E’ una vita di fuoco, quella di Ada Byron Lovelace.
Che arde, nell’intimità delle parole stupende scritte da Valeria Patera, nella voce e nel corpo frementi di Galatea Ranzi, nell’abbraccio sicuro del Babbage interpretato da Gianluigi Fogacci… Lanciata in un universo di numeri e stelle.
Lo spettacolo Ada Byron, la fata matematica, andato in scena nei giorni scorsi presso il Teatro Arcobaleno a Roma, di cui è autrice e regista, è un omaggio d’eccezione, per stile ed eleganza, che Valeria Patera dedica ad Ada Byron. Figlia di George Byron e Anne Isabella Milbanke, nata nel 1815, Ada visse solo trentasette anni. Fu una donna di intelligenza sopraffina, inquieta, curiosa, amante della libertà, della ricerca, dei piaceri della vita. Il debutto dello spettacolo è avvenuto in coincidenza con l’Ada’s day, giornata internazionale che ogni anno viene dedicata a colei che di fatto, è divenuta la prima inventrice di software nella storia del computer.
Ada sulla scena appare esile nella figura, eppure subito gigantesca, per quello spirito unico e visionario che la anima. Insegue se stessa nel tempo, nella luce di una candela, che non smette mai di brillare, come il suo intelletto. È sola, in abito marrone, austero, in una notte in cui oppio e ricordi le fanno dimenticare il male incurabile da cui è affetta.
“Il tormento si è trasformato in acciaio”, ci dice, con forza e convinzione, e così, l’intero percorso della sua breve e avventurosa esistenza, sembra alleggerirsi, vissuto in una totale libertà di idee e atteggiamenti, incurante di regole o costrizioni. Famiglia, società, convenzioni. Una madre rigida, autoritaria e fredda, una dragonessa, un padre in perenne volo, l’assente Lord Byron, il poeta, impronta indelebile” sulla sua anima… Un marito incolore, un amore privo di passione, i doveri, i figli… Nulla di tutto questo può togliere a Ada il suo cielo, un cielo di cui è madonna perfetta. E fata. “Fata matematica”, la chiama Babbage, “little bird, piccolo uccellino”. Ma con quale forza nelle ali… Si spoglia di quella veste marrone Ada, restando in un seducente vestito grigio-azzurro, nell’incontro, in un flashback, con la sua giovinezza, con Charles Babbage, l’amico, l’amante, il matematico noto che inventerà con lei i sogni, perché, per Ada, “i numeri rappresentano ALTRO dalla realtà”. E la visione matematica del mondo non è freddamente analitica, ma poetica. Si, perché “matematica e poesia si corrispondono, entrambe trattano simboli”, e le verità matematiche sono strumenti in cui la mente dell’uomo può scorgere qualcosa di molto profondo, arrivando ai segreti, all’essenza di tempi e dimensioni. Una “creatura della fantasia e dell’immaginazione”, così la definirà ancora Babbage, nel testo di Valeria Patera, intuendone le capacità straordinarie, fatta per la scoperta e per l’amore. È con Babbage che Ada Byron collaborerà per la progettazione della Macchina Analitica, da cui hanno avuto origine i moderni computers. Dal potente ciclo della sua passione mutuerà “ …cicli cicli cicli cicli e cicli di operazioni matematiche” e nascerà il progetto di quel congegno a schede perforate, ispirato al telaio meccanico di Mr. De Jacquard.
“Un telaio ha tessuto i fili del mio destino…” Su queste schede, Ada tesserà i suoi fiori di algebra, evidenziando le innumerevoli capacità logiche della Macchina Analitica. Ada e Babbage: trama segreta, intreccio di anime, di menti, di corpi e fantasie. Babbage sarà per Ada la vera scoperta, il numero primo. Il simbolo dell’infinito raggiunto, il computo perfetto.
Sembra una scultura di Rodin, “L’Eterna Primavera”, in questo punto dello spettacolo, il corpo della Ranzi toccato da un Babbage che non è in scena, ma è comunque su di lei con tutto l’amore.
Valeria Patera ci regala un testo indimenticabile, toccante, poetico, tratteggiando con grande sensibilità un chiaroscuro intimo e suggestivo di Ada Byron. La forza, le paure, le debolezze, la sterminata vena immaginifica di Ada, la fede incrollabile nella ragione umana come sede di luce e perfezione creativa. Come splende questa donna… Creatura potente, che sale nel suo empireo numerico con grazia fairy e ali di carta, e attraverso una costante tensione erotica arriva ad un personalissimo Assoluto.
Affidata senza esitazioni, al talento di Galatea Ranzi, attrice formidabile, energica, che in un’interpretazione di finezza unica, esprime la capacità di stare in tutti i luoghi delle emozioni. Le fa da contrappunto un perfetto Gianluigi Fogacci, che infonde un’energia simile al personaggio Babbage, rendendolo forte e tenero nello stesso tempo nei confronti di Ada. Attori davvero straordinari, che danno vita a personaggi indelebili.
Tutti gli elementi del racconto scenico sono in corrispondenza perfetta tra loro, voci, suoni, luci, ombre, oggetti, toni, colori. Una polifonia, che al di là della compostezza della creazione, si scatena in fughe vertiginose, in momenti che sfuggono, come la Byron, a regole e rigidità, e si ricompongono con fantasia, in un’armonia intatta. Nella scenografia essenziale, due elementi spiccano sulla destra, sospesi in aria, una bottiglia e un bicchiere di cristallo. Il bicchiere, sospinto da Ada, che beve l’oppio contenuto in esso, gira portandoci nel vuoto intorno alla bottiglia, suggerendo il passare del tempo, il mutare delle scene, come fosse la lancetta di un orologio inesorabile, o un atomo impazzito, in cerca del suo nucleo di estasi. Molto belle le musiche di Francesco Rampichini, che sottolineano con aderenza situazioni e personaggi. E le luci, che imprimono suggestioni forti al racconto.
Uno spettacolo da non mancare, che fa parte di un più articolato progetto, relativo alla Byron. Nel 2015 ricorrerà il bicentenario della nascita di Ada. Lo spettacolo sarà in tourneé in Italia, ed è in programma una produzione in lingua madre a Londra.
Inoltre il testo di Valeria Patera, premiato dalla Bogliasco Foundation, uscirà in volume per le Edizioni La Sapienza, e sarà pubblicato in lingua italiana e inglese. A proposito di intrecci, in questi giorni, è stata inaugurata al Palazzo delle Esposizioni, una mostra intitolata Numeri, Tutto quello che conta, da zero all’infinito. Un compendio a questo lavoro, un ideale inseguirsi di ars poetica e scienza.
Scriveva Lord Byron, che visse con Ada solamente per pochi mesi, per poi lasciarla in custodia della madre “Sorrow is knowledge […] The tree of knowledge is not that of life.”(Manfred). “Il dolore è conoscenza […] L’albero della conoscenza non è quello della vita”.
Per sua figlia non è stato esattamente così. In Ada, la scientia è divenuta vita, e la vita è stata conoscenza. E l’albero che è nato, da questo seme ibrido, ha dato fiori e frutti meravigliosi.
Tullia Ranieri ha al suo attivo numerose esperienze artistiche. Scrittrice e attrice, collabora con varie Associazioni culturali. Suoi testi sono pubblicati in Antologie varie e su siti Internet. Si è dedicata a progetti sperimentali di diffusione della poesia nelle scuole e alla scrittura e regia di spettacoli e percorsi poetici. Fa parte del gruppo di Scrittura Collettiva di Fefé Editore. Adora Adonis.
una donna exraordinaria
Paco del Rio