Ritratti al tavolo del Terzo Paradiso. Intervista a Michelangelo Pistoletto e Massimiliano Mucciaccia

“E’ la fusione tra il Primo e il Secondo Paradiso. Il Primo è il Paradiso in cui gli esseri umani erano totalmente integrati nella natura. Il secondo è il paradiso artificiale, sviluppato dall’intelligenza umana.”

Così Michelangelo Pistoletto spiega l’idea su cui sta lavorando negli ultimi anni e che ha sintetizzato in un simbolo, quello dell’infinito matematico a cui ha aggiunto un terzo cerchio centrale, il cerchio del Terzo Paradiso appunto, che crea un equilibrio tra natura e artificio.

Talmente potente è la struttura di questa invenzione, da essere stata sviluppata attraverso performance, azioni, eventi in tutto il mondo, dall’artista ma soprattutto dalla collettività, dal pubblico fruitore. Pistoletto ha diffuso il Terzo Paradiso in contesti diversissimi, dalla performance per i 70 anni delle Nazioni Unite alla partecipazione come cantante con i Subsonica.

L’ultimo approdo del Terzo Paradiso è alla Galleria Mucciaccia di Roma che ha inaugurato nel suo spazio di Fontanella Borghese una personale di Pistoletto, momento finale di un progetto iniziato lo scorso Giugno con una cena. Attorno a un tavolo allestito nella stessa galleria, collezionisti, galleristi e personalità dell’arte e della cultura si erano riuniti per dialogare su arte e società, per riflettere su delle nuove possibilità. Ma spesso finisce che a forza di riflettere si è riflessi e così è stato. Ogni commensale infatti ha scritto un pensiero sul retro di vari grandi specchi che sono stati il supporto di partenza dei ritratti eseguiti dall’artista ed esposti oggi in questa mostra.

Ho conversato con Michelangelo Pistoletto circa il suo progetto e sulle nuove possibilità dell’ arte.

Il suo Terzo Paradiso prevede una partecipazione costitutiva del pubblico alle sue opere che denota la volontà dell’artista di smuovere le coscienze. E’ possibile per l’arte cambiare veramente le cose?

Michelangelo Pistoletto – “E’ possibile in quanto io lo sto facendo da parecchi anni. Le cose stanno veramente cambiando, non solo grazie al mio lavoro ma anche grazie a quello di tanti artisti che stanno sempre più eliminando i confini tra arte e società. La società ha bisogno dell’arte, della capacità creativa degli artisti per immaginare nuova vita. Anche la politica ne ha bisogno, infatti credo che arte e politica siano ormai due realtà indissociabili.”

Quale legame vede tra i suoi ultimi lavori e la corrente dell’Arte Povera di cui lei è stato, insieme ad altri artisti, protagonista?

Michelangelo Pistoletto  – “L’Arte Povera voleva andare contro al consumismo che livellava tutti allo stesso modo e che impediva alla gente di assumersi delle responsabilità. Si voleva tornare a una condizione di primarietà dell’essere umano con la natura, all’assumere una responsabilità anche ecosostenibile che è quello su cui vuol far riflettere anche il Terzo Paradiso.”

Se infatti l’Arte Povera era legata alla contingenza, al presente, alla semplice dimensione antropologica dell’uomo, questa era anche antitesi della produzione esasperata della Pop Art che invece godeva nell’esaltazione del sistema produttivo. Oggi tuttavia, non è più così assodato che il lavoro, sia nella società che nell’arte, sia ancora legato al concetto di produzione. Mark Zuckerberg, che potrebbe simboleggiare l’idea del nuovo uomo di successo, è diventato miliardario grazie a un prodotto che nessuno di noi ha mai comprato.

Così cambia nel tempo anche il modo di lavorare di alcuni artisti, che prima creavano dei manufatti isolati, estranei, e che ora cercano di agire sul comportamento, sulla vita stessa.

Il processo del suo lavoro è cambiato rispetto agli inizi dal punto di vista del concetto di produzione?

Michelangelo Pistoletto  – “Il mio lavoro su questo punto segue le strade del passato in quanto continuo a “produrre” ma non come finalità unica. La mia produzione infatti, come in questo caso, è finalizzata al compimento del rapporto tra arte e società, tramite azioni che non sono più solamente un prodotto ma agiscono sul piano dello scambio con il pubblico.”

Se muta l’attività degli artisti, anche la galleria d’arte è un luogo che molte volte rischia di spersonalizzarsi nel marasma delle fiere internazionali, dei grandi eventi, dell’arte commerciale. Dalla sua l’Italia mantiene la genuinità e la tradizione culturale di chi conduceva le gallerie e che sapientemente accoglieva i progetti e le idee di artisti o gruppi di artisti, promuovendone il lavoro.

Non sempre si è riusciti a cavalcare la stessa onda delle gallerie americane o inglesi (e asiatiche),  più organizzate sul piano commerciale ma recentemente molti giovani galleristi sembrano pronti a prendere il timone conciliando qualità  e business, inteso come capacità manageriale. Uno di questi è Massimiliano Mucciaccia che nel suo spazio romano di Fontanella Borghese ospita la personale di Michelangelo Pistoletto. La galleria ha come obiettivo sia l’affermazione dei maestri consolidati, sia la promozione di emergenti. A Mucciaccia chiedo un’opinione sul suo mestiere.

Quale può essere secondo te il ruolo attuale della galleria d’arte?

Massimiliano Mucciaccia – “Bisogna che le gallerie tornino ad essere punti di aggregazione culturale come erano quelle romane degli anni 60 e 70, riportando la gente in galleria. Dovrebbero essere un luogo dove poter respirare l’arte, scambiare opinioni e conoscere gli artisti stessi. Questa mostra di Michelangelo Pistoletto è un esempio perfetto, si tratta di un evento culturale e non commerciale dato che non ci sono opere in vendita.”

Com’è nata la collaborazione con Pistoletto per questo evento?

Massimiliano Mucciaccia -“Eravamo a conoscenza del suo progetto sul Terzo Paradiso, abbiamo subito aderito alla sua intenzione di creare qualcosa che coinvolgesse il pubblico e lo abbiamo invitato a realizzare la mostra.”

Oltre alle due sedi italiane (Roma e Cortina d’Ampezzo) ne avete una terza a Singapore. Quali sono le tue impressioni sul collezionismo orientale e sul suo mercato?

Massimiliano Mucciaccia – “In generale il loro è un approccio all’arte completamente diverso dal nostro. Comunque c’è molta curiosità da parte dei collezionisti orientali che sono per la maggior parte persone di grande livello e noi puntiamo a portare lì la nostra arte per farla conoscere il più possibile.”

L’arte si sta sforzando di valicare i suoi stessi confini e il lavoro di Pistoletto testimonia anche la sua capacità di aver saputo evolvere il suo lavoro nel tempo, emancipandolo dalle definizioni e dalle celebrazioni.

Così Achille Bonito Oliva, nel  suo testo per il catalogo della mostra, ribadisce che:

“L’opera è frutto di un evento comunitario che conferma il metodo socratico della parola attiva, dell’interlocuzione, dello scambio. Qui non esiste più gerarchia o supremazia della forma, quanto piuttosto esperienza collettiva che rende l’arte autenticamente democratica, al servizio cioè di una crescita e sviluppo dell’umanità.”

Info mostra

  • Michelangelo Pistoletto – Ritratti al tavolo del Terzo Paradiso
  • 5 Novembre 2015 – 7 Gennaio 2016
  • Galleria Mucciaccia
  • Largo della Fontanella Borghese 89 Roma

Per le immagini si ringrazia la Galleria Mucciaccia

 

 

 

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Donato Di Pelino (Roma, 1987) è avvocato specializzato nel Diritto d’autore e proprietà intellettuale. Scrive di arte contemporanea e si occupa di poesia e musica. È tra i fondatori dell’associazione Mossa, residenza per la promozione dell’arte contemporanea a Genova. Le sue poesie sono state pubblicate in: antologia Premio Mario Luzi (2012), quaderni del Laboratorio Contumaciale di Tomaso Binga (2012), I poeti incontrano la Costituzione (Futura Editrice, 2017). Collabora con i suoi testi nell’organizzazione di eventi con vari artist run space.

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