Arte Compressa #68. Isotta Bellomunno – Prima personale a Roma a Casa Vuota

immagine per Isotta Bellomunno
Isotta Bellomunno Latte di mamma, 2015

I padroni, nonché curatori Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo, ospitano presso la loro Casa Vuota, l’artista Isotta Bellomunno per la sua prima personale a Roma: Da consumarsi preferibilmente entro; questo il titolo dell’esposizione scritto all’ingresso dell’appartamento su di un manifesto a mo’ di necrologio. Alla mostra ha collaborato non a caso Taffo Funeral Services.

Conosciuta ai più per la performance #Labarabarca (2013), svoltasi in mare con Castel dell’Ovo a fare da sfondo, nella sua Napoli, la Bellomunno, classe 1987, propone in mostra una sintesi delle opere che caratterizzano la sua produzione, a partire dal 2010, sviscerando le tematiche a lei più care: la morte e l’archetipo materno, con l’utilizzo di varie soluzioni formali fra scultura, disegno, fotografia e performance.

Le ricerche dell’artista sono influenzate inesorabilmente dall’ambiente familiare: i Bellomunno si occupano da anni di esequie e onoranze funebri a Napoli. L’ironia e la sana provocazione derivano dall’essere a stretto contatto con la morte, per questo Isotta suggerisce una riflessione sarcastica sul passaggio dell’uomo dalla vita terrena a quella eterna. Da tutto questo, all’inverso, proviene anche la riflessione sul ricordo primordiale che accomuma esseri umani e animali, ovvero quello del latte materno che riconduce alle origini del tutto.

A rappresentare l’immaginario archetipo, in mostra è presente l’installazione sonora interattiva Latte di Mamma (2015), dove lo spettatore viene chiamato a poggiare l’orecchio su una sorta di cuscino composto da quattro mammelle, a metà strada fra quelle di una donna e quelle di una mucca, sentendosi avvolto dalla morbidezza del lattice, riesce ad ascoltare un suono che ricorda quello del battito cardiaco che riconduce alla vita.

Esorcizzare la morte con ironia, non è cosa semplice, ci riesce bene Isotta Bellomunno che in questa personale mette in dialogo una delle prime sostanze vitali con i quali un essere umano viene a contatto appena nasce, “il latte di mamma”, che cresce e fortifica il bambino, con uno degli elementi legati alla fine terrena della sue esistenza, il feretro, che ha il compito di cullarlo e accompagnarlo nel suo ultimo viaggio.

Un accostamento che rimanda nuovamente alla vitalità del bambino e alla morte si individua  nell’installazione site specific Ball Box (2018), che consiste in una bara in legno di abete riempita di palline colorate in plastica, quelle tipiche dei playground dove si portano i bimbi a giocare. Negli scatti fotografici esposti nella sede di Casa Vuota, l’artista consegna una nuova dignità a questo oggetto, la bara, mostrando a chi li guarda i molteplici usi che se ne possono fare: può divenire una buona madia per impastare il pane, un comodo divano oppure una vasca da bagno.

Info

  • Isotta Bellomunno | Da consumarsi preferibilmente entro
  • Casa Vuota
  • via Maia 12, Roma
  • fino al 2 dicembre 2018

 

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Arianna Cacciotti è una storica dell'arte che nasce e si forma a Roma, presso la Sapienza, dove si laurea Cum Laude con una tesi sperimentale interdisciplinare (insegnamenti di archivistica e storia dell'arte contemporanea) dal titolo “Archivio e arte contemporanea: una riflessione sulle esperienze in Italia”. Ha svolto il Servizio Civile presso la Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. È stata reporter di grandi eventi musicali per QubeMusic.it Fa parte del direttivo dell'associazione Archeomitato, per la quale si occupa di organizzare eventi culturali. Attualmente è impegna nella ricerca indipendente nel campo delle arti del XXI secolo.

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