Come un sasso in uno stagno.

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Lanciamo un sasso in uno specchio d’acqua tranquillo; gli effetti della caduta saranno almeno due: la superficie si incresperà in tanti cerchi concentrici – più ampi  man mano che ci si allontana dal centro – e rivelerà, al contempo, le asperità che essa nasconde.

Questa immagine, usata da Lorenzo Gasparrini, nel libro Diventare uomini. Relazioni maschili senza oppressioni – Settenove Edizioni, 2016, (pag. 134) a proposito della necessità di distinguere chiaramente tra il concetto di colpa e quello di responsabilità, si presta a essere una potente metafora: del testo nel suo insieme, e del modo di procedere dell’autore: mano leggera (sennò è solo un gran tonfo con spruzzi e rumore), buona mira e capacità di mettere in discussione, svelandone l’ambiguità, certezze e pregiudizi. Come farebbe un disertore del patriarcato.

Diventare uomini. Relazioni maschili senza oppressioni è un libro che procede per cerchi concentrici, a partire da un asse fondamentale – senza, non vi sarebbe alcun movimento – su cui si intersecano e fanno al tempo stesso da radici parole che ne definiscono sia il campo d’indagine sia la profondità cognitiva: capitalismo e patriarcato, personale e politico.

Ricchissimo di riferimenti bibliografici (di cui spesso, ancora, non esiste traduzione italiana), il libro “racconta” la storia della vita di un uomo “normale” in un Paese che sembra “normale”: dall’infanzia alla maturità, si chiede (e ci chiede) l’autore, in quale terreno cresce e matura un bambino?
Perché quel terreno non è affatto neutro, ma è imbevuto di una visione del mondo sessista e patriarcale che determina -soprattutto laddove manchino tanto gli strumenti di lettura e comprensione della realtà quanto un minimo di  disponibilità emotiva a mettersi in discussione – comportamenti, parole, pensieri e azioni. Nei maschi e nelle femmine.

Questo libro non è “sui” maschi né “per” maschi, né tantomeno “contro” i maschi, come una certa becera (e sessista) lettura dei femminismi si ostina a dare: è un libro per tutte le persone che cercano una chiave di lettura della realtà che non perpetui uno schema interpretativo volto a confermare quello che già “si sa”.

Con leggerezza (“Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore.” Italo Calvino, Lezioni americane) e senza mai generalizzare né dare nulla per scontato, Lorenzo Gasparrini conduce il lettore attraverso lo svelamento dei pregiudizi che rivestono, spesso, i comportamenti ritenuti più ovvi e naturali (dal colore azzurro ai miti della mascolinità forzuta, dai modi di dire alle parole dette perché sono entrate nell’uso, alla separazione tra “pubblico” e “privato” ecc); pregiudizi e stereotipi che non solo rendono le donne – e tutti coloro che sono al di sotto della linea che distingue i maschi eterosessuali da tutti quelli che sono “altro” da quel modello – vittime (nel 2016 una donna ogni tre giorni è stata uccisa dal compagno/marito/amante), ma che incidono altrettanto pesantemente sulla crescita, sullo sviluppo e sulla maturazione dei maschi italiani, che sono a un tempo i perpetuatori di un modello di società patriarcale (la violenza è compresa nel pacchetto, anzi: ne è la sostanza) e i primi a subirne le costrizioni.

Anziché lanciarsi in una reprimenda dei “cattivi” o in una consacrazione delle “buone” o nella santificazione dei “diversi” (“diversi” sempre nel sacrosanto rispetto del paradigma della “naturalità” del modello eterosessuale), l’autore – esperto di femminismi, studioso e attivamente presente in iniziative e progetti volti alla costruzione di linguaggi e relazioni non oppressivi – sceglie un linguaggio e una prospettiva al di fuori della perversa logica che blocca il singolo nell’unico ruolo di vittima o carnefice. Tiene invece conto di quali siano, storicamente, le strutture che ancora imprigionano le persone in visuali ristrette e povere e che soprattutto si autoalimentano e si rafforzano, a dispetto degli interventi istituzionali: si tratta di interi agglomerati di conoscenze e di esperienze già orientati alla discriminazione sessista che entrano nel senso comune attraverso le fonti più diverse (p. 19).

Qui è la novità e la grandezza di questo libro, nell’indicare una prospettiva non solo meno angusta per una nuova narrazione della realtà (molto pesa il fatto che manchino del tutto, in Italia, studi di genere strutturati, che nelle scuole non solo non vi sia spazio per una seria educazione ai sentimenti, ma si ergano barricate più o meno vistose contro qualsiasi apertura in questo senso), ma anche straniante rispetto alle consuete modalità di visione e lettura. Ciò rende possibile l’uscita dalla dialettica maschi vs femmine e consente al lettore una comprensione veramente più articolata e profonda della complessa rete – fatta di capitalismo, patriarcato, paternalismo – che ci strozza tutti.

Ma si può cambiare: questo è il messaggio.
Attraverso uno sguardo coraggioso su sé stessi – riconoscendosi cioè “agenti” il pregiudizio -, e con gli opportuni strumenti culturali (ve ne sono, basta cercare) è possibile destrutturare e sciogliere quei riflessi condizionati del linguaggio e dei comportamenti e dei pensieri che chiamiamo “naturali” e di cui non percepiamo spesso l’artificiosità, l’innaturalezza e il loro essere frutto di una precisa e reiterata costruzione volta al mantenimento di un certo tipo di equilibrio che, di fatto, fa male a tutti: ai bambini, perché li getta in un sistema di relazioni già preordinate (i bambini con le macchinine, le bambine col dolceforno); agli adolescenti, perché nel momento delicatissimo della costruzione del loro sé impone loro una ribellione eterodiretta, ipocrita e con lo scopo di renderli ancora più conformi al modello (attraverso una vasta gamma di modalità, tutte sperimentate, tutte “naturali”: il linguaggio, in primis e ancora); agli adulti: qualunque sia il loro ruolo sociale o economico, qualunque sia il genere, la costruzione della società patriarcale fa male.

Una via, da intraprendere subito, è quella di riconoscere le responsabilità, quei cerchi nello stagno lontanissimi dal centro, ma ad esso collegati.

Conosco Lorenzo Gasparrini, e la sua scrittura è la rappresentazione di ciò che lui è, di ciò che lui fa. A lui devo molto, e non ultima, la gratitudine per venire a scuola mia a parlare di queste cose ad adolescenti che hanno molto, molto bisogno di chi parli a loro così.

ArtapartEvents: Diventare uomini. Relazioni maschili senza oppressioni, di Lorenzo Gasparrini  
21 FEBBRAIO 2017 – ORE: 19:00
Presso: Libreria Teatro Tlon, Via Federico Nansen, 14-16 Roma

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Giulietta Stirati, docente di materie letterarie e latino in un Liceo romano. Appassionata da sempre alla lettura, ha fatto di questa attività, declinata nelle sue funzioni più ampie e profonde, il senso del proprio mestiere. Insegnare è insegnare a leggere il mondo, sé stessi, gli altri. Attraverso la trasmissione del sapere si educa a leggere, a scegliere che vita si vuole.

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