Il movimento bianco e tenace delle tele di Barbara Duran

L’Ex Cartiera Latina, tra i pochi impianti industriali dismessi e sopravvissuti a Roma, oggi fa parte del Parco Regionale dell’Appia Antica, a pochi passi dalle Mura Aureliane e non troppo distante dal Centro storico. Ciò nonostante, quando si varca la soglia sembra quasi di entrare in un’altra dimensione, sospesa e lontana dalla città. Gli uccelli e l’incedere dell’Almone, fiume che affianca lo stabilimento, sono i soli suoni che si percepiscono, mentre dietro le vetrate dei primi edifici si riesce a scorgere nella penombra i macchinari che all’inizio del secolo trasformavano stralci di cotone e lino, e più tardi carta da macero, in nuovi fogli.
Nella Sala Nagasawa, uno degli spazi che oggi accoglie eventi ed esposizioni, sono allestite sino al 27 novembre, le opere di Barbara Duran, istaurando con il luogo uno stimolante dialogo fatto di luce e movimento. Il progetto WHITE qui è presentato per la prima volta nella sua interezza: tre cicli di opere, realizzate con differenti media -dalla pittura all’incisione, al video- che hanno visto il loro incipit nel 2016.

Sospese e in primo piano le sei grandi tele del ciclo White (titolo che poi accoglie tutto il progetto) accolgono il visitatore nella sala rivelando la centralità di una figura femminile che seppur riproposta in vari ruoli – la grande madre/matrigna, Eva/Lilith, Artemide /Artemisia – è sempre “colei che accoglie e genera, artefice della salvezza collettiva”.

Le forme del disegno sono ancora evidenti, energiche, supportano il colore, ma la dinamicità del tratto rivela una volontà di rarefazione nello spazio e nel tempo, divenendo poi perenne movimento e dissolvenza nella luce nelle immagini del video White ispirato ai fotogrammi di Emma Goldman.

Il corpo in movimento è reso in modo eccezionale in Appearing through invisible, sei carte incise a punta d’argento, nelle quali i freddi e decisi segni restituiscono il ritmo di curve e gesti, tra ombre e varchi di luce.

L’energia e l’intensità del gesto è lo stesso che rintracciamo nelle fluttuanti carte di riso delle Servae, Icone liquide, dove il calore del pigmento sfida la materia così delicata del supporto, custode di corpi e volti femminili che affiorano come apparizioni della memoria.

Barbara Duran, Servae Icone Liquide, dettaglio allestimento

Non è un tempo lineare quello sul quale corre la narrazione di queste opere, ma piuttosto un tempo unico, circolare e continuo, un’atemporalità che riporta tutto sullo stesso piano. In questo modo sono da leggere i volti delle piccole Icone/mondo adagiate sul suolo, “piccole tavole portatili” che richiamano l’iconografia moderna, i personaggi di un passato remoto e di un presente condiviso, tante storie che raccontano un’unica storia.

Proprio “come una cantastorie”, Barbara Duran riporta le esperienze che vive in prima persona e che rintraccia nell’altro distinto da sé, ma verso il quale rivendica quel sentimento di empatia fin troppo accantonato e dimenticato.

Questo è l’atto politico che svelano i suoi lavori, tracce di intima memoria che si mostrano quali visioni di una collettività e questo è il punto di arrivo di una riflessione che si manifesta nelle vaporose ed eteree tele dell’ultimo ciclo IS land.

“Pur cambiando i significanti, rimangono costanti i significati profondi”, sottolinea nel catalogo Benedetta D’Ettore (in un testo puntuale e appassionato).

La corposità delle forme qui si è dileguata, come sciolta in distese liquide di colore e luce, ma l’energia sopravvive in questo nuovo ritmo lento e tenace, nelle velature dei colori, nella profondità cromatica che, in alcune tele, fa perdere ogni orientamento, anche se poi l’isola appare all’orizzonte, aprendo nuove possibilità.

“Qualcosa di bianco/ luce venuta veloce dal mare/ va via/ com’era venuta/ rapida”.
J. Risset

+ ARTICOLI

Francesca Campli ha una laurea in Storia e Conservazione del Patrimonio artistico e una specialistica in Arte Contemporanea con una tesi sul rapporto tra disegno e video. La sua predilizione per linguaggi artistici contemporanei abbatte i confini tra le diverse discipline, portando avanti ricerche che si legano ogni volta a precisi territori e situazioni. La passione per la comunicazione e per il continuo confronto si traducono nelle eterogenee attività che pratica, spaziando dal ruolo di critica e curatrice e quello di educatrice e mediatrice d'arte, spinta dal desiderio di avviare sinergie e confrontarsi con pubblici sempre diversi.

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e statistici. Cliccando su "Accetta" autorizzi tutti i cookie. Cliccando su "Rifiuta" o sulla X rifiuterai tutti i cookie eccetto quelli necessari per il corretto funzionamento del sito. Cliccando su "Personalizza" è possibile selezionare quali cookie attivare.