Un romanzo che profuma di speranza e poesia.
Un romanzo che racchiude una storia d’amore fra Costanzo, onesto e altruista, e la moglie Agata, bellissima e sensuale.
Ma è anche un romanzo che conserva e custodisce in quelle strade riscaldate dal sole rovente delle estati siciliane, un legame fortissimo con la propria terra, la lotta per ideali belli e trasparenti che si contrappongono a logiche di potere, genuflesse solo al cospetto del denaro, non sempre pulito, anzi.
Così, ne L’amurusanza (Mondadori ) di Tea Ranno.
Scrittrice siciliana di successo, l’autrice rivela uno spaccato quasi cinematografico dove trovano collocazione personaggi delineati con grande maestrìa per una narrazione che fluisce fresca e sapiente, nonostante l’amarezza dei temi trattati che si colorano con i sapori e le sfumature del mare di Sicilia.
Il mare, la rigogliosa campagna, una tabaccheria dove trovi dolciumi e quant’altro possa compiacere il palato, tracciano la linea di una narrazione piena e coinvolgente.
Bellissimo il ritratto dei protagonista Costanzo, che non vuol cedere la sua terra a “Occhia janchi” e ai suoi “bravi”, come bellissima nel corpo e nell’anima è Agata, decisa a proteggere l’amore per il marito scomparso prematuramente dal travolgersi colpevole degli eventi, decisa a proteggere la Saracina, florido terreno che, nell’intenzione di amministratori locali disonesti dovrebbe diventare fonte di arricchimento con una devastante cementificazione.
La lotta è difficile, ma in nome di quell’amurusanza, che vuol dire amorevolezza, Agata va avanti, scoprendo che se da una parte vige l’ingiustizia e l’arroganza, dall’altra si scoprono, a poco, a poco, persone dall’animo buono.
Un romanzo da leggere con attenzione, da centellinare con cura, perché ha in sé da una parte tutta la scorrevolezza di una storia originale che reclama di essere narrata, dall’altra tanta poesia mista e un tocco di magia.
Convince sempre la Ranno e in questo testo ancora di più, per la fascinosità che emerge dalle pagine, cartoline da custodire gelosamente in quel richiamo di vita che mai viene meno nel testo.
Un libro da leggere in questa calda estate, come frescura desiderata, quella che l’autrice sa regalarci, con naturalezza e ingegno.
Rita Caramma è giornalista e scrittrice. Per poesia ha pubblicato: “Nella mia ricca solitudine” (Il Filo – Roma – 2005), “Retrospettive dell’inquietudine” (Zona - Arezzo – 2008), “Ti parlerò d’amor” (Drepanum – Trapani – 2016), “Parole di carta, parole di cartone” (Youcanprint – 2018). Per la narrativa il racconto lungo “Tecla” (Youcanprint – 2019). Per il teatro: “Una vestale di nome Ginevra” (Zona – 2010) e “Respiri migranti” (CR – Acireale – 2018), di quest’ultimo ha curato anche la regia. Ha scritto le favole in rima “Il ragno” (Arteincircolo 2007) e “Gelsomina” (Youcanprint – 2018). Ha curato diverse antologie di poesie e racconti. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti a livello nazionale, fra questi nel 2010 le è stato conferito il premio “Ercole Patti” per il suo impegno culturale.
lascia una risposta