Touching Bubbles. L’editoria indipendente incontra la performance per sfidare il disagio dell’altro

Andrea Noviello, L’intervallo di non tempo non intercorre ma appare sotto forma di un cielo, performance, 2018.
immagine per Touching Bubbles
Andrea Noviello, L’intervallo di non tempo non intercorre ma appare sotto forma di un cielo, performance, 2018.

Ognuno ha una bolla invisibile intorno al proprio corpo: quella bolla che ci fa indietreggiare infastiditi se qualcuno, per errore, appoggia la mano sulla nostra nella confusione della metro o ci tocca con insistenza mentre ci parla. Ognuno ha una bolla intorno al proprio corpo e farla collidere, eliderne delicatamente i bordi fino a incontrarsi è il compito sempre più rischioso di una contemporaneità frenetica, è il meccanismo essenziale dello stare in vita.

“Ognuno ha una bolla invisibile intorno al proprio corpo”: così Allan Kaprow studiava e forzava quelle territorial bubbles che circondano i corpi dei viventi nella performance Comfort Zones (1975): sette coppie, dislocate in altrettanti punti dello spazio, scoprono l’approssimazione dei corpi, il contatto visivo dilatato nel tempo e le sensazioni di antagonismo, tenerezza, disorientamento che ne derivano.  Gli studenti di NABA – Nuova Accademia di Belle Arti, coordinati da Elvira Vannini e Chiara Lupi, riprendono il pensiero e gli intenti dell’artista per costruire nuovi spazi e nuovi rapporti in un Book Pride 2018 a tema Tutti i Viventi.

L’esperimento di Kaprow – spietato nella sua semplicità – prevedeva un rapporto estremamente direzionato, quello dell’uno-a-uno, dell’io-tu (che non ci conosciamo, che ci guardiamo negli occhi, che ci sfidiamo, che riscopriamo il respiro, il movimento, l’animale e di conseguenze e ancora più forte l’umano che ne deriva). I giovanissimi performer che si muoveranno nei giorni e nelle folle di Book Pride si pongono un obiettivo ancora più complesso: sradicare i rapporti distratti e occasionali di un pubblico che è lì per fare altro, per vedere altro, violare quelle bolle territoriali che istituiamo istintivamente per creare uno spazio nuovo, temporaneo, definito da relazioni tanto più preziose quanto più impreviste.

Non crediamo esista uno scenario di produzione (o esposizione) privilegiato rispetto alla performance e all’arte in generale – così come ci interessa sperimentare differenti formati curatoriali al di fuori di ambiti istituzionali, dal lavoro in contesti pubblici, radiofonici, o di altra di natura discorsiva.”  A parlare sono Elvira Vannini e Chiara Lupi, curatrici e coordinatrici dell’intero evento. Un contesto caotico, estraneo al manifestarsi della performance e adibito anche all’esercizio commerciale non è una scelta casuale: “una fiera dell’editoria rappresenta sia una sfida per gli artisti emergenti che per il pubblico, inconsapevolmente coinvolto in un processo artistico, al di fuori dallo spazio della rappresentazione. Ma poi che cos’è una performance, come sosteneva lo studioso Richard Schechner, se non qualcosa di indeterminato: «incontrarsi casualmente, far accadere qualcosa e poi disperdersi».

Gli artisti emergenti sono tanti e tutti giovanissimi: Carolina Mancini, Martina Brembati, Camilla De Siati, Marco Resta, Andrea Noviello, Diego Giannettoni, Anna Fumagalli, Beatrice Sarcetta, Ambra Castagnetti, Marlene Bronzieri, Noemi Rossi, Eleonora Reffo, Giulia Terminio, Valentina Parati, Elisabetta Bottura, Giorgia Lippolis, Giovanni Mazzoleni.

immagine per Touching Bubbles
Touching bubbles, concept grafico Chiara Onestini.

I loro corpi, le loro intenzioni dovranno crearsi un tempo e uno spazio da zero, reagire all’imprevisto, imporsi sul brusio di fondo per creare un ordine sì temporaneo, ma innegabilmente tangibile.

Improbabile? Non la pensano così le curatrici: “crediamo sia importante accettare il divenire delle cose, l’aspetto aleatorio e non controllato della performance, del suo accadere qui e ora, e al tempo stesso il tentativo delle varie azioni, che si svolgeranno tra i passaggi del pubblico, è quello di creare un’interruzione all’automatismo e far sì che succeda qualcosa di imprevisto. Sicuramente ci saranno diverse reazioni, qualcuno potrà restare nella sua bolla protetta o mettersi in gioco e creare una personale esperienza dell’evento.

Tutti i viventi, come afferma Giorgio Vasta, è una frase che si guarda intorno. Vedere ed essere visti, cercarsi, respingersi, vivere volenti o nolenti come particelle sempre in contatto di un organismo più grande. E se solo dal contatto la vita si genera, si ibrida, si ricompone, allora le performance racchiuse sotto il titolo di Touching Bubbles diventano quasi un inno alla vita materiale, all’eccezione che porta alla varietà, all’imprevedibile che scompiglia le carte e apre chiavi di lettura altrimenti invisibili.

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Nata a Parma nel 1995 e qui incamminata sulla via degli studi umanistici, dal 2014 risiede al Collegio Ghislieri di Pavia. Nell'Ateneo della città studia Lettere Moderne e muove i primi, incerti, decisi passi verso la Storia dell'Arte Contemporanea. Sprovvista della esperienze e della sicurezza che occorrerebbero per parlare di se stessa in terza persona, si limita a seguire ogni strada buona con tutti gli strumenti possibili - che siano un libro, una valigia, un biglietto del cinema. Non sa quello che è, non sa quello che vorrebbe diventare: in mezzo, la voglia di non risparmiarsi e una passione sempiterna per la scrittura e per la cultura dell'Europa centro orientale.

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