L’Enterprise è a oltre 900 giorni di navigazione. A metà del guado della sua missione quinquennale. È un Kirk meditabondo quello che superata la ormai consueta situazione tragicomica che fa da prologo al film, si consegna alla memoria del diario di bordo. La monotonia della navigazione nello spazio siderale, alternata dall’incontro con l’ennesima forma di vita sconosciuta, ben si definisce in un guardaroba monocromo, composto da uniformi verdi. Specularmente, i dubbi circa la sua permanenza a bordo dell’astronave corrispondono a quelli che animano Spock. Diviso tra i suoi doveri di comandante e ufficiale scientifico e la rinascita del nuovo Vulcano, il suo pianeta natale. Ma le perplessità di ognuno verranno accantonate per fronteggiare la nuova minaccia che giunge dallo spazio profondo. Star Trek beyond, va oltre. Ma rimane fedelmente Star Trek. Se il terzo capitolo della riscrittura di J.J. Abrams (al secolo: Jeffrey Jacob Abrams) ha un merito, è indiscutibilmente questo.
Avventura, amicizia, e spazio sconfinato. Gli ingredienti della serie classica sono armoniosamente miscelati. I personaggi, rappresentati al loro meglio sul piano dell’iconografia che li vuole complementari e interdipendenti, con il “triumvirato”, per dirla alla William Shatner, al centro, si muovono come elementi di un’orchestra. Ognuno suona il suo spartito. Ognuno ha il suo momento. Ma sono tutti in sincronia. Rimettono in gioco situazioni note, come il: “Maledizione Jim! Non sono un…” che il buon Leonard “Bones” McCoy, esasperato, era costretto a urlare almeno una volta a puntata. Ma osano anche soluzioni inedite, si direbbe in ossequio al “per arrivare là dove nessuno è mai giunto prima”, seppure per estensione. E così Hikaru Sulu – l’attore John Cho – diventa gay. Padre di una bambina, come da storia del personaggio ma, e qui sta l’innovazione, con un compagno. Il politicamente corretto avanza ma in questo caso può intendersi in linea con la storia stessa del serial. Va detto che tale intuizione coincide con l’attualità, deprimendo di fatto sia l’anticipazione che la forza di prefigurare scenari futuri, vere e proprie armi in dotazione alla creatura di Gene Rodemberry. Ma Abrams l’ha visto così, sembrerebbe, per omaggiare George Takey, il Sulu originale, omosessuale dichiarato. Pur concedendosi alcune ingenuità come l’affidarsi alla versione catastrofica della prima aliena che chiede soccorso, la trama vola via nella scia della sua stessa mitologia. Abrams ad eccezione della rilettura di Sulu, di fatto ci va con mano leggera senza forzare con invenzioni eccessive o rivoluzionarie.
La direzione di Justin Lin, affermatosi con gli ultimi capitoli della saga Fast & Furious, è evidente più che altro sul piano visivo giacché la sceneggiatura affidata da Abrams al suo braccio destro, Simon Pegg, che è presente nel cast nel ruolo di Scotty, è di fatto una sua emanazione. Lin, per contro, apporta ritmo, acrobazie e pirotecnica, ancorché alcune scene di Beyond siano più intuite che viste. Fotografia prossima al nero assoluto; riprese mosse; inquadrature strettissime prive di punti cardinali. Taglio frenetico. Tutto il repertorio del cinema fracassone e da reportage simulato fa mostra di sé. Con esiti non esclusivamente lusinghieri, ma tant’è. Il terzo episodio del reboot trekkiano si lascia apprezzare una trovata dietro l’altra. James T. Kirk è sempre “l’affascinante bastardo..” per quanto in Beyond non seduca nessuna “Kirk girl”. Tuttavia, Criss Pine è giusto. Il suo Capitano convince. Meno impulsivo seppure sempre audace. Il Kirk 2.0 è lui. Quanto a Spock, uno Zakary Quinto sempre più a suo agio nei panni dell’alieno, è algido come si conviene ma anche riflessivo. E le sue gags con Mc Coy – un perfetto Karl Urban – restituiscono il sapore dei bei tempi che ha il suo apice emotivo nella foto che lo Spock originale, il compianto Leonard Nimoy gli fa pervenire.
C’è tutto l’equipaggio classico dell’Enterprise. Soluzione raffinata con gusto retrò – lo scatto al tempo dell’ologramma – che sa anche di riconciliazione. Dare a Cesare – o a Shatner- Kirk – ciò che è di Cesare. Proprio William Shatner , dopo la celebrata partecipazione all’Italcon lo scorso maggio, sarà ospite della Festa dell’Unità di Bologna (dal 16 al 19 settembre) dedicata al cinquantenario grazie alla collaborazione con lo Star trek Italian Club e l’Ultimo Avamposto che curerà una mostra di memorabilia. In programma anche la proiezione di Beyond.
Il film tocca le corde giuste, concepito per attrarre la Generazione Pokemon e al tempo stesso, ammiccare alla vecchia guardia, rilancia un topos accennato pure in Into Darkness, quello del nemico che è parte di sé stessi. La Federazione nella sua corsa espansionistica lascia indietro i suoi figli ingombranti. Li dimentica o peggio, li disconosce dopo averli usati. Rimettendo un piede nell’attualità, l’afflato narrativo sembra sottendere una metafora della politica statunitense in Medio Oriente. Rimanendo nell’alveo della finzione, Krall medita vendetta nei confronti dell’ingrata Federazione Unita dei Pianeti. Il villain è l’onnipresente Idris Elba che in Beyond ritrova Zoe Saldana, la bella e intrepida Nyota Uhura con cui aveva già diviso la scena nell’iconico The Loosers.
L’Enterprise, distrutta per la terza volta, come era già accaduto in Star Trek III – Alla ricerca di Spock e in Generazioni, risorge, fenice tecnologica, nel finale del film come lancio del quarto capitolo previsto per il 2019. Quanto ai titoli di coda, contengono un ultimo omaggio a Leonard “Spock” Nimoy e a Anton Yelchin, che dava il volto al russo Pavel Chekov, scomparso – per incidente domestico – all’età di ventisette anni appena un mese fa.
Pier Luigi Manieri, curatore di eventi, scrittore, saggista e cultore della materia cinematografica. Ha dato alle stampe l'antologia di racconti spy, horror, sci fi, urban fantasy e a tematica supereroistica "Roma Special effects -di vampiri mutanti supereroi e altre storie" (PS ed.) e la monografia "La Regia di Frontiera di John Carpenter "( Elara). D'imminente pubblicazione il saggio "Le Guerre Stellari - Ovvero, la space opera cine televisiva da Lucas ad oggi" contenuta nel volume "Effetti Collaterali – la fantascienza tra letteratura, cinema e TV" (Elara). Ha all'attivo centinaia di articoli su diverse testate di settore. Esperto d'immaginario e sottoculture di genere, ha curato il volume, "Il Tuo capitolo finale" dedicato a Sherlock Holmes. È autore e regista dei reading video musicali “Iconico & Fantastico” e "Il cinema del telfoni bianchi". Ha ideato e curato eventi come Urania: stregati dalla Luna, Il cinema italiano al tempo della Dolce Vita, Effetti Speciali, MassArt, Radar-esploratori dell’immaginario.
Molto bella la recensione, che mi trova d’accordo su tutti gli aspetti. Un unico neo di questo film va però citato: il fatto di assomigliare eccessivamente ad una “puntatona” di una serie tv. Non resta che attendere la nuova serie tv che uscirà a partire da gennaio!