Lek&Sowat. Esplorazioni urbane di due francesi a Roma

immagine per Lek&Sowat
Lek&Sowat, Kryptonite (2016). Courtesy Wunderkammern

Passeggiando per le vie delle capitali nordeuropee, un fatto che potrebbe incuriosire i più attenti è l’abitudine di quegli spazi urbani all’assenza, a una specie di ordinato abbandono.

Le entrate dei negozi su strada, le vetrine, gli angoli delle case, sopravvivono in un contesto quasi marginale, non vissuto o gioito come accade nelle nostre città italiane.

Questo senso di terra desolata, pervade tutta la produzione culturale del nord Europa contemporaneo.

Gilles Clément, non a caso, sviluppa il suo Terzo Paesaggio dagli elementi primari di residuo (abbandono di un terreno precedentemente sfruttato) e riserva (luogo non sfruttato, che appare per sottrazione da un luogo antropizzato).

Lek&Sowat, due artisti francesi cresciuti nel contesto sotterraneo e desolato del writing e del graffitismo, approdano a una residenza a Villa Medici nel 2015-2016 e decidono di mettere a frutto la loro Exploration Urbaine a  Roma, in una mostra alla galleria Wunderkammern dal titolo Eterno, inaugurata lo scorso 7 ottobre e aperta sino al prossimo 18 novembre.

Nella mostra, curata da Giuseppe Ottavianelli, il duo estrapola degli elementi dal tessuto urbano della cittàdi Roma restituendo unità segniche che compongono la struttura dei loro lavori.

Nei grandi acrilici su tela sono riportate delle astrazioni, suggestioni di architetture cittadine che si assemblano come alfabeti o motivi decorativi.

Le installazioni, composizioni geometriche in alluminio, seguendo la stessa logica, utilizzano materiali propri della città, costitutivi dell’opera.

Già nel 2015 Lek&Sowat si erano interessati a Roma e, per così dire, al suo Piano Regolatore, realizzando il grande murale Veni Vidi Vinci sulla facciata diun edificio di Tor Marancia.

I due artisti lavorano assieme dal 2010 a Parigi, dove già vent’anni fa DJ Cut Killer nel filmLe Haine(miglior regia a Cannes 1995) mixava coi turntables alla finestra la voce di Edith Piaf che sorvolava come una rondine la banlieue.

Realizzavano il progetto Mausolée (2012) in un centro commerciale in disuso ed erano invitati al Palais de Tokyo in cui utilizzavano aree del museo solitamente chiuse ai visitatori.

L’esperienza romana li ha messi di fronte a una matrice antichissima della relazione tra segno e spazio.

La Roma repubblicana assimilò dagli Etruschi il culto dei luoghi, alcuni resi sacri e inviolabili; si costruiva una piccola ara persino intorno ai siti colpiti da un fulmine.

Stupisce, nel periodo al culmine dell’Impero, la perfetta aderenza del segno ai luoghi eai valori.

Mai come oggi Roma vive invece una profonda dissociazione semantica e spaziale, mentre l’anima degli abitanti si degrada in quadriviis et angiportis, vicoli angusti dove Catullo vedeva consumarsi la triste fine di Lesbia.

La quantità delle genti che vivono la città si oppone al deserto delle zone urbane non curate e alla completa dispersione dei significati, dai segnali stradali alla gestione dei rifiuti o alla normativa comunale.

In tal senso l’arte di Lek&Sowat reagisce a questa svalutazione e avverte la necessità di ricostruire un nuovo sistema di segni e significati, titolando la mostra Eterno e ripensando così la categoria della finitudine.

Fino a che punto Roma è realmente assoluta e atemporale e quanto conta il correlazionismo tra i luoghi e chi li vive e, ab origine, li pensa?

Lek&Sowat hanno voluto tramutare in immagine questa correlazione in una grande installazione site specific a Villa Medici, realizzata il 5 ottobre scorso in collaborazione con Wunderkammern per la rassegna I giovedì della Villa.

Grandi nastri colorati si dispiegano negli spazi dell’Accademia di Francia, simili alle reti che Ferdinando de Medici usava per catturare gli uccelli. Le tracce emerse delle relazioni invisibili.

Info mostra

  • Lek&Sowat
  • Eterno
  • 7 ottobre-18 novembre 2017
  • Wunderkammern Roma, via Gabrio Serbelloni 124, 00176 Roma
  • www.wunderkammern.net
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Donato Di Pelino (Roma, 1987) è avvocato specializzato nel Diritto d’autore e proprietà intellettuale. Scrive di arte contemporanea e si occupa di poesia e musica. È tra i fondatori dell’associazione Mossa, residenza per la promozione dell’arte contemporanea a Genova. Le sue poesie sono state pubblicate in: antologia Premio Mario Luzi (2012), quaderni del Laboratorio Contumaciale di Tomaso Binga (2012), I poeti incontrano la Costituzione (Futura Editrice, 2017). Collabora con i suoi testi nell’organizzazione di eventi con vari artist run space.

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