Unglaublich: Incredibile mostra alla Werkstattgalerie di Berlino

Resonanzraum

Improvvisamente si fece dal cielo un suono come di vento impetuoso che soffia, e riempì tutta la casa
dov´essi erano seduti. Apparvero loro delle lingue come di fuoco che si dividevano e se ne posò una su ciascuno di loro. Tutti furono riempiti di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue.

Tutte le lingue che affollano la mostra in corso alla Werkstattgalerie di Berlino e che vengono esibite e trascritte dagli artisti come apostoli, a volte sussurrate, mischiate, sospese ma intrecciate tra loro a formare un’unica grande lingua universale.

Rudolf zur Lippe, Hans Georg Berger, Ingeborg zu Schleswig-Holstein, Pascual Jordan (prorogata fino al 10 settembre 2018) creano un mondo a parte, uno di quei luoghi sospesi, quasi surreali ma che corpo e spirito condividono alla stessa maniera.

È il momento della Pentecoste: lo Spirito è sceso; l’essere lo percepisce e lo riconosce.

Ma non è solo questo.

Si indaga, si scava, si libera la trepidazione. E allora si parla in senso lato di un concetto più grande, liberando insieme luce e oscurità.

Ci si trova dinanzi non a un singolo evento, ma a molteplici fenomeni che condividono l’esperienza dell’Ascensione, in un attimo che ci travolge e che riconosciamo come vero senza poterlo realmente vedere.

È successo qualcosa di incredibile e lo senti, lo vivi, ma non lo puoi spiegare.

Questo il vero centro attorno a cui ruota la mostra: liberazione e religiosità, silenzio e ascolto. Non poter spiegare un evento imponente quanto poliedrico, ma che serve davvero dimostrare? Ecco che gli artisti si preparano ad un argomento affascinante e complicato, esponendo un mondo quasi parallelo, inserendo dati che vengono dalle varie religiosità intendendo qualcosa che va oltre e si apre alla mente, fluttua al di sopra di tutto. E lo fanno a Berlino, nella città atea per eccellenza ma che vede convivere diverse confessioni, quasi a provocare, a spingere verso azioni mentali più elevate.

La grande tela di Pascual Jordan racchiude in sé aspetti universali ed intimi, rapendo lo spettatore in un ascolto prolungato per fargli cogliere le vibrazioni alla ricerca del punto di equilibrio dell´intera opera. Quando sembra di averla trovata, nuove oscillazioni si fanno largo e indugiano in un caos leggermente mascherato. I tenui e sinuosi colori sapientemente utilizzati dall´artista cullano e addolciscono delicate pennellate che improvvisamente si fanno più veloci e istintive.

Pascual Jordan, artista e gallerista con alle spalle, tra le varie, anche una formazione universitaria in storia dell´arte a Roma, autore di importanti eventi artistici, ci mostra una visione personale e sensuale ma allo stesso modo assoluta. Serve un’attesa per contemplare., così che quello che viene celato arriva ad assumere un´ importanza primaria, insieme al bianco, il nero, i grigi che sapientemente dialogano tra loro, in un astrattismo che soffoca un urlo, in un delicato equilibrio tra dolore e piacere.

Alla parete di fronte troviamo Hans Georg Berger, con due immagini in bianco e nero.

Fotografo e scrittore tedesco, Berger è sicuramente anche un viaggiatore. Sono luoghi come Italia, Germania, Iran, Bangkok, Luang Prabang che lo vedono autore di fotografie cariche di significati religiosi e richiami teatrali, indagini che partono anche dai suoi studi sull´analisi comparata delle differenti religioni e sul teatro.

È Joseph Beuys a incarnare le vesti di maestro per Berger, esaltando in lui quel sentimento religioso che pervade tutta la sua opera, senza dimenticare la forte influenza anche dello scrittore, fotografo e film-maker francese Hervé Guibert con il quale lavora insieme per molti anni. Verso la fine del 1980 Berger inizia un maestoso progetto fotografico a lungo termine volto ad analizzare le dimensioni delle religioni mondiali. Il giovane che vediamo in meditazione in una delle due fotografie in mostra è una delle tante immagini che fa parte del suo progetto sulla religione buddista, mentre l’acqua è il soggetto principale dell’altra immagine presente, carica di tutto il suo simbolismo intrinseco.

Lasciandoci alle spalle le opere di Berger e la grande tela di Pascual Jordan entriamo nella Resonanzraum ( stanza di risonanza).

Immediatamente ci sentiamo far parte di un luogo separato da tutto il resto, come se ci trovassimo in fondo al mare o in alto nel cielo, con questo effetto di risonanza quasi silenziosa che ci avvolge e ci trascina al di là delle mura della galleria. Perché così riesce a fare Ingeborg zu Schleswig-Holstein: crea atmosfere sospese che abbattono le barriere fisiche e mentali, prolungando i confini, se presenti. Tutte le pareti della stanza sono coperte da tante tele una accanto all´altra a formare un´unica grande opera. E nella diversità dei pigmenti utilizzati, nelle gettate di colore e l´argento si crea un universo all´interno del quale, se si ascolta bene, la forza comunicativa dei colori si prolunga e si sentono davvero tutte le lingue del mondo.

Nel percorso artistico di Ingeborg zu Schleswig-Holstein, la pura espressione ha sempre avuto un ruolo principale, fin dai tempi della sua presenza nei primi anni Ottanta all´interno della Factory di Andy Warhol.

La sua pittura gestuale e intensa, che nel tempo si è sempre più concentrata sul colore e sulle relazioni tra le varie tonalità, forma paesaggi cromatici che avvicinano la spiritualità.

L’essenza che fluttua senza poterla afferrare, il dialogo tra sapere e il celato, tra verità espresse e sommese ,il mostrare i caratteri della divinità in rapporto all´uomo entrano invece all´interno dell´opera di Rudolf zur Lippe. Importante filosofo, artista e professore, zur Lippe si avvicina da subito all´arte astratta, fin dalla sua prima mostra nel 1964 a Heidelberg, in Germania. Nel 1973 ottiene l’ abilitazione in filosofia sociale ed estetica alla Facoltà di Filosofia dell‘Università di Francoforte Johann Wolfgang Goethe-Universität Frankfurt am Main e dal 1971 al 1976 insegna filosofia, sociologia presso la Cattedra di Teoria culturale. Dal 1974 è docente di Estetica presso l’Università di Oldenburg. Il suo coinvolgimento intellettuale lo vede anche membro attivo nel 1981-82 presso Wissenschaftskolleg zu Berlin, un importante istituto di ricerca a Berlino. E’ stato direttore della rivista POIESIS – praktisch-theoretische Wege ästhetischer Selbsterziehung – modi pratici e teorici di auto-educazione estetica e ha coordinato iniziative culturali di prestigio. Nel 2005, insieme a Hans-Peter Duerr e Daniel Dahm, è co-autore del Potsdamer Manifests  e del Potsdamer Denkschrift.

A seguito di varie sperimentazioni artistiche arriva ad usare pennelli e inchiostro cinese su rulli per arrivare a soluzioni di raffinata visività. Il suo naturale metodo di rapportarsi in più campi lo porta a trasmettere nelle opere tutto il suo sapere come filosofo e storico fornendoci sempre più livelli di lettura. Ordnungen anderer art (Organismi fuori centro) è un’ importante tema filosofico da lui teorizzato e attorno al quale ruota molta della sua arte, intendendo una visione di ordini a più livelli con gli strumenti che abbiamo per percepire vari aspetti sociologicamente, politicamente e artisticamente, stimolando nuovi metodi nell’ approccio delle relazioni.

La mostra in corso alla Werkstattgalerie di Berlino diventa davvero Unglaublich (incredibile), scavando in avvenimenti straordinari che un solo livello di ragione non può soddisfare per una completa comprensione. Si creano perciò diversi piani di lettura che ci spingono ad osservare e studiare gli eventi a più ordini, andando oltre la visione univoca, fornendoci molteplici chiavi che ci permettono di aprire porte diverse per un quadro assoluto.

Gli artisti, proprio come gli apostoli, parlano diverse lingue per farsi comprendere, iniziando la loro missione di teorizzatori, educando e influenzando, senza una vera missione di propaganda, semplicemente lasciandosi osservare nella loro esposizione, mostrando varie capacità di linguaggio e di conoscenza verso un grande universo mentale.

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Lucia Rossi, laureata in Arte, Spettacolo e Immagine Multimediale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Parma, è scrittrice, contributing editor per riviste d'arte, curatrice di mostre. Vive e lavora a Berlino. Ha diverse esperienze come curatrice indipendente di eventi culturali e collaborazioni per cataloghi d'arte e pubblicazioni.

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