Il Cielo in una Casa. Franco Cenci per Casa Vuota

immagine per Franco Cenci
All'angolo, 2019, installazione ambientale. Foto di A. Cacciotti

Dopo le mostre Itinerario P. (2018), e Armata Innocenza (2015), Franco Cenci presenta una nuova personale a Roma, in una location d’eccezione, quella di Casa Vuota, ospitata in un quartiere che sta pian piano uscendo dal torpore di una )presunta) marginalità artistica e culturale: il Quadraro.

Il Cielo in una Casa, a cura di Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo, non è una semplice esposizione di opere già esistenti, piuttosto è il frutto di un dialogo che Cenci ha instaurato con la casa di via Maia, il quartiere e la natura stessa dei luoghi. Dodici opere realizzate site-specific con le quali l’artista unisce, combina e confonde gli interni con gli esterni, l’alto con il basso, creando un ambiente inusuale e onirico che sorprende e spiazza il pubblico che viene proiettato in una sorta di hortus conclusus medievale.

Cenci supera l’arduo compito di confinare “il cielo in una casa”: compie l’operazione con sapienza e ci riesce perchè fa attenzione ai dettagli, avvalendosi ad esempio dell’utilizzo del sonoro, diffonde in tutto l’appartamento i suoi della natura e il cinguettio degli uccelli, fra i protagonisti principali di questa esposizione e di alcuni suoi recenti lavori.

La casa viene trasformata in un nido, sinonimo di luogo sicuro dove rifugiarsi e dove conservare i propri oggetti del cuore, abitato da uomini e donne uccello. Della casa-nido l’artista propone sia una mappa planimetrica dell’appartamento, all’interno della quale sono riprodotte tutte le opere in miniatura presenti in mostra, sia una foto aerea (in volo) dell’isolato dove sorge, come a ricordare ai visitatori dove si trovano e invitarli a rimanere, in fondo, con i piedi per terra nonostante l’inversione del senso cielo-terra.

Questo capovolgimento avviene attraverso un gioco illusionistico: nella sala più grande Cenci dispone uno specchio al centro al di sopra del quale, sospesi in aria, fa penzolare dal soffitto i rami di un albero le cui foglie sono rappresentate da frammenti di ricordi dell’artista e piccoli oggetti: foto, lettere, cartoline (a ricordo delle sue opere di Mail Art di qualche anno fa), un pacchetto di sigarette, un corno porta fortuna, un plettro… attorno allo specchio posizionato sul pavimento, a simulare il ribaltamento del cielo, vi sono quattro foto che raffigurano particolari del palazzo e dell’appartamento che capovolgono ulteriormente il sopra e il sotto.

Uno specchio che riflette idealmente il cielo e le memorie che si sovrappongono e si perdono nei volti dei visitatori che vi si specchiano. Per coloro i quali voglio provare il brivido dell’altezza, in questa stanza è presente anche una scala sulla quale si può salire e guardare tutto dall’alto, da un altro punto di vista ancora.

Anche nella sala più piccola il gioco dello specchio viene riproposto: il cielo questa volta riflette due fotografie sulle quali sono impresse due figure oniriche e su di esso trovano posto un tavolino, ricavato da una antica cornice, apparecchiato per un pasto en plein air ad alta quota ed una sedia che sembrano fluttuare in aria, riportando alla memoria il “tè sul soffitto” di Mary Poppins.

Franco Cenci indaga il significato del volo insieme a quello di casa e lo fa avvalendosi dell’utilizzo della ceramica, che, su suo disegno, viene realizzata da Fosco Micheli, ceramista di Canino, il collage, il disegno, la grafica e la fotografia digitale (che spesso esercita assieme alla figlia Matilde).

Partito nel 1991 con “lavori che giocano sull’astrazione delle forme e sulla scelta della materia, legno ferro vetro”, l’artista, dopo una attenta indagine sulla forma del cubo e le sue declinazioni, attraverso un percorso articolato giunge ad approfondire la tematica del volo, nelle sue varie sfaccettature, nel 2016 con Last Flight e Uccelli da Party fino a oggi con Il Cielo in una Casa dove l’onirico e il razionale, il possibile e l’impossibile trovano uno spazio dove convivere e dialogare.

Info mostra

 

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Arianna Cacciotti è una storica dell'arte che nasce e si forma a Roma, presso la Sapienza, dove si laurea Cum Laude con una tesi sperimentale interdisciplinare (insegnamenti di archivistica e storia dell'arte contemporanea) dal titolo “Archivio e arte contemporanea: una riflessione sulle esperienze in Italia”. Ha svolto il Servizio Civile presso la Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. È stata reporter di grandi eventi musicali per QubeMusic.it Fa parte del direttivo dell'associazione Archeomitato, per la quale si occupa di organizzare eventi culturali. Attualmente è impegna nella ricerca indipendente nel campo delle arti del XXI secolo.

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