Un esploratore degli abissi, (ri)scoprire James Purdy

immagine per James Purdy“Fino a poco tempo fa, una casa editrice era disposta a comprare una raccolta di racconti solo nel caso in cui lo scrittore avesse già scritto o fosse sul punto di scrivere anche un romanzo. Oggi, per fortuna, i tempi sono cambiati e il racconto viene considerato una forma di narrazione autonoma e degna di interesse” commenta Luca Briasco, traduttore editor e americanista, mentre dialoga con uno dei giovanissimi fondatori di Racconti Edizioni, casa editrice che ha fatto della narrazione breve il proprio manifesto in tempi non sospetti. a Book Pride 2018 presentano Non Chiamarmi col Mio Nome, una raccolta dei migliori racconti di James Purdy.

Autore queer nel significato più profondo della parola, da sempre avulso al grande pubblico, impone in occasione di questa presentazione una domanda preliminare: ma chi era James Purdy?

Nonostante il suo nome non risuoni nella antologie scolastiche più diffusi, è stata una delle figure più emblematiche della letteratura americana novecentesca, con fiumi carsici di riferimenti che da Franzen arrivano fino a Carver o all’italianissimo Walter Siti.

James Purdy è quel tipo di scrittore che comincia a scrivere dalle lettere minatorie anonime che manda alla vicina, dissidente per partito preso contro un sistema editoriale e intellettuale che reputa marcio fino al midollo. Un autore che ha fatto del suo talento un prodotto indigeribile dal mercato, e per questo capace di conservarsi inalterato.

Quindi James Purdy è un programmaticamente dimenticato, un per sempre minore della letteratura? Racconti Edizioni rifiuta il compito messianico che questa istanza sembra attribuirle. James Purdy è stato pià volte pubblicato in Italia, uscendo, fra gli altri, per i tipi di Einaudi. Ma la sua proliferazione si è arrestata qualche anno fa, relegandolo a un dimenticatoio da cui la giovane casa editrice romana decide di toglierlo al momento giusto.

Perché il momento giusto? Perché James Purdy, come racconta Luca Briasco, sa affondare le mani nel marcio, tirarne fuori le ambiguità che contraddistinguono il consesso umano da ben prima della contemporaneità. E soprattutto perché quello scrittore probabilmente considerato uno psicopatico dai suoi conoscenti, quello scrittore che si arrogava il diritto di dire la verità, forse di verità ne sapeva qualcosa.

I suoi racconti sono una macchina surrealista così calata nella realtà che è impossibile non sentirla addosso ai personaggi, nelle loro sensazioni, nelle loro insofferenze.

L’assurdo di un’incongruenza non esplicata crea un meccanismo capace di inserirsi negli abissi dell’umano, di erigere palazzi dal marciume che sembrano cresciuti spontaneamente, come funghi o scorie.

Questa narrazione ai limiti del surrealismo espropria la realtà dal suo senso comune per restituirla alla sua crudezza. Crudezza che, d’altronde, è impossibile non condividere, è impossibile non riscontrare nella quotidianità.

Quindi James Purdy è un esploratore o un voyeur? Entrambi, o nessuno dei due. Grunge prima del grunge, punk prima del punk, queer prima del queer, è un outsider per eccellenza, e come tutti gli outsider ha una visione privilegiata della realtà. Visione che traduce in una narrazione crudele, ai limiti dell’allucinato, ma che proprio per questo è ancora più affascinante ascoltare.

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Nata a Parma nel 1995 e qui incamminata sulla via degli studi umanistici, dal 2014 risiede al Collegio Ghislieri di Pavia. Nell'Ateneo della città studia Lettere Moderne e muove i primi, incerti, decisi passi verso la Storia dell'Arte Contemporanea. Sprovvista della esperienze e della sicurezza che occorrerebbero per parlare di se stessa in terza persona, si limita a seguire ogni strada buona con tutti gli strumenti possibili - che siano un libro, una valigia, un biglietto del cinema. Non sa quello che è, non sa quello che vorrebbe diventare: in mezzo, la voglia di non risparmiarsi e una passione sempiterna per la scrittura e per la cultura dell'Europa centro orientale.

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