Numeri e stelle. Il corpo, la voce di Ada Byron Lovelace.

3026237Nell’anno del bicentenario della nascita di Ada Byron, la matematica prima programmatrice di computer (la macchina analitica progettata da Charles Babbage), della quale ci siamo occupati spesso su art a part of cult(ure) – iniziano le ricche celebrazioni che le renderanno omaggio con la pubblicazione del libro Ada Byron Lovelace. La Fata matematica. Storia della donna Che sogno il computer scritto da Valeria Patera (La Sapienza Editrice).

E’ una vita di fuoco, quella di  Ada Byron LovelaceChe arde,  nell’intimità delle parole scritte da Valeria Patera, trasformandosi da limpida e lucida voce interiore a corpo fremente, visione reale.

Progettavo ali…”.

Vola alta, Ada. Vola nelle parole di un testo che abbraccia, che scalda, che modella nella creta di un linguaggio poetico folgorante, asciutto e privo di retorica, un personaggio senza uguali.  Un testo dove la parola è forma essenziale dell’anima, preludio di inevitabile materia. In una riflessione su poetica e modernità, Adonis  nota acutamente: “La lingua è materia creata, ma dalla propria materialità scaturisce il ritmo dell’esistenza, emana l’essenza dell’essere”.

Nasce così Ada,  e si staglia su una scena immaginaria con luce e forza indelebili. Lanciata in un universo di numeri e stelle. Protagonista di uno spazio, di un tempo, che restano assoluti. Ada  sbuca  dalle quinte del passato, recando con sé una formidabile modernità.

La fata matematica, Storia di una donna che inventò il computer, non  è un semplice testo letterario.  È “parola-città”, stato dove l’anima stabilisce un dominio potente. E’ teatralità estrema. Capacità di esteriorizzare l’interiorità. Sintesi tra una storia antica e un futuro che ci viene dato da un linguaggio magico.
Ada ci seduce e introduce in luoghi mistici, con le parole, lasciando dietro i suoi passi un piccolo sole, il cui bagliore è appunto “anticipazione e indicazione”.

Questo dramma è un omaggio d’eccezione, per evocazioni, per stile ed eleganza, che Valeria Patera dedica ad Ada Byron. Figlia di George Byron e Anne Isabella Milbanke, nata nel 1815, Ada visse solo trentasette anni. Fu una donna di intelligenza sopraffina, inquieta, curiosa, amante della libertà, della  ricerca, dei piaceri della vita.  Di fatto, la prima inventrice di software nella storia del computer.

Ada appare esile nella figura, eppure subito gigantesca, per quello spirito unico e visionario che la anima. Insegue se stessa nel tempo, nella luce di una candela, che non smette mai di brillare, come il suo intelletto. È sola, in abito marrone, austero, in una notte in cui oppio e ricordi le fanno dimenticare il male incurabile da cui è affetta.

Il tormento si è trasformato in acciaio”, ci dice, con forza e convinzione, e così, l’intero percorso  della sua breve e avventurosa esistenza,  sembra  alleggerirsi, vissuto in una totale  libertà  di idee e atteggiamenti, incurante di regole o costrizioni. Famiglia, società, convenzioni. Una madre rigida, autoritaria e fredda, una dragonessa, un padre in perenne volo, l’assente Lord Byron, il poeta, “impronta indelebile” sulla sua anima… Un marito incolore, un amore privo di passione, i doveri,  i figli… Nulla di tutto questo può togliere  a Ada il suo cielo, un cielo di cui è madonna perfetta. E fata.
Mathematical fairy”, la chiama Babbage. Ma con quale forza nelle ali… Si spoglia di quella veste marrone Ada, restando in un seducente vestito grigio-azzurro, nell’incontro,  in un flashback, con la sua giovinezza, con Charles Babbage, l’amico, l’amante, il matematico noto che inventerà con lei i sogni, perché, per Ada,  “i numeri rappresentano ALTRO dalla realtà”.

E la visione matematica del mondo non è freddamente analitica, ma poetica. Si, perché “matematica e poesia si corrispondono, entrambe trattano simboli”, e le verità matematiche sono strumenti in cui la mente dell’uomo può scorgere  qualcosa di molto profondo, arrivando ai segreti, all’essenza di tempi e dimensioni. Una “creatura della fantasia e dell’immaginazione”,  così la definirà ancora Babbage, nel testo di Valeria Patera,  intuendone le capacità straordinarie, fatta per la scoperta e per l’amore.
Ed è con Babbage che Ada Byron collaborerà per la progettazione della Macchina Analitica, da cui hanno avuto origine i moderni computers.  Dal potente ciclo della sua passione mutuerà “ …cicli  cicli cicli  cicli e cicli di operazioni matematiche” e nascerà il progetto di quel congegno a schede perforate, ispirato al telaio meccanico di Mr. De Jacquard.

Un telaio ha tessuto i fili del mio destino…” Su queste schede, Ada tesserà i suoi  fiori di algebra, evidenziando le innumerevoli  capacità logiche della Macchina Analitica. Ada e Babbage: trama segreta, intreccio di anime, di menti, di corpi e fantasie. Babbage sarà per Ada la vera scoperta, il numero primo. Il simbolo dell’infinito raggiunto, il computo perfetto.

Valeria Patera ci regala un testo unico, toccante, tratteggiando con grande sensibilità un chiaroscuro intimo e suggestivo di Ada Byron. La forza, le paure, le debolezze, la sterminata vena immaginifica di  Ada, la fede incrollabile nella ragione umana come sede di luce e perfezione creativa. Come splende questa donna… Creatura potente, che  sale nel suo empireo numerico con grazia fairy e ali di carta, e attraverso una costante tensione erotica arriva ad un personalissimo Assoluto.

Tutti gli elementi di quest’opera sono in corrispondenza perfetta tra loro, voci, suoni, luci, ombre, oggetti, toni, colori. Una polifonia, che al di là della compostezza della creazione, si scatena in fughe vertiginose, in momenti  che sfuggono, come la Byron, a regole e rigidità, e si ricompongono con fantasia, in un’armonia intatta. Questo continuo rinnovarsi, questo andare senza freni, portano Ada fuori dalla Storia, consegnandola alla modernità, al dinamismo della creatività. Energia inesausta. Figura scolpita che non dimentica la materia grezza, il fragore della scheggia che salta. Cresce nel buio, la sua visione chiara. Da un cielo chiuso, un perforante blu, un’apertura di sipario, l’arcobaleno. “Goccia a goccia”,  le parole della Patera ci portano Ada, e la maestria è in questo, nel descrivere con precisione ardita  il divampare del fuoco, la pioggia brillante, l’incontro tra  cuore e ragione, ars poetica e scienza, in  questa creatura.

Un’anima che si svolge in tensione continua, salendo sulle parole, sul palco del mondo. Atomo impazzito, in cerca del suo nucleo d’estasi. Ada è. Ada diventa. Figura reale, abitata dai sensi. E’ un crisma, la parola, che segna nascite e libertà. Acqua che scivola,  senza tralasciare anse, o dettagli di fiume. Chiara, ribollente come l’essenza di Ada. Parola-Essere. Ritmo e verso in  spazi aperti.

Valeria Patera scrive con lo stesso travolgente entusiasmo, la stessa passione libera che appartennero alla Byron. Donne capaci di “sentire”, leggere segni e simboli,  “avvertire” tempi e umanità.  Di donare. Ci innamoriamo di Ada, per la sua anima sulla bocca, per  quelle vibrazioni profonde, per quella delirante consapevolezza, per la forza, la dolcezza incontrastabili. E la vediamo qui, adesso. On stage. Scia del tempo. Disegno di un corpo stellare che brucia in tutti i cieli, e attraversa, rapisce. A raccontare le meraviglie del suo essere, della sua scienza incantata. Con verità. Come fanno tante protagoniste dei nostri giorni, con in pugno storie di coraggio, di dedizione.

E’ un testo questo che si dilata subito in spazi sonori. Offrendosi alla voce. Voce che diventa esperienza , corrispondenza. E che dà al lettore, all’ascoltatore, una possibilità di colloquio. “ Sento voci, alla prua del mondo...(Yves Bonnefoy, L’aratro). In piedi, polena coraggiosa, Ada ci guida su un mare ricco,  che diventa nostro. La parola, il suo mistero ci appartengono , onde, rinascita su terra nuova.

Scriveva Lord Byron, che visse con Ada solamente per pochi mesi, per poi lasciarla in custodia  della madre “Sorrow is knowledge […] The tree of knowledge is not that of life.”(Manfred). “Il dolore è conoscenza […]L’albero della conoscenza non è quello della vita”.

Per sua figlia non è stato esattamente così. In Ada, la scientia è divenuta vita, e la vita è stata conoscenza. E l’albero che è nato, da questo seme ibrido, ha dato fiori e frutti meravigliosi.

“ […]

Da qui in poi, speranza.
 La strada non c’è.
 Perciò
 la costruisco mentre procedo.
Ecco la strada.
Ecco la strada, e porta con sé, impeccabile,
innumerevoli domani.”

(Ko Un)

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Tullia Ranieri ha al suo attivo numerose esperienze artistiche. Scrittrice e attrice, collabora con varie Associazioni culturali. Suoi testi sono pubblicati in Antologie varie e su siti Internet. Si è dedicata a progetti sperimentali di diffusione della poesia nelle scuole e alla scrittura e regia di spettacoli e percorsi poetici. Fa parte del gruppo di Scrittura Collettiva di Fefé Editore. Adora Adonis.

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