Ed. e 2014, in edizione digitale) e “Preferisco il rumore del mare” (con Andrea Masotti, 2014, Narcissus Ed.). Il tempo libero lo dedico a mille curiosità e ai miei bimbi.

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