Più Libri Più Liberi #12. Fra Dickens, Don Milani, Tasso e Pirandello.

Più libri più liberi, la più importante Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria, complice anche il trasferimento dal Palazzo dei Congressi al nuovo e più capiente Convention Center La Nuvola, quest’anno ha registrato un’affluenza da record (oltre centomila presenze), nonché un livello di partecipazione agli incontri e di acquisti senza paragoni con le edizioni precedenti.

La proposta è talmente vasta che diventa difficile orientarsi sia nel programma delle cinque giornate, ricco di circa 600 eventi, sia nel catalogo degli oltre 400 editori presenti, i cui stand espositivi tracciano un percorso quasi labirintico. Ci vorrebbe il dono dell’ubiquità; o, semplicemente, più tempo.

Qui di seguito, il frutto della mia capacità di scelta.

Venerdì 8 dicembre, ore 10:30. I Natali di Dickens. Nella Sala Luna, Federica Lippi e Ilaria Piperno moderano un translation slam tra Federica Aceto e Riccardo Durante, che si sono occupati di rendere in italiano le atmosfere delle festività vittoriane, in cui si muove il Canto di Natale di Charles Dickens. I traduttori spiegano le ragioni delle proprie scelte, che li hanno portati a optare per una parola piuttosto che per un’altra: se Aceto usa il verbo «aleggiare» per l’inglese to haunt, Durante ricorre a «infestare», per evocare un’idea al tempo più incisiva e inquietante; e la stessa parola ghost, che si pone inevitabilmente come chiave dell’intero racconto, a detta dei traduttori può assumere la forma italiana di «spettro», «spirito», «fantasma»… Pareri diversi, invece, sulla resa di evil eye: se Aceto individua un corrispettivo in «malocchio», Durante opta per una resa più letterale con «occhio malvagio».

L’incontro conferma come la traduzione letteraria non sia un’operazione automatica e non implichi conoscenze esclusivamente linguistiche, ma richieda consolidate competenze interpretative e una profonda padronanza del contesto storico e culturale in cui nasce ciò che si sta traducendo.

Venerdì 8 dicembre, ore 12:30. La lettera sovversiva. Nella Sala Elettra la storica Vanessa Roghi, accompagnata da Giusi Marchetta, presenta il suo ultimo libro: La lettera sovversiva. Da Don Milani a De Mauro, il potere delle parole (Laterza). L’autrice ripercorre la storia della Lettera a una professoressa di don Lorenzo Milani a cinquant’anni dalla pubblicazione, indagandone le successive interpretazioni, deformazioni e strumentalizzazioni.

Nel corso dell’intervento, Roghi fa riferimento a due articoli della Costituzione italiana: il 3, in cui si afferma che «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli […] che […] impediscono il pieno sviluppo della persona umana […]», e il 34, il quale recita che, nella scuola, «I capaci e meritevoli […] hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi». Nel dibattito contemporaneo, prosegue Roghi, occorre scegliere da che parte stare e quale tipo di scuola si vuole: la scuola inclusiva rivendicata dai ragazzi di Barbiana, che consideri l’articolo 34 come “figlio” dell’articolo 3; o la scuola elitaria che si fondi sul solo articolo 34, finalizzata alla formazione delle future classi dirigenti.

La Lettera non va interpretata come un testo populista, in cui si rivendica per tutti la possibilità di esprimersi su tutto; è, al contrario, l’espressione del diritto di accesso al sapere (di ogni tipo), affinché per tutti siano rimossi quegli ostacoli economici e sociali cui fa riferimento l’articolo 3.

Vanessa Roghi chiude l’incontro parlando della necessità di una nuova pedagogia del dibattito sulla scuola: un dibattito che, più che dalle opinioni personali, parta dai dati, dall’analisi, dall’esattezza.

A cinquant’anni dalla sua pubblicazione, resta l’impressione che la Lettera a una professoressa sia un testo di profonda attualità, su cui continuare a impostare il discorso sullo stato presente e futuro dell’educazione scolastica.

Domenica 10 dicembre, ore 10:30. Gerusalemme Liberata. Nella Sala Marte, il linguista Andrea Csillaghy e la storica dell’arte Rita Ladogana presentano il capolavoro di Torquato Tasso illustrato dal pittore novecentesco Bernardino Palazzi (Forum Editrice).

Nel 1970 Palazzi realizza 43 tavole di illustrazioni per gli episodi più famosi del poema tassiano. Tavole che, rimaste inedite e nascoste nel caveau del Banco di Sardegna, sono solo recentemente state riscoperte dai due curatori dell’edizione.

La proiezione di alcune illustrazioni accompagna la presentazione appassionata di Rita Ladogana, la quale racconta come, per Palazzi, l’avvicinamento alla Liberata sia avvenuto in un periodo di profonda crisi professionale e umana; in una sorta di lontana comunanza, in questo, con lo stesso Tasso.

Nell’illustrare la Liberata, Palazzi sembra trascurare le scene più marcatamente sensuali, idealmente più coerenti con il suo trascorso artistico di ritrattista di nudi femminili, per concentrarsi sulle grandi scene di massa, di guerra e di preghiera. Le illustrazioni sono forti, variopinte, quasi a voler rendere nella ricchezza dei colori la complessità dell’intreccio dell’opera; dialogano con la religiosità sarda, con le radici dell’artista, con i libri di armature e le grandi scene di battaglia del Tintoretto o di Paolo Uccello.

Una lettura inedita di un classico letterario, che conferma il potere dell’arte di abbattere gli ostacoli del tempo per stimolare reinterpretazioni, confronti e dialoghi continui tra gli autori.

Domenica 10 dicembre, ore 11:30. Maschere e ombre: Il fu Mattia Pascal illustrato da Ruggero Savinio. Antonio Gnoli e Antonio Pascale dialogano con l’artista Ruggero Savinio, in occasione della pubblicazione del romanzo pirandelliano corredato di sue illustrazioni (Enrico Damiani Editore).

Antonio Pascale approfondisce le ragioni del fascino che Pirandello esercita sugli adolescenti, individuandole nel suo raccontare l’incertezza dell’identità, l’impossibilità di reinventarsi una nuova vita azzerando le proprie esperienze precedenti, segnati dal continuo riemergere del proprio “io” che ci impedisce di ripartire davvero da zero.

Savinio racconta la propria difficoltà nel rendere in immagini un romanzo come Il fu Mattia Pascal e un autore come Pirandello, fatti prevalentemente di idee, più che di raffigurazioni. Prosegue ricordando la trasversale esperienza di Pirandello pittore, e il rapporto quasi filiale che legava il padre, Alberto Savinio, allo stesso scrittore agrigentino.

Sulla storia delle famiglie Pirandello e Savinio sembra aleggiare ironicamente lo spirito di quel Mattia Pascal che muta nome in Adriano Meis, quando si pone l’accento sulla trasformazione di Alberto De Chirico in Alberto Savinio, e di Stefano Pirandello in Stefano Landi. A conferma di come l’assurdo della letteratura esprima più spesso di quanto si pensi la normalità della vita.

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Lorenzo Moltedo nasce a Roma nel 1991. Laureato (triennale) in Lettere Moderne presso “Sapienza” Università di Roma con una tesi sull’Orlando Furioso, è davvero curioso di conoscere cosa gli riserva il futuro. Non saprebbe immaginare una vita senza libri (e lo scrive con il rischio di sembrare retorico). Tra gli altri suoi interessi: viaggi, corsa, cinema e, in generale, ogni forma di manifestazione artistica. Quella con artapartofcult(ure) è la sua prima esperienza “ufficiale” di scrittura.

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