Come fossi solo di Marco Magini. La Serbia dei cuori diversi

Marco Magini

maginiSrebrenica è una cittadina situata nell’area orientale della Bosnia-Erzegovina, più o meno al confine con la Serbia. In linea d’aria, molto più vicina a (per esempio) Bari di quanto la stessa Bari non lo sia a Torino. Fu triste teatro, tra il 12 e il 16 luglio 1995, del genocidio condotto dall’esercito serbo-bosniaco ai danni della popolazione bosniaca musulmana. Vittime stimate: tra le 8000 e le 10000. Tragedia nello scenario già drammatico del conflitto jugoslavo.

L’esordiente Marco Magini, aretino, classe 1985, ne fa oggetto del suo primo romanzo, Come fossi solo, pubblicato quest’anno dalla casa editrice Giunti all’interno della collana di narrativa Italiana. È una storia a tre voci: l’olandese Dirk, casco blu dell’ONU, lo spagnolo Romeo Gonzáles, giudice della Corte penale internazionale dell’Aia, e il serbo-croato Dražen, arruolato per l’esercito serbo nel Decimo battaglione sabotaggio e vero protagonista del romanzo. Le tre vite si intrecciano attorno al massacro di Srebrenica, e le angolazioni da cui vederlo, i criteri secondo cui cercare di capirne le ragioni e le dinamiche sono tante quanti i personaggi di cui si raccontano le storie.

Dirk fa parte di quel gruppo olandese di caschi blu di stanza a Srebrenica poi oggetto di forte biasimo per non essere attivamente intervenuto nel tentativo di impedire il massacro. Romeo Gonzáles accetta di prendere parte al processo in cui è coinvolto Dražen Erdemović in quanto spera sia il coronamento sereno di una carriera brillante. Lo stesso Erdemović, invece, rientra in quella generazione cresciuta dopo la morte di Tito […], molto più interessata alla separazione dei Police che a quella della Repubblica Jugoslava, costretto ad arruolarsi più per garantire un’entrata economica alla propria famiglia che per effettiva convinzione ideologica. Sarà Srebrenica a demolire le loro certezze.

Dirk capirà presto che obbedire è non pensare, mentre gli sfilano davanti agli occhi i civili condotti alla morte dall’esercito serbo con il placido assenso dell’ONU, potenziale portatrice di una salvezza che non arriva mai. Troppo tardi Dirk riuscirà a comprendere che anche una sola vita preservata vale un ordine trasgredito. Dražen si troverà di fronte al vero orrore della guerra solo quando, arma alla mano, gli sarà ordinato di giustiziare sommariamente vecchi e bambini, colpevoli perché musulmani, ostacoli alla creazione della futura “grande Serbia”. E Romeo Gonzáles, che spera in una sentenza che si pronunci praticamente da sola, data la confessione spontanea di colpevolezza di Erdemović, dovrà accettare che la Storia è piena di sentenze ben definite, da scrivere sui libri, mentre quella che lui era chiamato a scrivere non lo era.

Magini traccia storie individuali che poi accelerano inesorabilmente verso il punto che catalizza ogni cosa: Srebrenica. Come fossi solo ripropone una delle pagine più tragiche del passato recente, affrontando senza banalità questioni e temi su cui la letteratura e la filosofia si interrogano fin dal loro atto di nascita: la responsabilità degli eventi storici, la compresenza del Bene e del Male, le presunte assolutezza e imparzialità di chi detiene il potere giudiziario. Si arriva a una conclusione solo parziale: se l’esperienza di Dirk può servire in parte da esempio di quanto il corso della Storia derivi in realtà dalla somma di scelte individuali, i personaggi di Romeo e di Dražen testimoniano ancora come le definizioni di colpevolezza e d’innocenza si muovano a ridosso di un confine molto meno netto di quanto possa sembrare in apparenza.

Candidato al Premio Strega 2014 (pur non rientrando nella cinquina dei finalisti), Menzione speciale della giuria al Premio Calvino 2013, Come fossi solo si basa su dati storico-giudiziari realmente verificabili, frutto di ricerca e, in secondo luogo, di riadattamento narrativo da parte dell’autore, che cova nella propria creatività questo romanzo fin da quando sente parlare del soldato Dražen Erdemović. È un libro in grado di provocare emotivamente il lettore, suscitando un certo turbamento che agisce anche dopo aver sfogliato l’ultima pagina; anche perché si narra una storia, quella del massacro di Srebrenica, a cui è davvero difficile rimanere indifferenti.

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Lorenzo Moltedo nasce a Roma nel 1991. Laureato (triennale) in Lettere Moderne presso “Sapienza” Università di Roma con una tesi sull’Orlando Furioso, è davvero curioso di conoscere cosa gli riserva il futuro. Non saprebbe immaginare una vita senza libri (e lo scrive con il rischio di sembrare retorico). Tra gli altri suoi interessi: viaggi, corsa, cinema e, in generale, ogni forma di manifestazione artistica. Quella con artapartofcult(ure) è la sua prima esperienza “ufficiale” di scrittura.

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