Numeri e stelle. Ada Byron, la fata matematica

Ada Byron La Fata Matematica - ph. Francesco Pirro

E’ una vita di fuoco, quella di Ada Byron Lovelace.
Che arde,  nell’intimità delle parole stupende scritte da Valeria Patera, nella voce e nel corpo  frementi di Galatea Ranzi, nell’abbraccio sicuro del Babbage interpretato da Gianluigi Fogacci… Lanciata in un universo di numeri e stelle.

Lo spettacolo Ada Byron, la fata matematica, andato in scena nei giorni scorsi presso il Teatro Arcobaleno a Roma, di cui è autrice e regista, è un omaggio d’eccezione, per stile ed eleganza, che Valeria Patera dedica ad Ada Byron. Figlia di George Byron e Anne Isabella Milbanke, nata nel 1815, Ada visse solo trentasette anni. Fu una donna di intelligenza sopraffina, inquieta, curiosa, amante della libertà, della  ricerca, dei piaceri della vita. Il debutto dello spettacolo è avvenuto in coincidenza con l’Ada’s day, giornata internazionale che ogni anno viene dedicata a colei che di fatto, è divenuta  la prima inventrice di software nella storia del computer.

Ada sulla scena appare esile nella figura, eppure subito gigantesca, per quello spirito unico e visionario che la anima. Insegue se stessa nel tempo, nella luce di una candela, che non smette mai di brillare, come il suo intelletto. È sola, in abito marrone, austero, in una notte in cui oppio e ricordi le fanno dimenticare il male incurabile da cui è affetta.

Il tormento si è trasformato in acciaio”, ci dice, con forza e convinzione, e così, l’intero percorso  della sua breve e avventurosa esistenza,  sembra  alleggerirsi, vissuto in una totale  libertà  di idee e atteggiamenti, incurante di regole o costrizioni. Famiglia, società, convenzioni. Una madre rigida, autoritaria e fredda, una  dragonessa, un padre in perenne volo, l’assente Lord Byron, il poeta, impronta indelebile” sulla sua anima… Un marito incolore, un amore privo di passione, i doveri,  i figli… Nulla di tutto questo può togliere  a Ada il suo cielo, un cielo di cui è madonna perfetta. E fata. “Fata matematica”, la chiama Babbage, “little bird, piccolo uccellino”. Ma con quale forza nelle ali… Si spoglia di quella veste marrone Ada,  restando in un seducente vestito grigio-azzurro, nell’incontro,  in un flashback, con la sua giovinezza, con Charles Babbage, l’amico, l’amante, il matematico noto che inventerà con lei i sogni, perché, per Ada,  “i numeri rappresentano ALTRO dalla realtà”. E la visione matematica del mondo non è freddamente analitica, ma poetica. Si, perché “matematica e poesia si corrispondono, entrambe trattano simboli”, e le verità matematiche sono strumenti in cui la mente dell’uomo può scorgere  qualcosa di molto profondo, arrivando ai segreti, all’essenza di tempi e dimensioni. Una “creatura della fantasia e dell’immaginazione”,  così la definirà ancora Babbage, nel testo di Valeria Patera,  intuendone le capacità straordinarie, fatta per la scoperta e per l’amore. È con Babbage che Ada Byron collaborerà per la progettazione della Macchina Analitica, da cui hanno avuto origine i moderni computers.  Dal potente ciclo della sua passione mutuerà “ …cicli  cicli cicli  cicli e cicli di operazioni matematiche” e nascerà il progetto di quel congegno a schede perforate, ispirato al telaio meccanico di Mr. De Jacquard.

Un telaio ha tessuto i fili del mio destino…” Su queste schede, Ada tesserà i suoi  fiori di algebra, evidenziando le innumerevoli  capacità logiche della Macchina Analitica. Ada e Babbage: trama segreta, intreccio di anime, di menti, di corpi e fantasie. Babbage sarà per Ada la vera scoperta, il numero primo. Il simbolo dell’infinito raggiunto, il computo perfetto.

Sembra una scultura di Rodin, “L’Eterna Primavera”, in questo punto dello spettacolo, il corpo della Ranzi toccato da un Babbage  che non è in scena, ma è comunque su di lei con tutto l’amore.

Valeria Patera ci regala un testo indimenticabile, toccante, poetico, tratteggiando con grande sensibilità un chiaroscuro intimo e suggestivo di Ada Byron. La forza, le paure, le debolezze, la sterminata vena immaginifica di  Ada, la fede incrollabile nella ragione umana come sede di luce e perfezione creativa. Come splende questa donna… Creatura potente, che  sale nel suo empireo numerico con grazia fairy e ali di carta, e attraverso una costante tensione  erotica arriva ad un personalissimo Assoluto.

Affidata senza esitazioni, al talento di Galatea Ranzi, attrice formidabile, energica, che in un’interpretazione  di finezza unica, esprime  la  capacità di stare in tutti i luoghi delle emozioni. Le fa da contrappunto un  perfetto Gianluigi Fogacci, che infonde un’energia simile al personaggio Babbage, rendendolo forte e tenero nello stesso tempo nei confronti di Ada.  Attori davvero straordinari, che danno vita a personaggi indelebili.
Tutti gli elementi del racconto scenico sono in corrispondenza perfetta tra loro, voci, suoni, luci, ombre, oggetti, toni, colori. Una polifonia, che al di là della compostezza della creazione, si scatena in fughe vertiginose, in momenti  che sfuggono, come la Byron, a regole e rigidità, e si ricompongono con fantasia, in un’armonia intatta. Nella scenografia essenziale, due elementi spiccano sulla destra, sospesi in aria, una bottiglia e un bicchiere di cristallo. Il bicchiere, sospinto da Ada, che beve l’oppio contenuto in esso, gira portandoci nel vuoto intorno alla bottiglia, suggerendo  il  passare del tempo, il mutare delle scene, come fosse la  lancetta di un orologio inesorabile, o un atomo impazzito, in cerca del suo nucleo di estasi.  Molto belle le musiche di Francesco Rampichini, che sottolineano con aderenza situazioni e personaggi. E le luci, che imprimono suggestioni forti al racconto.

Uno spettacolo da non mancare, che fa parte di un più articolato  progetto, relativo alla Byron. Nel 2015 ricorrerà il bicentenario della nascita di Ada. Lo spettacolo sarà in tourneé in Italia, ed è in programma una produzione in lingua  madre a Londra.
Inoltre il testo di Valeria Patera, premiato dalla Bogliasco Foundation, uscirà in volume per le Edizioni La Sapienza, e sarà pubblicato in lingua italiana e inglese.  A proposito di intrecci, in questi giorni, è stata inaugurata  al  Palazzo delle Esposizioni,  una mostra intitolata  Numeri, Tutto quello che conta, da zero all’infinito. Un compendio a  questo lavoro, un ideale  inseguirsi di ars poetica e scienza.

Scriveva Lord Byron, che visse con Ada solamente per pochi mesi, per poi lasciarla in custodia  della madre “Sorrow is knowledge […] The tree of knowledge is not that of life.”(Manfred). “Il dolore è conoscenza […] L’albero della conoscenza non è quello della vita”.

Per sua figlia non è stato esattamente così. In Ada, la scientia è divenuta vita, e la vita è stata conoscenza. E l’albero che è nato, da questo seme ibrido, ha dato fiori e frutti meravigliosi.

 

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Tullia Ranieri ha al suo attivo numerose esperienze artistiche. Scrittrice e attrice, collabora con varie Associazioni culturali. Suoi testi sono pubblicati in Antologie varie e su siti Internet. Si è dedicata a progetti sperimentali di diffusione della poesia nelle scuole e alla scrittura e regia di spettacoli e percorsi poetici. Fa parte del gruppo di Scrittura Collettiva di Fefé Editore. Adora Adonis.

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