Belle, intriganti, fiabesche, magiche: come non definire così, le storie che di volta in volta, Marinella Fiume, scrittrice notinese, ci presenta in Ammagatrici (A&B editore).
Una raccolta appena edita che presenta undici racconti, undici protagoniste, undici vicende intrise di pagine di storia, di leggenda, di mitologia.
E, come non rimanere colpite dal fascino che trasuda da ciascuna pagina, che l’autrice, una delle voci femminili contemporanee più vere della nostra letteratura, fa emergere di volta in volta, da narrazioni ricche di umana necessità che colorano il sentire del lettore di sensazioni, emozioni, riflessioni, mai scontate o banali.
E se l’emozione la fa da padrone, la narrazione segue il suo corso ed esplode, ora le paure di una giovane che si trova a intrecciare un apparente dialogo muto con la Sibilla Etna, ora nel le fattezze di una giovane ebrea che ha perduto la verginità, ora quella di un’eterea Virdimura in una vibrante Catania del 1300.
Oppure, come non rimanere incantati da una sirena, amante riamata che porterà per sempre il suo uomo con sé là, in quel mare azzurro e infinito, da dove emerse un giorno?
Narrazioni che si snocciolano tra le pagine di una lettura che nemmeno per un secondo perde il ritmo incalzante, la sapiente scrittura, l’eleganza e la raffinatezza stilistica tipica della Fiume.
E, come non sentire forte e senza tempo il legame, indissolubile che affiora tra madre e figlia e che mai viene meno, nonostante la morte, nonostante gli anni che scorrono veloci, nonostante la fine dei giorni, che, poi, fine non è.
Quanta ricchezza d’animo ritroviamo in quelle paure, in quelle sfaccettature, in quelle vicende ambientate in periodo cronologicamente lontani, seppure vicini nell’accorto intreccio narrativo. E, ritroviamo tanto su cui riflettere, tanto quanto la veridicità che ogni racconto assume nell’immancabile e necessario romanzare, nell’incalzare salvifico dell’immaginazione, in quel surreale incanto romanzato.
Undici storie da leggere e che si colorano delle stagioni e del sussurrare del vento che la vera letteratura regala, quella fatta di una sensibilità che trova ora il sorriso, ora il pianto in quel meraviglioso regalo dell’essere, una strega, una dea, una donna.
Rita Caramma è giornalista e scrittrice. Per poesia ha pubblicato: “Nella mia ricca solitudine” (Il Filo – Roma – 2005), “Retrospettive dell’inquietudine” (Zona - Arezzo – 2008), “Ti parlerò d’amor” (Drepanum – Trapani – 2016), “Parole di carta, parole di cartone” (Youcanprint – 2018). Per la narrativa il racconto lungo “Tecla” (Youcanprint – 2019). Per il teatro: “Una vestale di nome Ginevra” (Zona – 2010) e “Respiri migranti” (CR – Acireale – 2018), di quest’ultimo ha curato anche la regia. Ha scritto le favole in rima “Il ragno” (Arteincircolo 2007) e “Gelsomina” (Youcanprint – 2018). Ha curato diverse antologie di poesie e racconti. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti a livello nazionale, fra questi nel 2010 le è stato conferito il premio “Ercole Patti” per il suo impegno culturale.
Mi piace molto la chiarezza scorrevole della scrittura