Nicola Samorì da record: Ultima Scena (40×60 cm) battuto all’asta per 89 mila euro

Ultima scena, 40x60cm

Gli occhi puntati sui numeri, che continuano a crescere. Offerenti, appassionati, collezionisti, artisti, tutti online per l’evento che ci ha tenuti in sospeso durante lo scorso fine settimana.

Si tratta dell’asta di beneficenza della Ketterer Kunst di Monaco, che, con la sua raccolta fondi di PIN (Freunde der Pinakothek der Moderne e V.) per Pinakothek der Moderne e il Museum Brandhorst, batte diversi record.

In diretta streaming sabato 21 novembre, ha fruttato quasi 3 milioni di euro, accompagnata dalla versione solo online che prevedeva offerte in parallelo fino a domenica pomeriggio; vendite di opere d’arte in tempo di pandemia, con le sale vuote e la mancanza di champagne da stappare per festeggiare i risultati.

Ma lo stesso Robert Ketterer, come riporta anche il “Süddeutsche Zeitung”, si dice certo di essere riuscito a portare nel mondo l’atmosfera di un grande evento attraverso i vari live streaming. Nonostante le restrizioni dovute al corona virus e una crisi mondiale, “il supporto internet ha superato di gran lunga le nostre aspettative”, afferma Dorothée Whal, Presidente di PIN, che conferma quindi la conversione di un fenomeno locale in uno globale. Ed è così che la più grande asta di beneficenza della Germania mostra come il futuro sia sempre più digitale.

Ad aggiudicarsi l’offerta più alta è stata Anpassung, di Neo Rauch, olio di piccole dimensioni battuto per 300 mila euro, come da previsioni. Anche Georg Baselitz conferma le aspettative con Salzburger Grün, carta di grande formato battuta per 235 mila euro. A superare invece i pronostici Raymond Hains, Julian Rosefeldt e Grace Weaver. Un’asta, quella in diretta streaming, che ha raggiunto il risultato record di circa 2,2 milioni di euro e che ha mantenuto un ottimo ritmo grazie al numero elevato di offerenti connessi.

Ma è nell’asta solo online che si sono create vere e proprie battaglie intorno ad alcuni lotti, come si è potuto vedere nel caso di Alex Katz e Thomas Struth, Jan Kucks e Hadrien Dussoix. A tenere però con il fiato sospeso è stato il nostro connazionale Nicola Samorì (nicolasamori.com), con Ultima Scena, lotto 73, un 40×60 cm che dal prezzo di galleria di 16.200 euro arriva alla cifra strabiliante di 89 mila euro, divenendo l’opera più costosa venduta domenica.

Nicola Samorì: Ultima scena, 40x60cm

Ultima Scena, olio su tela applicata su tavola, omonimo nonché modello del grande dipinto – 190×350 cm – esposto lo scorso settembre/ottobre alla galleria EIGEN + ART di Berlino durante la personale In Abisso, mostra uno scenario oscuro e viscerale, un paesaggio che avvolge e apre alle profondità. Mi spiega Samorì:

“È un ritratto dello stretto di Messina, visto dalla Calabria al tramonto; due terre che si guardano senza incontrarsi, e che solo la macchinazione pittorica innescata obbliga alla compenetrazione. La pittura è letteralmente spremuta piegando la tela a metà in orizzontale e riaprendo con brutalità le due parti, azione che sposta densi strati di colore ad olio dalla parte bassa a quella alta e viceversa. Le nubi nere dipinte con cura si alternano a impronte nere che si sono aperte per caso. Brani di cielo affondano in acqua e brandelli di onde si sollevano in cielo.
La versione monumentale di Ultima scena è stata dipinta su un telaio che ospitava una Ultima cena dell’artista cinese Minjun; come in molti altri casi nella mia opera, il titolo è il testimone di una sparizione”.

Un risultato da record, quello di Nicola Samorì, che movimenta un’asta dai risultati straordinari e che sprona sempre più quell’affermazione dell’arte, inevitabilmente legata anche al suo valore economico, che maggiormente transita per le aste.

Mi dice Samorì, contattato subito dopo i risultati dell’asta:

“Questo risultato mi ha trasmesso tanta adrenalina, non posso certo negarlo. Se prendo le distanze da questo episodio – e già oggi sono in grado di farlo – le riflessioni portano ad un combattimento interno. Forse è la radice contadina che mi porta ad aver fede in cose molto semplici e concrete. È incredibile la rapidità con la quale si metabolizzano cose che fino al giorno prima si credevano impossibili. Forse perché non intaccano le ragioni profonde del fare e il nostro equilibrio”.

Difficile capire ora la portata di tutto questo. Tralasciando connessioni tra arte e mercato, ciò che rimane intatto è proprio la ragione intima del fare.

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Lucia Rossi, laureata in Arte, Spettacolo e Immagine Multimediale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Parma, è scrittrice, contributing editor per riviste d'arte, curatrice di mostre. Vive e lavora a Berlino. Ha diverse esperienze come curatrice indipendente di eventi culturali e collaborazioni per cataloghi d'arte e pubblicazioni.

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