Artissima 2014 #2. Nulla è Gratis o quasi. Al confine tra Torino e Verona

Nelle pratiche di revisione editoriale una riga che appare su una pagina diversa da quella del paragrafo viene definita vedova. Proprio quando il discorso sembra esserci chiaro, il pensiero si interrompe bruscamente in una definizione isolata o in un periodo grammaticale mutilato, sconnesso da tutto il resto.

Così appare il dialogo delle centonovantacinque gallerie scelte fra 34 paesi nazionali ed internazionali presenti alla ventunesima edizione di Artissima a Torino. Numeri che hanno proclamato l’arena dell’Oval la più competitiva fiera di mercato made in Italy dedicata all’arte contemporanea .

Fin qui nulla da eccepire, ma cosa accade quando l’offerta non adempie alla richiesta di mercato? Ad assolvere tale dilemmi entra in campo un equipe tecnica pronta a sformare eventi complementari, tra i tanti: Present Future, sezione ad invito caratterizzata da stand monografici di artisti emergenti a livello internazionale, pronta a legittimare l’importanza culturale della fiera; Back to the Future, mostre personali di artisti attivi tra gli anni ’60 e ’80 selezionati da un team di prestigiosi direttori di museo e curatori, iniziativa democratica dedicata alla qualità dell’offerta; Art Editions, dedicata a gallerie e altri spazi che presentano edizioni, stampe e multipli di artisti contemporanei, per restituire il sapore di mercato che pervade tra gli espositori. Non possono mancare le novità ad attivare i più scettici come l’attesissima  Per4m, una speciale sezione dedicata esclusivamente alla presentazione di lavori performativi, senza parlare degli eventi collaterali con la E maiuscola che diventano subito fenomeni mediatici come SHIT AND DIE – organizzato da Maurizio Cattelan.

Tra questi l’interesse lo rivolgiamo a New Entries che dedica una vetrina a 19 gallerie emergenti selezionatissime. La ricerca e la sperimentazione dunque sembrano contrapporsi alla grammatica del mercato, ma non è così.

Nell’ottica di evoluzione fieristica  quest’anno Artissima ha colto la tendenza, già vista in ArtVerona con INDEPENDENTS, di creare sezione dedicate alle giovani realtà. Così come i titoli suggeriscono, le differenze tra i due interventi sono strettamente legate ad intenzionalità discordanti: l’evento Veronese gratuitamente concede luoghi destinati a collettivi e associazioni, impegnati nella ricerca progettuale dell’arte, offrendo ai partecipanti un servizio necessario per instaurare un dialogo assertivo tra pubblico e privato, mentre quello Torinese applica un metodo che opera nel dato preesistente, iniettando cellule  nell’organismo fieristico, al fine di ampliarne il mercato.

Entrambe le strategie sono valide nel rispondere a precise domande: Independents offre possibili interventi culturali, diversamente New Entries offre alternative di mercato.

Tra le due, la scelta di Artissima rimane la più rischiosa in quanto l’immissione di una terza voce se non assertiva e decisa corre il rischio di far eco ad una fiera di campionario.

Così Torino torna a giocare e si mette in gioco con la Galleria Alberto Peola.

Mentre alla Alex Daniels-Reflex (Art Editions), Amsterdam è imprigionata tra gli anni ’50 e la Pop Art, dove nulla si mangia e tutto si conserva, l’aspetto ludico diventa immediatamente dramma con Mickey Mouse che si consuma e liquefa nell’attesa di un risveglio delle forze dell’arte.

Le stesse forze che Maffei e Galimberti (Torino Milano – Art Editions) proteggono, trasformando le opere di Rotella, Beuys e Warhol in reliquie di quello che è stato e non sarà.

ExElettrofonica (Roma – New Entries) invece le reliquie le raccoglie per non dimenticare, trasformando la memoria in nuovi significati.

Tra design di oggetti (Galleria Giacomo Guidi Roma – Main Section) e oggetti che si vogliono design (Samy Abraham Parigi – Main Section) non poteva mancare il contributo al neon (Galleria Vitrine  London) di cui la città di Torino si ingioiella a tal punto da avvilire ogni competizione.

C’è chi si adorna e chi si sveste di ogni orpello. Impressionante la proposta della Galleria Exit di Hong Kong (Espositore) che ritorna ad un’estetica squisitamente concettuale, dove l’unica cosa rappresentata è falsa, lasciando alla manualità e alla preziosità dei materiali l’unico respiro.

Lo stesso sapore anima la Galleria Massimodeluca di Venezia (New Entries), che per pulsione poetica indaga con curiosità il senso dell’arte.

Se, infine, troverete ad aspettarvi uno stuoino arrotolato come a dire “non c’è nessuno”, non vi preoccupate potrebbe essere un goffo intervento espositivo del gallerista (Galleria CO2 Torino – Per4m).

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Roberto D’Onorio (1979) vive e lavora a Roma. Inizia la sua carriera artistica collaborando con la cattedra di Fenomenologia delle Arti Contemporanee di Cecilia Casorati all’Accademia di Belle Arti di Roma e nel 2010 con Cecilia Canziani e Ilaria Gianni per la NOMAS Foundation. Nello stesso anno affianca Anna Cestelli Guidi in occasione della Biennale Fluxus (Auditorium Parco della Musica, Roma). Nel 2012 lavora presso la Galleria Marino di Giuseppe Marino, Roma. Dal 2013 collabora con la Galleria 291est, Roma, rivestendo i ruoli professionali di Curatore e Responsabile Management.

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