La Serpara. Dialoghi tra arte e natura, Conversazione con Marco Trulli

immagine per La Serpara. Dialoghi tra arte e natura
Ph. Francesco Galli

La Serpara. Dialoghi tra arte e natura (ed. Viaindustriae publishing) sta seguendo un iter di presentazioni molto lunghe nel tempo, da quando cioè è stato pubblicato (2017). Ne parliamo con il curatore del volume, Marco Trulli, ma prima facciamo una premessa.

Negli anni ottanta lo scultore svizzero Paul Wiedmer sta terminando un  percorso artistico con Jean Tinguely e Niki de Saint Phalle; nel periodo in cui iniziarono i lavori del giardino dei Tarocchi a Capalbio, decise di cercare insieme a sua moglie, Jacqueline Dolder, un luogo dove poter mettere in piedi un suo progetto. Su consiglio diretto di Salvador Dalì,  già nel 1973 era stato a visitare il Sacro Bosco di Bomarzo e lì di sicuro la suggestione di quel parco, voluto da Vicino Orsini nella seconda metà del cinquecento, lo spinse a cercare uno spazio dove costruire un  giardino speciale.

Infine lo trova in piena campagna a Civitella d’Agliano, in una zona di confine tra Lazio ed Umbria, dove poi dal 1997 avvia, il suo parco che di anno in anno aggiunge nuove visioni.

“… essa ci apparve come un diamante grezzo, che poteva essere usato per scintillare – un gioiello”.

Il paesaggio della Serpara  (era il nome originario di quella terra) così inizia a  cambiare lentamente aspetto, non in modo invasivo, ma con l’arte che semplicemente si unisce alla natura.

Uno spazio privato, ma aperto al pubblico dove tra alberi, erbe aromatiche e un piccolo torrente si possono ora trovare  sculture o interventi ambientali, di artisti come: Bruno Ceccobelli, Daniel Spoerri, Wilhelm Koch, Albert Braun, Graziano Marini, Werther Germondari, Massimo De Giovanni, Thorsten Kirchhoff, Daniel Kufner, Pasquale Altieri, Attilio Pierelli ed altri insieme allo stesso Wiedmer.

Un luogo per vivere l’arte, in perenne costruzione, un giardino contemporaneo situato in una zona dove il Rinascimento ha lasciato esempi splendidi come il Sacro Bosco o la Villa Lante di Bagnaia e il Palazzo Farnese di Caprarola.

La Serpara, si unisce a questi con una sottile linea di congiunzione tra l’antico ed il moderno, seguendo lo stesso identico concetto, l’amore per l’arte e la natura.

Il libro La Serpara. Dialoghi tra arte e natura. A cura di Marco Trulli, 2017, ed. Viaindustriae publishing racconta la storia del parco, corredato da immagini fotografiche di Francesco Galli e con interventi di Paul Wiedmer, Andres Pardey, Giorgio de Finis, Jacqueline Dolder, James P Graham, Antonio Rocca, Sofia Varoli Piazza, Elisabetta Cristallini, Ludwig Oechslin, e le illustrazioni di Samuele Vesuvio.

Il curatore del volume è Marco Trulli al quale chiedo:

Marco hai lavorato in diversi progetti di arte contemporanea nel tuo territorio di adozione (Viterbo) e anche a livello internazionale, come e perché ti sei avvicinato a Paul Wiedmer?

Diversi anni fa quando ero ancora studente universitario a Conservazione dei Beni Culturali a Viterbo mi interessavo della conservazione dell’arte contemporanea. Un giorno, nell’ambito del corso di storia dell’arte contemporanea, visitammo uno strano giardino di piante e sculture di fuoco. Scoprii così La Serpara e il tema della conservazione passò progressivamente in secondo piano nei miei interessi.

Da allora iniziai a lavorare alla tesi di laurea cercando di conoscere da più vicino la storia della famiglia Wiedmer a cui ormai sono legato profondamente. Per la tesi ho ricostruito il percorso artistico di Paul Wiedmer, approfondito la sua collaborazione con Luginbuhl, Tinguely e Niki de Saint Phalle fino a collaborare al libro realizzato in occasione della retrospettiva dedicata a Wiedmer al Tinguely Museum di Basilea. Così dal 2007 sono un volontario del giardino La Serpara, un militante di una realtà che in Italia è ancora poco conosciuta ma che ogni anno richiama centinaia di visitatori da tutta Europa.

E’ la seconda pubblicazione del libro a 10 anni di distanza, cosa è cambiato e chi ha supportato il progetto?

Il primo è stato realizzato nel 2007 per Kehrer Verlag. A dieci anni di distanza c’era l’esigenza di catalogare le opere realizzate in questo lasso di tempo e fare un punto sull’evoluzione di questo percorso che, a questo punto, è diventato piuttosto consistente nel numero di sculture e nel bagaglio di interpretazioni  del rapporto tra arte e natura. Quindi abbiamo immaginato un libro che tornasse alle radici e alle ragioni ideative, parlando della trasformazione gentile del luogo e dello statuto irregolare del giardino. Il libro è sostanzialmente autofinanziato, edito da Viaindustriae, piccolo editore umbro che lavora a progetti molto interessanti. Il Comune di Civitella d’Agliano ha dato un contribuito riconoscendo l’importanza del giardino per il territorio, per il resto abbiamo fatto un crowfunding e venduto molte copie finora e manca poco per chiudere i conti.

L’intervista plurale, mi è sembrata un giusto modo per avere una visione a più voci sul racconto del viaggio la Serpara, cosa mi dici in merito?

Sì ho pensato che da solo non sarei stato in grado di restituire la complessità, la vivacità di questa realtà e delle vicende umane ad essa legate. Ho voluto quindi tentare di creare un dispositivo che potesse, in maniera sintetica per ragioni editoriali, leggere La Serpara come un prisma, chiedendo a sette diversi profili delle risposte a delle domande precise sugli aspetti botanici, simbolici, artistici e filosofici del giardino. Un luogo della condivisione e della convivialità non poteva che essere raccontato attraverso una pluralità di sguardi.

La Serpara. Dialoghi tra arte e natura.

A cura di Marco Trulli, 2017, ed. Viaindustriae publishing
http://publishing.viaindustriae.it/?p=635

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Serena Achilli, studiosa appassionata d'arte contemporanea, è curatrice indipendente e direttore artistico di Algoritmo Festival. Scrive per raccontare la propria contemporaneità cercando con cura pensieri e parole. Ha un Blog in cui c'è tutto questo e altro ancora.

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