Più Libri Più Liberi #28. Migrazioni. Voci e passaggi

9788898970810_0_0_997_80Ci sono uomini, donne , bambini che solcano i mari, e  non vedranno mai terra. Migrazioni – Migrations, raccolta collettiva di voci di poeti africani e italiani, è il ricordo di sofferenze e passaggi, l’omaggio a  coloro che non hanno più voce se non quella di una poesia scritta per loro.
Molti i poeti italiani presenti in Sala Diamante, nell’ambito del XV edizione della Fiera nazionale della Piccola e Media Editoria  Più Libri Più Liberi, a Roma. Si alterneranno, nella lettura, alcuni degli autori presenti nella raccolta, Annelisa Alleva, Silvia Bre, Erri De Luca, Stefano Benni. Angela Caponnetto, giornalista di Rainews 24,  che si è occupata degli sbarchi dei migranti a Lampedusa,  è stata invitata a leggere un testo.

La raccolta,ideata da Wole Soyinka,  curata da Alessandra Di Maio, docente di Letteratura Inglese presso l’Università di Palermo, edita da 66thand2nd, è corredata da notevoli immagini in bianco e nero, narra le migrazioni dall’Africa, ed è divisa in due sezioni, la prima composta da autori nigeriani, la seconda da autori italiani. Soyinka, classe 1934, studioso nigeriano e attivista politico, a ottantadue anni “è ancora un vulcano”, ha raccontato la Di Maio, autrice della prefazione e coordinatrice dell’incontro. Il suo fare arte gli è costato la galera e l’esilio, esilio che è terminato una decina di anni fa. Per Soyinka, l’arte, e la politica si intrecciano, la poesia, il teatro,  sono modi di fare politica. In un originale commistione tra Orishas e dei del nostro Pantheon greco-romano, Soyinka ha creato un linguaggio universale, facendo di questa commistione una cifra caratteristica. Una sua performance nelle strade della Nigeria gli valse il primo arresto.
La performance conteneva sempre poesie, perché secondo Soyinka le poesie vanno recitate: in Africa la tradizione orale resta viva e importantissima. La scelta dei poeti per questa raccolta è stata fatta da Soyinka per i poeti nigeriani, e da Alessandra Di Maio per gli italiani. Sono stati chiamati sedici poeti nigeriani e sedici italiani, più uno. Il numero sedici non è casuale, è il numero sacro attraverso il quale uno degli Orishas degli Yoruba, dalla cui stirpe discende Soiynka, ha dato la sua divina profezia in sedici versi. “In realtà nella raccolta c’è una poesia in più,  ma  secondo Soyinka, la cosa può andare,  è intervenuto Oshun,  il Dio del caso, che voleva questo”, ha spiegato Alessandra Di Maio.Questo ha a che fare con la cosmogonia Yoruba, nel cosmo c’è sempre spazio per una persona in più”.

Ci sono poeti e poetesse di generazioni diverse, di diverse etnie per quello che riguarda i nigeriani, di regioni diverse per gli italiani, con storie e stili differenti. All’interno della raccolta, ogni componimento è tradotto in inglese, accompagnato da una fotografia che richiama la poesia. Gli scatti sono di fotografi noti e meno noti . Tra i poeti italiani, oltre a quelli presenti in Sala Diamante, Valerio Magrelli, Jolanda Insana, Milo De Angelis, Roberto Mussapi, Dario Fo. Tra i nigeriani, J.P. Clark-Bekederemo, Odia Ofeimum, Jumoke Verissimo, Chris Abani, Richard Ali. Andrea Riccardi è l’autore della postfazione. Il  libro si chiude con la frase “Così parlò Orunmila”. Anche qui c’è il riferimento a una divinità Yoruba,  a una divinazione positiva. Ognuno degli autori presenti in sala ha letto, oltre alla propria poesia, lo scritto di un poeta nigeriano.
Prima della sua lettura, Erri de Luca ha definito la poesia “una forma di combattimento della letteratura in caso di emergenza”. Quando ci si trova in prigione o in un assedio, si scrivono poesie. C’è poca carta”. De Luca durante l’assedio di Sarajevo, si è recato sul posto, e ci ha raccontato come “le persone mancassero di tutto, pane, acqua, luce, e nonostante questo, andassero comunque a sentire le letture. Fino alle prime luci , prima dei cecchini, c’erano i poeti. la poesia faceva il turno di notte”. E ancora: “Mentre si affronta il naufragio prolungato di tutta la storia del Mediterraneo, qualcuno nei barconi fissa qualche verso, non ha tempo di scrivere un romanzo, dunque, la poesia è ‘il ponte necessario’ che scavalca il mare”.
Citando i versi “ Cantami o diva, l’ira del pelide Achille”, aggiunge:” La poesia trasforma in canto tutta la tragedia. Omero parla di ‘diva”. Attraverso le varie letture, i versi ci portano sul mare, lontano, nostrum, di tutti.

”…Le  parole esprimono rose rosse/…diventano un unico vento insieme al resto”.(Richard Ali).

Voi siete il collo/la cima pettinata del pianeta/ noi siamo i piedi e vi reggiamo il peso…” (Erri De Luca).

 “…I suoi passi in scarpe bianche/che lasciano/una traccia di attesa e una di separazione…” (Annelisa Alleva)

“Banchi di sabbia/di deserto, di sindoni incise dal fondo marino, perché alcuni se ne sono andati così, prima di ricevere una risposta-Ci sarà il sole?O la pioggia?…” (Wole Soyinka).

Saremo noi, senza più niente addosso/che la sorte d’esser al mondo/ congiunti da un miracolo specioso che follemente ha benedetto tutti …(Silvia Bre).

 “E la foca bianca e il drago di giada/si incontrano in un giardino/E nessuno venga a dirci/che non possono stare insieme.” (Stefano Benni).

 

 

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Tullia Ranieri ha al suo attivo numerose esperienze artistiche. Scrittrice e attrice, collabora con varie Associazioni culturali. Suoi testi sono pubblicati in Antologie varie e su siti Internet. Si è dedicata a progetti sperimentali di diffusione della poesia nelle scuole e alla scrittura e regia di spettacoli e percorsi poetici. Fa parte del gruppo di Scrittura Collettiva di Fefé Editore. Adora Adonis.

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