Slanci vitali. L’ Ex Amleto di Roberto Herlitzka

Roberto Herlitzka Ex-Amleto - ph. Francesco Pirro

Vivo di uno slancio costante. Ogni arrivo è una partenza” (Paul  Éluard).

E uno slancio vitale, caratterizza l’Ex Amleto di Roberto Herlitzka, regista e attore dello spettacolo  andato in scena presso il Teatro Lo Spazio, in via Locri, a Roma.

Lavoro di pregio unico, per abilità di interpretazione, gusto, sensibilità, invenzione. Non c’era da aspettarsi che questo, da Herlitzka, ritenuto, a pieno merito, un gigante del teatro contemporaneo.

Il principe di  Danimarca spunta improvviso e solo in un “Sembra…”  Non è lui, o sì?
È forte e giovane questo Amleto, anzi, Ex Amleto, in completo elegante scuro, giacca e pantaloni, che diventano nel correre delle parole, mantello, cappuccio, corona. Pallore lucente, mani leggere, che disegnano magnetiche nell’aria… Signori, guardate l’anima di Amleto!!!

Stracciata, come la storia fatta a pezzi da Herlitzka, e ricucita in un agile, veloce unico monologo, senza le battute degli altri personaggi. Che però ci sono tutti e anzi, nell’assenza fisica, cresce la loro presenza, perché l’Ex Amleto parla con loro come se ci fossero, e tu ne indovini  le espressioni, lo scorrere del cuore, le perplessità,  l’indurirsi degli occhi.  Nell’opera del Bardo, si scoprono così agganci e conseguenze inattesi, ogni scena ha in sé un’eco impalpabile della precedente.
E la “solitudine” nel discorso, ci restituisce la forza e la purezza dell’uomo Amleto in apparente delirio,  profondo, acutamente intelligente, ironico. Restiamo a bocca aperta, tanto quelle  sue parole sono belle, e apprezzabili, e sagge, in un rotolamento da capogiro.

Amleto si finge folle, l’unico mezzo per rivelare agli altri che “C’è del marcio in Danimarca”. E non solo. C’è del marcio in tutto il mondo. Questa è la scoperta finale, la condanna inesorabile per la coscienza attonita di chi, come Amleto, crede nel bene. Lo spettro del padre assassinato, il Re di Danimarca, gli ha raccontato dell’oscurità delle cose e degli uomini. Sua madre Gertrude e suo zio Claudio, fratello del re, hanno cospirato perché costui morisse. E Amleto, facendo interpretare a degli attori il suo dramma familiare, e spiando le reazioni di madre e zio, cerca di arrivare alla verità, usando l’intelletto come arma, invece del pugnale. Herlitzka mette nel personaggio un’infinita gamma di  modalità e tonalità espressive, ma la sua superba tecnica non è mai fine a se stessa.  Diventa un tramite animico, magico. Scava nel volto di Amleto pieghe dove scovare di tutto, il riso, la vergogna, la leggerezza, la tenerezza, l’odio, l’amore, il desiderio di vendetta, la pietà perfino, che è la pietà per l’uomo, la coscienza lucida e consapevole di una condizione generale di imperfezione propria dell’animo umano.

In questa tessitura fatta di un unico filo che splende, il risultato è un arazzo di seta preziosa, bellissimo. Il cuore è aperto più della scena, e il procedere precipitoso di Amleto nella sua martellante litania è il correre a perdifiato dello spettatore in meandri oscuri, in cui si è irrimediabilmente attirati. Ecco Gertrude dalle guance rosse, sentiamo la voluttà di Claudio che la  trascina nel suo letto di colpe. E Ofelia, innamorata sfortunatissima di Amleto, mentre si lascia annegare, nel suo biancore rassegnato all’acqua, che ci penetra i vestiti…

Essere o non essere”, seduti su una sedia o nel turbine della vita? Siamo noi ad impugnare la spada di Amleto, nel delirio urbano, o del mondo, o a chiederci se sia meglio sognare, o dormire?
Cosa si riflette in quello specchio  presente sulla scena insieme ad un flauto, una sedia, un teschio , una spada?  Una realtà deformata? La verità? Il male e il bene in eterno scontro lo mandano in pezzi, e in quei pezzi rifrangono e perpetuano le storie degli uomini.

Herlitzka ci fa sentire proprio tutto di questo Amleto, il  suo sangue gli batte nei polsi, la sua passione vibra nel corpo acceso,  e lo rende un eroe moderno indimenticabile. Che parla  alle nostre coscienze con esaltazione e disperazione, dolcezza e severità, abnegazione e rancore, rabbia e rassegnazione.  In cerca di una parte di esse che si perde nella polvere del mondo. Ricordandoci di un’essenza spirituale dell’uomo, che al di là di connaturate storture e imperfezioni,  potrebbe essere un capolavoro, “nobile di intelletto, dotato di infiniti talenti” (“how noble in reason, how infinite in faculty…”,  Shakespeare).

Roberto Herlitzka ha dichiarato di non aver avuto occasione di recitare Amleto da giovane. La maturità dell’uomo e dell’ attore danno al suo Ex Amleto  un vigore evidente. Sfumature raffinate che possono essere rese con tanta energia e naturalezza solo da un accumularsi di esperienze e di vita vera.  Quando le parole finiscono, le luci si spengono, “il resto è silenzio” (“the rest is silence”, Shakespeare).  Ma  un  Amleto, anzi, un Ex Amleto così,  ti parla dentro per sempre.

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Tullia Ranieri ha al suo attivo numerose esperienze artistiche. Scrittrice e attrice, collabora con varie Associazioni culturali. Suoi testi sono pubblicati in Antologie varie e su siti Internet. Si è dedicata a progetti sperimentali di diffusione della poesia nelle scuole e alla scrittura e regia di spettacoli e percorsi poetici. Fa parte del gruppo di Scrittura Collettiva di Fefé Editore. Adora Adonis.

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