Torino, Artissima. Un racconto. Friendly#5

Joseph Kosuth, Zero & Not #14. Freud Series, 1987

Bella Torino, potrebbe essere la mia città ideale, quella degli aperitivi, della Fiat, della Juventus, delle luci d’artista, e il museo Egizio, tutto mi piace qui. Camminare in mezzo a palazzi d’epoca, lo stile liberty, il barocco, il neoclassico, e le grandi gallerie che ti accompagnano in tutto il centro. E poi c’è Artissima, l’Art Fair, che per quattro giorni l’anno convoglia tutta l’arte contemporanea italiana e non, in un turbinio di feste ed eventi, in, e collaterali alla fiera.

Arrivo in città e subito mi dirigo ad Artissima, dove anche il nome del luogo che la ospita è di prestigio: il Lingotto. Vado all’Oval e ritiro finalmente il mio pass stampa, inizio a girare per la fiera in piena inaugurazione, con penna, quaderno, e il mio inseparabile telefonino per fare foto e video. Le immagini sono importanti, ma per prima cosa bisogna guardare, in un luogo poi dove c’è veramente tanto da vedere; e questo me lo dice subito all’ingresso la luminosa di Alfredo Jaar, nello stand di Lia Rumma, Vogliamo tutto (2016). Un grande artista lui, il suo lavoro parte da una base etica e intellettuale, per terminare in una forma estetica artistica, utilizzando qualsiasi medium. Jaar sceglie sempre una forma decisa, chiara: tutta l’arte è sempre politica: una concezione del mondo non può essere neutrale. Oltre a Lia Rumma, pure nella galleria parigina Chirstophe Gaillard, l’artista francese Isabelle Le Minh mette in primo piano luce e scrittura con l’opera Listing (2005-2008). Anche da Artericambi di Verona c’è Andrea Galvani con Study On Gravity (2016), mentre il portoghese Pedro Cabrita Reis (galleria Giorgio Persano) costruisce La Settima Luce in alto (2015), con centocinquanta tubi fluorescenti, dove solo uno è illuminato. Infine il mio amato Joseph Kosuth (Zero & Not #14. Freud Series, 1987) nella galleria Vistamare di Pescara ci dice “You are requested to shut the eyes”. Il neon che ritorna? O forse non ha smesso mai di essere fortemente presente nell’arte a partire da Lucio Fontana ad oggi.

Giro per le gallerie italiane e straniere, giovani e storiche, poi al richiamo della performance corro nell’area Per4m: qui la galleria londinese Vetrine propone il lavoro di Tim Etchells dal titolo Work Files. Lui è uno scrittore inglese, famoso anche per essere direttore artistico di Forced Enterainment, un gruppo di artisti con sede a Sheffield; anche qui c’è una  ricerca sulla parola e sulla scrittura, con il teatro, la performance e new media. In Etchells c’è il bisogno di comunicare in modi diversi, eccessivi e anche ironici, infatti, per una mezz’ora, ripete frasi in maniera ossessiva e con toni di voce diversi, dal calmo all’eccitato, dal pacato al cattivo o aggressivo. Ti tiene in tensione tutto il tempo, parlando o urlando modi di dire e citazioni tratte da libri o da giornali, facendo un assolo, tenendo in mano dei piccoli appunti, e muovendovi in maniera veloce, nevrotica, rappresentando forse l’isteria tipica del nostro tempo.

Torno tra le corsie e inizio a pensare: insomma non sono un critico d’arte, ma ho imparato a osservare e capire, e in questa fiera, che paragonerei ad una bellissima signora piena di classe e glamour, non ho trovato nulla di nuovo o pochissima ricerca. E’ vero che le fiere sono fatte per vendere e generare mercato, ma anche la sperimentazione e le novità sono importanti soprattutto, questo mi aspettavo ad Artissima. Ciò che invece mi ha colpito è uno sguardo al passato con occhi contemporanei, questo sì, ed un lavoro sui materiali come i tessuti, gli arazzi, le lane, e i tappeti. Un esempio, tra l’altro uno dei lavori che più mi è piaciuto, lo trovo in The Gallery Apart, dove l’artista francese Bertille Bak coinvolge ed emoziona con un progetto di video e installativo: sociale, ma anche intimo, costruttivo e di forte indagine sull’uomo, anzi sulle comunità di uomini. Questo, forse, è quello che mi ha attratto subito della Bak: la comunità. Una ricerca, la sua, che parte dal profondo e dove lei stessa si cala, nelle vite di alcune collettività (come quella dei minatori) con la volontà di scoprire, capire, per poi raccontare. E riesce a farlo con leggerezza e con grande maestria, in un video che ti fa sorridere o in un arazzo, che compensa, e mette in scena antichi dipinti rappresentanti massacri. Modi diversi per comprendere una realtà e per risvegliare la coscienza di chi guarda senza alcun tipo di retorica.

Esco dal Lingotto e, grazie ad alcuni amici, ho la fortuna di girare Torino di sera con una cinquecento del 1967: fantastico. Sfioro tutte quelle luci d’artista, come il Tappeto Volante di Daniel Buren  in Piazza Palazzo di Città.

Una visita d’obbligo è all’Ex Ospedale Maria Adelaide, a vedere The Others, una fiera dedicata all’arte emergente internazionale e che quest’anno per la prima volta sposta la sua sede, che per cinque anni era stato l’Ex Carcere Le Nove, e inizia così un nuovo percorso itinerante: alla scoperta di spazi in disuso e anticonvenzionali.  Nomadismo e rivalutazione dei luoghi, un concetto a me molto caro perché il contemporaneo deve fare anche questo, arrivare in posti dimenticati o abbandonati e portare la sua arte per dare un nuovo senso alle cose. Qui il lavoro più interessante è Polisonum. E’ un progetto artistico di ricerca sonora dei luoghi, immagini che riprendono spazi, e suoni che a loro appartengono, inseriti, contestualmente all’immagine, o destrutturati da essa. Lo spettatore può decidere cosa poi ascoltare, e vedere, ma il punto è quello di accentrare l’attenzione proprio su il quotidiano vivendolo o forse spiandolo, cosa che forse normalmente non facciamo più. Corriamo da un posto all’altro senza renderci più conto di dove siamo, dandolo forse per scontato e non sentendolo più.

Ecco, tutto questo mi sono portata a casa, e di sicuro è il mio racconto.

Su Artissima 2016, si leggano anche:

 

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Serena Achilli, studiosa appassionata d'arte contemporanea, è curatrice indipendente e direttore artistico di Algoritmo Festival. Scrive per raccontare la propria contemporaneità cercando con cura pensieri e parole. Ha un Blog in cui c'è tutto questo e altro ancora.

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