La nuova grammatica visuale di Fabio La Fauci

Alphabet

Se si osservano anche solo distrattamente le ultime opere di Fabio La Fauci ci rendiamo immediatamente conto di come la pittura figurativa iniziale abbia lasciato spazio a una visione sempre più informale.

Eliminando tutto ciò che risulta superfluo al fine dell’opera, in un percorso di ricerca e sperimentazione nel corso degli ultimi anni, La Fauci presenta opere nuove, pulite, frutto di una raffinata e attenta ricerca artistica.

Residente a Berlino da diversi anni, milanese classe 1977, La Fauci lavora alla soluzione di un nuovo linguaggio pittorico. Dopo circa dieci anni di carriera sotto il nome Blue & Joy, il famoso duo artistico fondato insieme a Daniele Sigalot, Fabio prosegue il suo personale e attento percorso estetico.

Interessato ad una ricerca del figurativo, la sua opera si concentra sulla trasformazione dell’immagine stessa, interrompendo il riconoscimento immediato, confondendo la natura delle cose rappresentate in un gioco che oscilla tra astrattismo e figurativo, per arrivare sempre più a spogliare il soggetto e annullare l’ immagine fino a farla scomparire.

L’artista parte dalla tradizione del linguaggio artistico per interpretare il segno attraverso una visione e una tecnica individuale, dove la componente immaginaria subentra e prevale, offuscando la linea ed esaltando il colore.

Spogliandosi di tutto ciò che risultava inessenziale si avvicina ad un aspetto minimalista per approdare ad una grammatica visuale statica e al tempo stesso in continua evoluzione.

Nulla è lasciato al caso.

Tutto, anche il minimo particolare, è attentamente studiato. Anche là, dove la tela rimane vuota e lascia spazio all’atto gestuale. Spatolate di pasta e resina sulle grandi e piccole tele attentamente studiate nella forma e nel colore, conferiscono all’ opera un aspetto scultoreo che si espande, esce dalla cornice e sfocia nella tridimensionalità.

Il gesto è al centro dell’espressione creativa, un segno quasi primitivo, immediato, che ci proietta in una sfera istintiva dell’essere, lasciando intravedere un nuovo linguaggio visivo, trascinandoci in un ridimensionamento dei canoni per aprire porte nuove di interpretazione.

In una apparente staticità iniziale ecco che le forze si scatenano all’ interno e all’ esterno dell’opera e arrivano allo spettatore, non più osservatore inerme ma personaggio di un atto in movimento.

L’ aspetto digitale non viene tralasciato, anzi entra a far parte di questo sistema di forze conferendo a tutto il lavoro un significato aggiunto. Il disegno digitale utilizzato da La Fauci gioca anch’ esso sulle forze in atto tra colore e tridimensionalità, specchiando il lavoro su tela, in un rapporto tra manualità e tecnologia. La pittura, o meglio, l’ atto pittorico viene rappresentato, tutto ciò che distoglie dall’essenza  principale viene eliminato.

L’ eccesso non esiste, rimane il gesto creativo, il confine tra le varie forze espressive, del colore e della forma.

Un alfabeto.

Segni e caratteri creano una nuova forma di linguaggio dove ciò che conta è la comunicazione dell’ atto creativo.

Si apre un percorso evolutivo per l’artista con questi nuovi lavori dove l’intento è quello di creare un linguaggio nuovo, una grammatica della lingua per  ripensare al linguaggio e alla comunicazione.

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Lucia Rossi, laureata in Arte, Spettacolo e Immagine Multimediale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Parma, è scrittrice, contributing editor per riviste d'arte, curatrice di mostre. Vive e lavora a Berlino. Ha diverse esperienze come curatrice indipendente di eventi culturali e collaborazioni per cataloghi d'arte e pubblicazioni.

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