Taming Chaos: nuova apertura berlinese per la Galerie Mazzoli

immagine per Taming Chaos
Roberto Pugliese-Fluide propagazioni alchemiche, 2017 II

In un caldo e tardo pomeriggio berlinese, tra le vie di una Prenzlauer Berg che si riempie di giovani, mamme che sfilano con passeggini vintage tra negozi rigorosamente bio e limmancabile esercito dei ciclisti-velocisti, immagino davvero che questo quadretto è un succulento inganno, un trucchetto ben congeniato per far sì che Berlino riesca in pochi attimi a far pensare ai mesi bui e freddi come a un qualcosa di già molto lontano nel tempo; un’abile manovra per dominare il caos; una furbesca trovata per mantenere lequilibrio in una città in costante mutamento.
Mi incammino verso il nuovo spazio espositivo della Galerie Mazzoli di Berlino, dove sì, c’è veramente chi addomestica il caos, ma nel suo senso più autentico. Taming Chaos: Tendency Masks and other succulent Tricks to safeguard Balance, la collettiva che ha inaugurato il 7 aprile scorso nelle sale della galleria, ruota attorno al concetto di equilibrio, analizzato diversamente a seconda degli artisti presenti.

In questo tema entra in mostra la Mazzoli stessa. Fondata a Berlino nel 2009 da Mario Mazzoli e il fratello Augusto, figli di Emilio Mazzoli della galleria omonima di Modena, in quella ricca parte ovest di Berlino piena di altre importanti gallerie e locali alla moda, la Galerie Mario Mazzoli ha saputo valorizzare e portare nel mercato dell’arte opere legate al mondo del suono.

Un lavoro straordinario di divulgazione di un’arte attrattiva quanto difficile, di analisi e ricerche di altissimo livello, in un percorso che ha visto la galleria promotrice di un filone artistico caratterizzato dal sonoro e il multimediale.

La chiusura dopo nove anni di intensa attività e la riapertura oggi, in vesti nuove nella parte est della città, proprio in quella Prenzlauer Berg dove pare che il fermento artistico non assopisca mai, intende già dal nome un avvicinamento alla galleria di Modena, divenendo unicamente Galerie Mazzoli.

Mario Mazzoli lascia così le suggestive sale di un aristocratico appartamento, che caratterizzavano la sede precedente di Potsdamer Strasse, per un open space dalle pareti bianche, una grande vetrina sulla Eberswalder Strasse a pochi metri dall´entrata del Mauer Park, famoso parco luogo di incontro per berlinesi e turisti.

Dai colori e la disposizione di una più comune galleria, quello che si trova in Prenzlauer Berg è sicuramente uno spazio libero e pulito, meno suggestivo ma meglio indirizzato all´esposizione. Il sonoro probabilmente cede rispetto a prima, nelle sale più raccolte, ma si compensa con una godibilità dell’opera nel suo insieme migliore, al centro dell’attenzione nella sua pura essenza. Non è solo una scelta estetica, anche di intenzioni. Rimane fermo e stabile il forte legame con la sound art e l’arte multimediale, ma si apre anche ad altre forme, incontrando, così, pittura, fotografia e scultura.

In questo si avvicina alla Galleria Mazzoli di Modena, con la quale in effetti vi è una costante collaborazione, pur staccandosi dalla tradizione e mantenendo alto lo sguardo verso le nuove sperimentazioni e l’animo connesso alle nuove tecnologie.

Si può dire che oggi la galleria sia il centro degli sforzi e le passioni di Mario Mazzoli, che ha alle spalle un’importante formazione musicale unita all’interesse per le arti visive coltivata grazie all’esperienza nella galleria di famiglia, designando una proposta più ampia rivolta al mondo dei collezionisti.

I primi artisti oggi ad inaugurare il neonato spazio non sono nuovi per la galleria: Christian Achenbach, Germania, 1978; Carlo Benvenuto, Italia, 1966; Pe Lang Svizzera, 1974; Pierre-Etienne Morelle, Francia, 1980; Roberto Pugliese, Italia, 1982.

Caratterizzato da una perfetta sintesi tra musica, arte e tecnologia Roberto Pugliese unisce in una armonia visiva e percettiva il naturale con l’artificiale.

È lui che contribuisce al nome della mostra: Tendency Masks sono uno strumento utilizzato nella musica elettronica e nel sound design per limitare l’area di operazione delle componenti casuali, controllandone il processo. Pugliese li usa per le composizioni sonore associate alle sue installazioni, creando una selezione del suono per avere una corrispondenza tra gli elementi visivi e quelli uditivi dell’opera che trova risalto proprio dall’ordine casuale.

Nato a Napoli Pugliese lavora su un’arte che possiamo definire interattiva, lasciando però allo spettatore la sensazione di non entrare mai pienamente all’interno di questo rapporto di azione/reazione: è la percezione che si ha di essa ad essere realmente importante, ed è forse qui la chiave che distingue un artista complesso e raffinato come Pugliese. Utilizza spesso il feedback, l´effetto di controreazione di un fenomeno per certi versi sul quale non si ha controllo: è senza equilibrio e si crea quando ad esempio un microfono troppo vicino allo speaker crea un fischio fastidioso.

Sue le damigiane in vetro presenti nella seconda stanza della Galerie Mazzoli: di diversa grandezza, le damigiane contengono liquidi di diversa natura e colore al cui interno è presente uno speaker. Il risultato è un suono prodotto da registrazioni audio modificate e suoni sintetici, utilizzando la diversa propagazione del suono relativo ai liquidi presenti che assumono così il compito di filtri sonori, in una sofisticata e affascinante alchimia che definisce la sua arte cinetica.

Cinetica è anche l’arte dello svizzero Pe Lang, che si muove dentro la pura precisione meccanica, in uno stretto rapporto tra il movimento dei corpi e le forze che agiscono su di essi. Eleganti e in qualche modo minimaliste nella loro presentazione al fruitore, le sue opere complesse si muovono tra forza di gravità e giochi fisici dove il caso assume un fattore principale, un disordine che viene controllato dominando sulle forze intuibili che agiscono nelle sue composizioni. Intuibili proprio perché i lavori di Lang, per quanto calcolati, producono movimenti in gran parte imprevedibili che non possono essere padroneggiati. È il limite di questi movimenti che viene controllato, un confine che l´artista domina evitando il collasso dell´intero sistema. Un sottile ordine abbraccia una tensione apparente in un magnifico risultato di forza e poesia.

Ed è proprio la forza che caratterizza anche l´artista francese Pierre-Etienne Morelle, questa volta su campi di potenza più materici. Le sue opere, come quelle in mostra, rappresentano diversi elementi che coesistono insieme dalla tensione costante di corde, molle e ganci, una forza che modifica nel tempo gli elementi strutturali delle opere. L’ imprevedibilità in Morelle è proprio il risultato delle forme che prenderà la struttura e l´aspetto delle sue modifiche. Ecco che l´equilibrio per lui diventa fattore primario, punto essenziale del suo lavoro per evitare che la tensione sfugga al controllo e prenda il comando.

Ancora il limite, il confine che gli artisti devono stabilire per mantenere le opere in un bilico perfetto, una stabilità calcolata tra il caos e l´ordine della natura.

Lasciamo ora da parte la meccanica, la fisica e il suono. Entriamo nel mondo delle sinuose raffigurazioni di Carlo Benvenuto: delicate fotografie che sembrano pitture. Ritrae oggetti di uso quotidiano in scala 1:1: un tavolo, una sedia, bicchieri di acqua.

Nella ricerca di superare l´impasse imposta da Duchamp, l´artista torna alla radice, sottraendo ai suoi soggetti un posto definito nel tempo, spogliandoli di ogni contesto.

E se Achille Bonito Oliva cosí scriveva di Benvenuto“ Una felice diacronia regge il rapporto tra l’artista e il mondo che lo circonda, lo scollamento in parallelo di una doppia solitudine: Carlo e le cose che lo circondano, Carlo e il quieto silenzio della scena domestica”, allora osserviamo meglio dall’esterno il tenue silenzio delle sue rappresentazioni, muti oggetti che sembra di veder vivere in assenza di tutto il resto, quando anche noi ce ne andiamo. E dopo un silenzio assoluto a contemplare la purezza della composizione, forse sembra che qualcosa prenda nuova vita e che le perfette geometrie comincino a dialogare tra loro. Ecco che comprendiamo a pieno il suo tentativo di dare ordine al caos della realtà. Nella loro seducente delicatezza, gli oggetti si fanno osservare per la loro intrinseca bellezza, sospesi e genuini in una staticità che emana un calore dalla giusta distanza, esaltata dall’ assenza di ogni tipo di manipolazione digitale. Utilizzando infatti esclusivamente vecchie apparecchiature analogiche, Benvenuto crea fotografie dove è ancora presente l’elemento fortuito, come ad esempio la presenza di polvere che l’artista deve sapientemente limitare per impedire ad un intervento naturale di prendere il sopravvento, lasciandolo espandersi entro i giusti confini dell’imprevedibilità.

L’apertura di Mario Mazzoli verso altri aspetti artistici da quelli più prettamente legati al suono si manifesta anche in Christian Achenbach, con il quale la galleria accogie la pittura. I suoi dipinti sono il risultato di ripetute sovrapposizioni cromatiche sulla tela in un tempo che varia, si allunga ad assecondare il procedimento creativo. Ad ogni gettata di colore la tela viene spesso ruotata, capovolta, delimitando il terreno in cui l’imprevedibilità si manifesta e permettendo a casuali macchie di colore di sovrapporsi a precise forme geometriche. Si attua un processo particolare che richiama quello dell’improvvisazione musicale in perfetta sintonia con una generazione di artisti tedeschi che torna a una pittura dal forte impatto visivo mescolata alle dinamiche del suono.

Mario Mazzoli riesce perfettamente nell’intento di far dialogare i cinque artisti, estrapolando un centro importante entro cui muoversi e permettendo ad ognuno di mantenere  la propria individualità. L’equilibrio, vero soggetto di questa mostra, è ben lontana dall’essere uno strumento armonico, manifestazione di bellezza e ordine: diventa mezzo per riconciliare caos e controllo.

Tutti gli artisti inseriscono nei loro lavori sempre una componente che sfugge alle intenzioni, limitandone però l’ azione nel momento del possibile collasso dell’intero sistema.

Lo spettatore avrà così inizialmente l’impressione di osservare meccanismi rigorosamente stabiliti, per trovarsi poi a capire il processo casuale intrinseco.

È un´arte che incorpora l ‘intervento esterno delle forze naturali quella in mostra, che controlla l’indeterminatezza e l’imprevedibilità, che evidenzia e risalta il processo creativo, che indaga straordinarie vie sperimentali di pensiero e tecnica.

Galerie Mazzoli

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Lucia Rossi, laureata in Arte, Spettacolo e Immagine Multimediale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Parma, è scrittrice, contributing editor per riviste d'arte, curatrice di mostre. Vive e lavora a Berlino. Ha diverse esperienze come curatrice indipendente di eventi culturali e collaborazioni per cataloghi d'arte e pubblicazioni.

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