Letteratura Inaspettata #54. Le ciociare di Capizzi. La memoria e l’orrore.

immagine per Le ciociare di Capizzi

Era il 1961 quando in Italia giunse la notizia che il film La ciociara di Vittorio de Sica, interpretato da una straordinaria Sophia Loren, conquistava l’Oscar, riconoscimento che sarebbe stato assegnato l’anno successivo.
E, una delle scene del film più significative riportata nella locandina di allora, diviene oggi copertina di Le ciociare di Capizzi (Iacobellieditore) a cura di Marinella Fiume.

Un testo importante, una testimonianza attenta, coraggiosa   e dolorosa, uno spaccato storico a tratti ancora sconosciuto, di un periodo legato alla storia della Sicilia e dell’Italia tutta.

“La memoria è uno strumento molto strano, uno strumento che può restituire, come il mare, dei brandelli, dei rottami, magari a distanza di anni” queste le parole di Primo Levi riportati a inizio libro e, alle quali, la Fiume rimane fedele nell’impostazione di un testo di grande pregio che ripercorre un periodo, quello dell’estate 1943, quando lo sbarco degli Alleati in Sicilia cambiò le sorti del conflitto e della Storia.

immagine per Le ciociare di Capizzi Sullo sfondo il sangue e la miseria che ogni guerra porta, in primo piano un centro del messinese, Capizzi, dove le truppe di goumiers commisero stupri e violenze “autorizzate”, come in altre parti d’Italia.

Testimonianze, ricerche negli appositi archivi, studi del contesto socio-economico del tempo, restituiscono un lavoro attento che pone l’obiettivo su come “(…) lo stupro a danno delle popolazioni civili durante i conflitti armati è strumento di guerra, seppur spesso nascosto e ignorato come crimine di guerra (…)”.

Un lavoro bellissimo e delicato, intenso e commovente che, nell’orrore di quei giorni, svela atrocità accadute e abbatte radicati stereotipi.

Un lavoro corale che si avvale del contributo di Maria Pia Fontana, di Melinda Calandra Checco, della FIDAPA di Capizzi e di Giuseppe Vivaldi.

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Rita Caramma è giornalista e scrittrice. Per poesia ha pubblicato: “Nella mia ricca solitudine” (Il Filo – Roma – 2005), “Retrospettive dell’inquietudine” (Zona - Arezzo – 2008), “Ti parlerò d’amor” (Drepanum – Trapani – 2016), “Parole di carta, parole di cartone” (Youcanprint – 2018). Per la narrativa il racconto lungo “Tecla” (Youcanprint – 2019). Per il teatro: “Una vestale di nome Ginevra” (Zona – 2010) e “Respiri migranti” (CR – Acireale – 2018), di quest’ultimo ha curato anche la regia. Ha scritto le favole in rima “Il ragno” (Arteincircolo 2007) e “Gelsomina” (Youcanprint – 2018). Ha curato diverse antologie di poesie e racconti. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti a livello nazionale, fra questi nel 2010 le è stato conferito il premio “Ercole Patti” per il suo impegno culturale.

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