Julian Assange e Miltos Manetas

La mostra, che è ospitata nella Sala Fontana di Palazzo delle Esposizioni, è costituita da una serie di circa quaranta ritratti di Julian Assange eseguiti da Miltos Manetas tra febbraio e aprile di quest’anno e vuole rappresentare, fra le molte cose dette e fatte in questi ultimi mesi in tutto il mondo, un particolare, forse paradossale, contributo di riflessione sulla condizione della reclusione, dell’isolamento, dell’impossibilità dell’incontro. Inaugurata la settimana precedente alla riapertura dei musei italiani, Condizione Assange rimane non visitabile fisicamente anche ora che le sale espositive hanno riaperto le porte al pubblico.

immagine per Condizione Assange. Quaranta ritratti di Miltos Manetas

Pur non trattandosi di una mostra digitale, le uniche modalità per conoscerla ed esplorarla restano la sua comunicazione e la sua documentazione attraverso i canali social e digitali di Palazzo delle Esposizioni e il profilo Instagram @condizioneassange creato dall’artista per riflettere e testimoniare le relazioni e i dialoghi nati attorno al progetto.

Proprio sotto forma di un dialogo in tre puntate tra Cesare Pietroiusti, a Roma, e Miltos Manetas, a Bogotà, è nato anche un racconto di Condizione Assange che ne ha seguito le varie fasi, anche quelle che solitamente non vengono mostrate al pubblico.

Attraverso di esse il dialogo ha esplorato e fatto emergere i diversi livelli di significato dell’operazione: dalla preparazione della sala dedicata ad accogliere le opere, all’attesa dei ritratti nel loro viaggio dalla Colombia all’Italia, fino al loro arrivo e all’allestimento finale della mostra. L’intervista è pubblicata sul sito www.palazzoesposizioni.it.

Condizione Assange vuole essere soprattutto un’operazione che coglie, nella coincidenza fra la lunga storia di reclusione e isolamento – prima da rifugiato nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra, poi, dopo il sequestro, nelle prigioni inglesi – di sovraesposizione mediatica e, allo stesso tempo, di riduzione al silenzio di Julian Assange, molte analogie con la condizione vissuta da miliardi di abitanti del pianeta, nei mesi della quarantena.

Non si tratta quindi solo della denuncia di un’ingiustizia, o di un tentativo di richiamare l’attenzione pubblica sulla vicenda di una persona che si è consapevolmente e ripetutamente assunta la responsabilità di rendere pubbliche informazioni segrete e che ora rischia, con l’estradizione negli Stati Uniti, la pena di morte. E neanche di una mostra di quadri di un artista che decide di dedicare la sua pratica a ritrarre un volto difficile (sia per la complessità del personaggio sia, come dice lo stesso Manetas, per le sue caratteristiche espressive).

Palazzo delle Esposizioni ha accettato con grande interesse la proposta di Manetas e ha deciso di declinarla insieme a lui secondo una modalità del tutto inusuale, dedicando una porzione dello spazio espositivo a ospitare una mostra che, in ogni caso, non si potrà visitare. Lo facciamo perché non vogliamo nascondere il senso di inquietudine e di incertezza che – proprio nell’abbagliante esperienza di una comunicazione che ha invaso ogni fibra e ogni istante della nostra esperienza con tabelle, curve di crescita, spiegazioni epidemiologiche, allarmi e previsioni – questo tempo, come una inaccessibile zona oscura, lascia in tutti noi.

Info mostra

  • Condizione Assange. Quaranta ritratti di Miltos Manetas
  • Sala Fontana di Palazzo delle Esposizioni rimanendo non visitabile dal pubblico.
  • Fino al 2 agosto 2020.
  • Si ringrazia per la collaborazione la Galleria Valentina Bonomo, Roma.
  • La mostra fa parte del nuovo palinsesto culturale di Roma Capitale
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Luca Barberini Boffi, ex imprenditore nel mondo della carta stampata.
Esperto di comunicazione e di arti visive, vive tra Milano, Roma e Strasburgo, dove risiede. Organizza convegni internazionali su Beni Culturali e collezionismo, scrive su testate di settore. Viaggia molto all’estero per lavoro e per passione. Collabora saltuariamente come consulente artistico nel Maine, U.S.A.

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