La paranza dei bambini. Il racconto di Saviano nei chiaroscuri del Nuovo Teatro Sanità

immagine per La paranza dei bambini
foto di: Vincenzo La paranza dei bambini, foto di: Vincenzo Antonucci

La luce bianca e disturbante di una torcia interpella lo spettatore rompendo il buio della scena: si apre così La paranza dei bambini, messa in scena del Nuovo Teatro Sanità co-prodotta da Marche Teatro e Teatro Carcano Centro d’Arte Contemporanea, con la regia di Mario Gelardi che ha adattato per il teatro il romanzo omonimo di Roberto Saviano, con la collaborazione dello stesso Saviano.

Lo spettacolo – andato in scena all’MPX-Multisala Pio X di Padova, inserito nella 15° edizione della Rassegna “Arti Inferiori” promossa dal Settore Cultura, Turismo, Musei e Biblioteche del Comune di Padova in collaborazione con ARTEVEN – è abitato da un continuo conflitto tra la luce e il buio, in una scena freneticamente scomposta e ricomposta, costruita e percorsa su più livelli dal gruppo di attori protagonisti.

Una Napoli firmata e tatuata, quella dei paranzini – termine ripreso dal gergo marinaresco – adolescenti di buona famiglia che non nascono con il corredo genetico del camorrista ma che nutrono il terribile desiderio di entrare al Maraja, luogo simbolo del potere e del traffico criminale tanto sognato. ‘O Maraja, questo il soprannome di Nicolas, che con lo spaccio vuole entrare nelle grazie del boss Copacabana e trascinare nell’ascesa verso il baratro i suoi compagni della (sognata) paranza: Drone, Dentino, Lollypop, Dumbo, soprannomi dolci e buffi che evocano la tenerezza di chi è appena uscito dall’infanzia e già si agita con crudele dimestichezza nell’abisso della malavita, tenuto a battesimo dal turpe candore della coca.

Scuola e famiglie restano ai margini del racconto, un silenzio e un’assenza quasi testimoni dell’inconsapevolezza di ciò che si cela dietro un’apparente normalità, sotto la tranquilla monotonia di una giornata trascorsa con gli amici, i brothers, che sembrano una comitiva e invece sono una banda, con i suoi rituali di iniziazione, con simboli e punizioni per chi non rispetta la gerarchia e non usa le parole nel modo giusto, alla continua ricerca di un lusso macchiato di sangue, con tutta la vivacità dei 16 anni trasfigurata in orrore. Sono piscitelli, pesciolini piccoli, che aspirano alla paranza, barca per la pesca a strascico ma anche sinonimo di gruppo camorristico.

I giovanissimi attori del Nuovo Teatro Sanità portano sicuramente un po’ di se stessi nella costruzione dei personaggi, con cui condividono la città, l’età, il gergo e la gestualità, in una costruzione drammaturgica che con fedeltà all’originale letterario arricchisce la componente narrativa con movimenti di luce e di scena ben (dis)armonizzati nell’interpretare quel nero dinamismo, quella smania che brucia dentro oltrepassando il sano ardore giovanile per sconfinare nel velenoso germe dell’illegalità.

Una rapina nevrotica invade la platea e prepara all’ascesa-discesa dei brothers verso l’abisso, dove l’amicizia diventa abbraccio di morte cancellando ogni valore senza possibilità di salvezza. Diventano grandi, i paranzini, e sono ancora bambini, giocano con le pistole urlando tutta la loro fame di felicità: possedere, comandare, avere tutto senza spaccarsi la schiena per due lire come succede oggi ai poveri cristi onesti e fessi, come accade forse anche ai loro genitori.

Un bellissimo ossimoro quello incarnato dagli attori del Nuovo Teatro Sanità, esperimento artistico sorto nel celebre rione napoletano per creare un polo di attrazione culturale, per fare comunità e canalizzare la fortissima energia umana dei giovanissimi verso l’arte, lo studio, l’espressione creativa. Una volontà forte e una rischiosa scommessa che può dirsi vinta, considerati i risultati ottenuti dalla regia di Mario Gelardi, ricca di tensione emotiva e di immagini taglienti, in grado di lavorare con precisione e profondità su un gruppo di attori certamente in crescita ma già assolutamente capaci di tenere il palco e di padroneggiare la diversità di registri, i tempi e il movimento scenico con precisione, senza particolari indugi.

Se il teatro è strumento di crescita e di maturazione sempre, per i ragazzi della Sanità lo è forse una volta di più, è impegno e responsabilità, è concentrazione e ordine, è garanzia di bellezza quando in strada sfreccia il bolide della violenza che ti costringe a correre alla velocità massima senza possibilità di fermarti a pensare, senza una pausa di umanità. Succede a Napoli, al Nuovo Teatro Sanità, succede altrove in Italia e nel mondo quando il corpo e la mente sono schiacciati dall’invisibile ma insostenibile peso della mancanza di libertà e scoprono nell’esperienza scenica la leggerezza e il potere salvifico dell’arte, ancora una volta pericolosa arma anche contro questa nuova guerra, la guerra dei bambini aspiranti camorristi.

La paranza dei bambini di Roberto Saviano e Mario Gelardi. Un progetto Nuovo Teatro Sanità con Mismaonda, co-prodotto da Marche Teatro e Teatro Carcano Centro d’Arte Contemporanea in partnership con AMREF.

Con Vincenzo Antonucci, Luigi Bignone, Antimo Casertano, Riccardo Ciccarelli, Mariano Coletti, Giampiero de Concilio, Simone Fiorillo, Carlo Geltrude, Enrico Maria Pacini, e con la partecipazione di Ivan Castiglione.

Scene: Armando Alovisi. Assistente alle scene: Paolo Iammarone. Costumi: 0770. Calzature: YLATI. Musica: Tommy Grieco. Luci: Paco Summonte. Tecnici: Antonio Ferrentino, Gianfranco Ragusa, Davide De Maio. Assistente alla regia: Mario Ascione. Aiuto regia: Irene Grasso. Collaborazione alla regia: Carlo Caracciolo.

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La Sicilia non solo terra d'origine ma luogo dell'anima, culla del teatro e fonte di ispirazione dove nasce l'amore per la scrittura. Dopo una laurea in Comunicazione e una specializzazione in Discipline dello spettacolo, scelgo di diventare giornalista e continuare ad appassionarmi alla realtà e ai suoi riflessi teatrali e cinematografici.

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