Ardite cattedrali del lavoro

Imponenti cattedrali del lavoro, che ancora colpiscono per la maestosa perfezione delle loro forme. Sono i Paraboloidi, un patrimonio storico, architettonico e culturale di valore inestimabile. Finalmente un lungo lavoro di ricerca su questi particolari edifici, condotto da Marcello Modica e Francesca Santarella tenta di far luce, per la prima volta in Italia, su una  tipologia architettonica, spesso sottovalutata e costantemente a rischio di estinzione. Si tratta di manufatti di grande fascino che colpiscono per le loro forme ardite e per l’uso della volta e dell’arco ad andamento parabolico che ne caratterizza il nome. A partire dai primi decenni del ‘900 molti ingegneri, spesso rimasti sconosciuti, si cimentano con questi modelli costruttivi, inizialmente interamente gettati in opera, dando vita ad una storia in cui il nostro paese è protagonista e che spesso ha esportato in Europa. Veri e propri capolavori saranno i Paraboloidi di Pier Luigi Nervi (Margherita di Savoia, Tortona, Bologna, Saline di Volterra, Cagliari, Porto Marghera). Dei circa novanta esemplari censiti sul territorio italiano non possiamo non menzionare il paraboloide della società Sir che si trova a Ravenna, in zona Darsena, che vanta caratteristiche uniche, tanto da renderlo prezioso ed indispensabile documento storico del sapere tecnico e dell’inventiva matematica ed ingegneristica. Fino all’avvento delle travate precompresse in cemento armato, i Paraboloidi hanno rappresentato la soluzione più efficiente ed economica in grado di sfruttare a pieno le caratteristiche del cemento armato da poco inventato. Essi permettevano di realizzare grandi copertura per lo stoccaggio di materiali in cumulo ma anche, ad esempio, per il ricovero di aeromobili.

Pubblicata nel libro Paraboloidi, un patrimonio dimenticato dell’architettura moderna, la ricerca dei due autori, Modica e Santarella, si conclude con un interessante capitolo dedicato a  quei Paraboloidi che in Europa sono stati felicemente recuperati nel rispetto della loro storia ma con nuove e contemporanee finalità di utilizzo. Credo veramente che pubblicazioni come questa possano sensibilizzare le persone e contribuire a porre dei vincoli a quelle strutture che ancora non ne possiedono, scongiurandone l’abbattimento o l’incuria o addirittura motivandone il recupero ed il restauro.

Il libro

  • Titolo: Paraboloidi – un patrimonio dimenticato dell’architettura moderna.
  • Autori: Marcello Modica e Francesca Santarella
  • Prefazione di Alberto Giorgio Cassani
  • Anno: 2015
  • Edizioni Edifir, Firenze- www.edifir.it
  • ISBN:978-88-7970-705-3
  • Lingua:Italiano
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Tobia Donà (Adria 1971), è architetto, si è laureato a Venezia, sua città d’adozione.
Fin da giovanissimo si occupa di architettura, arte e fotografia, passioni per che gli ha trasmesso il padre scenografo. Tutta la sua formazione verte sulla fusione di questo trinomio, attraverso il quale egli approccia ai suoi progetti. Attualmente è docente a contratto presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna e Scenica, scuola di scenografia del melodramma di Cesena, dove insegna “teoria e pratica del disegno prospettico”. Pubblica i suoi scritti sui temi dell’arte e dell’architettura su diverse riviste, locali e nazionali, e saltuariamente sui quotidiani, oltre che diffonderli nel web. In questi anni, tra università, impegni professionali e stage di approfondimento ha avuto modo di collaborare e studiare con importanti personalità della cultura quali: Italo Zannier, Lucien Clergue, Franco Fontana, Enzo Siviero, Peter Shire, Aldo Rossi e Gino Valle. Ultimamente sta portando avanti progetti culturali che mettono in relazione, arte, industria e territorio.

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