64° Premio Michetti: La bellezza è necessaria

Potrei rimanere colpito dal fascino di un volto femminile e allora immediatamente vorrei che quel volto mi osservasse mentre compio gesti atletici di straordinario spessore, mentre pronuncio parole intelligenti o quando racconto l’aneddoto che risolleva la serata. Questo come a dire che la bellezza è la conferma di noi stessi ed è, proprio per il fatto che ne abbiamo bisogno, necessaria. E proprio così- necessaria –  la definisce la 64° edizione del Premio Michetti (Francavilla al Mare, Abruzzo), che si divide tra un omaggio a dei baluardi storici come Aligi Sassu, l’ultranovantenne Picini, il pittore napoletano Casciaro, e la consueta rassegna di giovani promesse del panorama contemporaneo.

Fa caldo e, stando all’ombra, si può tentare, senza cedere allo sbraco pomeridiano, di unire i punti di un discorso che pare essere quello della pittura o, più nello specifico, della figura. E’ l’epoca, dopotutto, dei “ritorni”: il ritorno al figurativo, alla tradizione; sembra di vivere in un eterno sequel e questi, si sa, sono quasi sempre scadenti, seppure con parecchie fortunate eccezioni. Il figurativo esiste, non è che ci si debba per forza ritornare, se l’intenzione è però quella di una visita saltuaria, così, giusto per sentirsi ogni tanto, quello dipende dall’artista. Al Museo Michetti si riesce ad avere una sintesi di quanto si verifica nei vasti campi della pittura e si può riflettere anche su questioni tecniche. L’opera Sparagmos di Francesco Parisi è una di quelle che forse, con audacia, tenta il distacco da quei prequel che da buoni appassionati conosciamo bene, ossia le intenzioni oramai irripetibili degli artisti del passato. La ragazza e il cerbiatto, protagonisti del quadro, sono pericolosamente confinati su un divano rosso, ognuno con la sua forma, la sua figura appunto, circoscritta per quello che è, non per ciò che potrebbe diventare. Noi non conosciamo più la purezza nel mondo perché questa ci si mostra solo attraverso immagini che non dobbiamo sforzarci di interpretare in quanto strozzate dal linguaggio della tecnica. Questo soffocamento pare proprio il nostro, quello fisico e reale delle anatomie degli uomini, che oggi sono perfette ma concluse nel loro limite e, perciò, inevitabilmente fredde e banali.

E’ che adesso ci sono la Scienza, il progresso, direbbe forse il Signor Rapanelli, a cui è intitolato il lavoro dell’iperrealista Gianluca Corona che gioca sulla nostra attenzione. La Natura può essere bellezza e quindi, per tornare al tema, necessaria quando soddisfa una nostra esigenza che, in questo caso, è quella di poter osservare dei ravanelli maledettamente bene.

Il Premio va ad Agostino Arrivabene che, nomen omen, irrompe già con un titolo, Eroico Furor, che denota la risoluta e pericolosa intenzione di emozionarsi, partendo alla carica e facendo spuntare, fuori dalla manica abbondante, il ditino da condottiero diretto verso il fronte. La sua è una anatomia mutilata e quasi agonizzante, descritta con notevole abilità pittorica, ma non conclusa nei suoi bordi che sfumano nella Visione, nello Spirito.

Premio ex aequo anche a Christian Balzano, per il lavoro e se nell’attesa... e a Giuseppe Modica, siciliano, che nell’opera Skyline Gazometro ne fa una questione di spazi, di ripensamento del paesaggio, quello urbano, che vive le sue problematiche nascoste tra le finestre dei palazzoni, vedendo, in queste fessure anonime e oscure, piccole società e uffici aprire e chiudere da un giorno all’altro, con le sue strutture e i suoi piani regolatori al di sotto di un cielo enorme, talmente sereno che mette paura.

C’è una situazione interessante all’interno della rassegna e che riguarda il mondo femminile: le artiste donne dimostrano di avere una grande attenzione per il colore, gli equilibri e i dettagli. Questo nonostante le loro produzioni, per lo più quelle delle emergenti, siano inserite in correnti che si ripropongono di continuo e che hanno trovato forse la loro fortuna in un certo tipo di garbato senso civico settentrionale. Lo dicono i lavori delle giovani Chiara Sorgato e Silvia Mei, entrambe interessate al grottesco e al contrasto tra il riso e la tragedia. Il tutto descritto con un tocco sempre leggero e minuto ma a cui nulla sfugge. Insomma, queste figure siamo noi, oppure sono quello che eravamo e che vorremmo essere di nuovo? La risposta può ritrovarsi nel progresso innegabile dell’Arte che, tra validi innovatori e furbacchioni in mocassini, compie le sue scelte risolute; ci vuole tempo tempo ma le compie.

Da segnalare, finalmente, un gradito evento underground parallelo per quanto riguarda la cittadina di Francavilla: la rassegna Michetti Off a cura di Daniela Garofalo e che ha visto alternarsi in vari punti della città concerti di giovani rappers (Joice Manzo, Amir, Baby K) e i lavori di artisti emergenti (Alessandro Falco, Bianconiglio, Davide Barca, Gloria Sulli, Idrami Animabili, Martina Frattura, Massimo Manon, Matteo Liberi, Mess 2, Sergio Camplone).

Il cursore diretto sulle immagini visualizzerà le didascalie; cliccare sulle stesse per ingrandire.

Info

  • Museo Michetti, Palazzo San Domenico , Francavilla al Mare
  • dal 27 luglio-31 agosto 2013
  • Orario: 18,00-23,00 tutti i giorni lunedì escluso
  • Ingresso: gratuito

 

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Donato Di Pelino (Roma, 1987) è avvocato specializzato nel Diritto d’autore e proprietà intellettuale. Scrive di arte contemporanea e si occupa di poesia e musica. È tra i fondatori dell’associazione Mossa, residenza per la promozione dell’arte contemporanea a Genova. Le sue poesie sono state pubblicate in: antologia Premio Mario Luzi (2012), quaderni del Laboratorio Contumaciale di Tomaso Binga (2012), I poeti incontrano la Costituzione (Futura Editrice, 2017). Collabora con i suoi testi nell’organizzazione di eventi con vari artist run space.

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