Umorista sarà lei. Il convegno-spettacolo inaugura la rassegna dedicata ad Achille Campanile

Campaniliana - mostra - foto Valentina Leone

Umorista sarà lei è il titolo del convegno-spettacolo che ha aperto la rassegna Campaniliana, interamente dedicata alla figura e alle opere di Achille Campanile nel quarantesimo anniversario della scomparsa. Cornice dell’evento di inaugurazione e di gran parte del Festival: l’auditorium della Casa delle Culture e della Musica, già chiesa del Convento del Carmine nella città di Velletri. Alla bellezza architettonica del contesto si aggiunge quel valore unico, rintracciabile negli spazi che si aprono alla partecipazione di chi li abita per rendere la cultura un elemento vivo e attuale.

La prima edizione della «Campaniliana» prevede una settimana ricca di appuntamenti. Il programma di letture, proiezioni, presentazioni editoriali ed è arricchito dall’assegnazione del Premio Nazionale Teatrale Achille Campanile, per copioni teatrali inediti di genere umoristico.

L’evento inaugurale si è aperto con la performance della compagnia veliterna Centostorie, che ha messo in scena alcuni brani tratti dal repertorio di Campanile: i celebri La setta delle sette e Acqua minerale, nonché alcune delle fugaci Tragedie in due battute. Sotto gli occhi della gigantografia da palcoscenico di un Campanile neonato e paffuto, e con l’accompagnamento delle risate (impossibili da trattenere) del pubblico.

Segue il convegno vero e proprio, presieduto dal figlio di Achille Campanile, Gaetano Campanile, e moderato da Rocco Della Corte, responsabile dell’ufficio stampa della rassegna. Il primo a intervenire è lo scrittore e critico Giorgio Montefoschi, che ci restituisce un ritratto di Campanile uomo, raccontando aneddoti ed episodi che ne hanno caratterizzato il rapporto di amicizia. Emerge la figura di un autore la cui vita quotidiana e familiare sembra essere il soggetto perfetto per uno dei suoi romanzi: surreale, amabilmente disordinata, osservata con distanza ironica; conclusa comicamente con uno starnuto in poltrona. Ciò che Montefoschi ha più apprezzato di Campanile è stata la sua consapevolezza e, al tempo stesso, noncuranza, di essere un genio assoluto.

L’intervento di Arnaldo Colasanti (scrittore, giornalista e conduttore televisivo, nonché Presidente di giuria del premio legato alla rassegna) verte invece sull’opera e sullo stile di Campanile, e pone alcuni interrogativi sfidanti. Ci si chiede, ad esempio, se il tipo di battute delle Tragedie in due (appunto) battute possa provocare in un giovane di oggi le stesse risate provocate in un giovane di qualche decennio fa. Scatta quindi l’idea che gli scritti di Campanile suscitino in un pubblico anagraficamente più esperto una quasi nostalgia per un certo modo di ridere. Allo stesso tempo, l’opera di Campanile affascina non solo per questo sapore nostalgico, ma anche perché regala una certa levità alle parole. Nei continui giochi verbali attorno a cui ruotano, tra gli altri, La setta delle sette e Acqua minerale, si rintraccia il carattere provvisorio e ipotetico delle parole, che sembrano staccarsi dalle cose e dal proprio contenuto, fino a perdere la propria funzione comunicativa e a trasformarsi in strumenti per un reciproco gioco di specchi.

Al termine dell’intervento, un’appassionata Piera Degli Esposti (attrice) legge il racconto campaniliano Le seppie coi piselli, ricordando poi come, per un attore, il comico sia più impegnativo del drammatico, e come proprio il linguaggio di Campanile le dia forza continua per accettare ogni volta la sfida di far ridere.

Il convegno vero e proprio si chiude con l’intervento del regista Vito Molinari. Collaboratore di Campanile in varie occasioni, lo ricorda nelle vesti di eccezionale attore comico nonché di severo critico televisivo. Una rapida carrellata di citazioni da recensioni apparse su L’Europeo dimostrano quanto il parere sullo spettacolo o sul personaggio TV costituisse spesso il pretesto per l’esercizio di una satira più o meno feroce, verso quei valori e quei messaggi veicolati dal tubo catodico.

Un ultimo omaggio campaniliano viene presentato a fine evento dalla compagnia di Civitavecchia Gruppo Teatro Studio, che mette in scena Visita di condoglianze e racconta con affetto del proprio incontro (risalente  a qualche decennio prima) con lo stesso Campanile.

Nel corso della serata, si è più volte fatto riferimento alla fortuna “carsica” di Campanile, quasi destinato a essere dimenticato da critica e pubblico, per poi riapparire periodicamente agli onori della ribalta. C’è da dire che il convegno-spettacolo (con tutta la «Campaniliana») ha restituito il ritratto di un uomo indimenticabile e di un’opera forte di un’incisività che solo la risata può dare.
Ci si augura davvero che la sua riscoperta periodica si trasformi in una scoperta continua, a onore di ciò che Campanile avrebbe voluto scritto sulla propria lapide: «Torno subito».

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Lorenzo Moltedo nasce a Roma nel 1991. Laureato (triennale) in Lettere Moderne presso “Sapienza” Università di Roma con una tesi sull’Orlando Furioso, è davvero curioso di conoscere cosa gli riserva il futuro. Non saprebbe immaginare una vita senza libri (e lo scrive con il rischio di sembrare retorico). Tra gli altri suoi interessi: viaggi, corsa, cinema e, in generale, ogni forma di manifestazione artistica. Quella con artapartofcult(ure) è la sua prima esperienza “ufficiale” di scrittura.

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