Letteratura inaspettata #70. L’immaginifico Pinocchio di Elisabeta Petrescu, la Parola tra teatro e poesia

Che cos’è la realtà se non una versione addomesticata della fantasia, al servizio della ragione? E l’arte, il teatro non sono le propaggini naturali della fantasia come generatrice di vita?

Come primo significato il dizionario Treccani riporta testualmente: fantaṡìa s.f. [dal lat. phantasĭa, gr. ϕαντασία, der. di ϕαίνω «mostrare»]. – 1. a. Facoltà della mente umana di creare immagini, di rappresentarsi cose e fatti corrispondenti o no a una realtà.

Bisognerebbe evitare di riconoscere al tangibile il primato di realtà come verità e procedere artisticamente lasciandoci guidare dalle illusioni percettive, così preziose nell’emancipazione della personalità.

Begole sull’ego di un Pinocchio di Elisabeta Petrescu pubblicato per FVE edizioni con la prefazione di Graziano Graziani è proprio questo: un azzardo poetico-teatrale che destruttura il linguaggio consueto attraverso il paradosso che rende l’azione dei personaggi come opera prima, unica e irripetibile nella singolarità.

Anche il grammelot d’altro canto persegue la stessa finalità iperbolica nello stravolgimento del linguaggio, diventando protagonista in toto di tutto l’impianto scenico della discorsività.

La figura di Pinocchio è senz’altro una delle più iconiche per quanto riguarda la sperimentazione e la Petrescu abilmente manovra l’eccentrico burattino nell’incontro con il Machiavelli più vulnerabile della storia, così intento ad accompagnare il flaneur Pinocchio in un circo grottesco di individui egotici in cerca di uno spazio regale da conquistare, singolari tipi umani che si rincorrono nel compiacimento supremo della Parola.

È forse un concetto d’antan il teatro dell’assurdo con il suo languido ripiegamento esistenzialista, nel culto raffinato delle parabole nonsense? Assolutamente no, ed ha una concretezza solida che fonda le basi proprio nella realtà, così diversa e identica all’ideazione fantastica, l’una che puntella e sorregge l’esistenza dell’altra.

La Petrescu è una raffinatissima autrice di poesia e teatro che sa quanto è viscerale il rapporto tra le due arti e quanto possano far emergere gli spettri del grigiore trasformandoli in lapilli incendiari.

Potere del linguaggio che si barcamena tra costrutti umani intenti a preservare il narcisismo primario che li rende inconsapevoli di possedere un corpo, dopo la scoperta lacaniana del Doppio.

Una lettura colta, dedicata al teatro di poesia.

Elisabeta Petrescu (Galați – Romania, 1966) poetessa, counselor, traduttrice, già insegnante yoga vive dal 1998 in Italia. Ha pubblicato Splendere è cantare (Mimesis, 2010), come coautrice con lo staff di PREPOS il Dizionario essenziale di counseling relazionale e personologico (Montag, 2012), Marinaio di nuova poesia (Pacini Fazzi Editore, 2017), Ionescamente. Io ne esco come? (Ensemble, 2019), Le chiare veggenze di un Pinocchio. Metamorfosi degli insegnamenti di Confucio nel bel paese con lodi (Mimesis, 2020), AA. VV. Décaméron 2020. Projet collaboratif au temps du confinement. Lire, rêver, écrire, vivre…, (Albiana, Ajaccio) premio Innovation du confinement, dicembre 2020 da Livres Hebdo, AA.VV. Stantare, résistance d’écrivains (À Fior di Carta Editions, 2021), Vidi antidivi (Ensemble, 2021).

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Antonella A. Rizzo è nata a Roma il 17 gennaio 1967. E' poeta, scrittrice, giornalista, performer. Ha pubblicato: Il sonno di Salomè - Edizioni Tracce 2012. Confessioni di una giovane eretica - Edizioni Lepisma 2013, Cleopatra. Divina Donna d'Inferno - Fusibilia libri 2014, Iratae pièce teatrale con Maria Carla Trapani - Fusibilia libri 2015, Plethora – Nuove Edizioni Aldine 2016, A dimora le rose, Edizioni Croce 2018, A tutti quelli che non sanno che esiste il vortice – Lavinia Dickinson edizioni 2019.

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