Foligno tra CIAC, urbanissimo Medioevo, De Dominicis e Moriyama Foligno guarda al XXI secolo

MORIYAMA Daido Highway, Shizuoka, Japan, 1969 Highway. Moriyama Courtesy.

Nessuno scordi Foligno e la Calamita Cosmica di Gino De Dominicis (1988-90ca) nel tempio dell’Annunziata (1772). Il Grande Scheletro adagiato come in una tomba di finissimo neoclassicismo – tra Vanvitelli e Piermarini – che sembra quasi tardo-rinascimentale. Skeleton polimaterico, sostituto geniale di memento mori  centenari e millenari, in marmo, avorio, pigmenti, pietre dure, oro e gemme. Preceduto da pochi metafisici anditi di accesso, settecenteschi corridoi perimetrali, intravisto e poi toccante. Anche da dietro le porte architravate e le rugginose passerelle dell’ eccellente restauro concluso pochi anni fa,  magistralmente adagiato nel suo letto di cotto umbro, le orbite vuote col naso da Pinocchio verso la volta esapartita, il cranio (già alla Biennale, 1990) ospite del nicchione absidale e i metatarsi-piedi eretti al posto della bussola lignea d’ ingresso. Dove meglio che in una chiesa, sconsacrata, le spoglie dell’ uomo?
Dopo Jean-Michel Basquiat, ma molto prima di Nicola Bolla (dal 1997), Marina Abramovich (2005) e  Damien Hirst (dal 2007).  Dopo i Trionfi della Morte, i San Gerolamo in meditazione davanti al teschio, le Vanitas secentesche, i cimiteri tardo-barocchi,  giace lui, sdraiato in un’ aula polilobata di mattoni e pietra rosa, sorella morganatica del CIAC di Foligno.
Il CIAC, Centro Italiano di Arte Contemporanea, nato nel 2001 per volontà congiunta della Fondazione Cassa di Risparmio e del Comune di Foligno, è – poco distante –  al suo terzo appuntamento con la Fotografia (dopo Gabriele Basilico, Edward Weston), in un’ Italia in cui si registra una forte crescita di manifestazioni ad essa dedicate, quasi ovunque. A Bologna, Milano, Roma, e altrove. Recentemente a Torino: oltre a Photissima, alla Reggia di Venaria,  Palazzo Madama, alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, anche con il Premio Serpentine Grant, fino alle foto della Collezione UniCredit.

Nel restaurato urbanissimo centro medievale di Foligno,  a 90 minuti di treno da Roma e Firenze, c’è  in trasferta una selezione della mostra prodotta da Fondazione Fotografia Modena (fino al 25 gennaio 2015), costituita da 130 immagini di Daido Moriyama (n.1938).
Nascosto alla coscienza ma non all’ occhio, è ciò che troviamo nei suoi scatti. Una fotografia che, fin dai primi anni Sessanta (al periodo di depressione, tra 1972-82, è seguita la consacrazione al MOMA di San Francisco, nel 1999) è stata fatta di contrasti e casualità, cogliendo l’ attimo fuggente di ogni forma biologica. Un’ anti-estetica tutta in soggettiva. Non a caso il titolo del catalogo SKIRA della mostra madre di Modena è “The World through My Eyes”, e testimonia un viaggio randagio e un mosaico per frammenti che ha anticipato i pittoricismi filmici di molti registi successivi (es.Wim Wenders). Includendo foto sgranate, sfuocate, sotto e sovraesposte, scattate per sbaglio o ad occhi chiusi. Tutto ciò che butteremmo via. Attraverso i suoi scatti appena catturati nel labirinto umano, tra  luci e  ombre di città, erotismo, dolori, Moriyama è comunque “a caccia della realtà”. Soprattutto quella inconoscibile e incomprensibile.
Interessanti -al piano inferiore della vecchia latteria industriale- i video estremo-orientali di Asian Contemporary, a partire dal Ditt(attore) del XXI secolo di Yasumasa Morimura. E così pure le standardizzate silhouettes o lift-girls dell’ artista Miwa Yanagi (1998); la crudezza (tra)vestita da cartoon di Tabaimo (2000); l’artista-clochard Kimsooja di Seoul specchio dell’ abbandono sulla strada di Cairo (2001); i gironi infernali delle peripatetiche coppie di pre-destinati -contrapposte ma uguali-del pechinese Yang Fudong (2005).

La locale Fondazione Cassa di Risparmio sta insediando Archivio e Biblioteca nei Casilini medievali, piccole dimore-bottega costruite su lotti gotici, sopravvivenze preziose  e rappresentative di una Foligno medievale piena di  case-torri, piccoli orti e soprattutto corti e vicoli senza uscita, muniti di difese e di acque sufficienti, grazie all’ allora adiacente corso del fiume Topino. Vi sopravvive una speciale atmosfera, dovuta soprattutto al reticolo viario difensivo, funzionale a confondere e intrappolare gli estranei o gli assedianti, sebbene la città sia stata privata tre volte delle mura di cinta. Malgrado la deviazione e l’ imbrigliamento  del vitale corso d’ acqua e la sovrapposizione dei  palazzi rinascimentali, cinquecenteschi e barocchi, vestigia di una comunità sempre industriosa e vitale, nelle arti e nei commerci. Questa città  “mercantile”, tenuta a lunga sotto scacco dall’ etrusca e guelfa Perugia,  sta cercando una sua via “identitaria” umbra e (inter)nazionale che merita, al pari di altri riscoperti centri “provinciali”- com’è avvenuto per  Chieti, Forlì, Rovigo.  In queste terre di pianura, solo in apparenza periferiche, ogni angolo, pietra o mattone trasuda amore per i materiali, i cibi, un artigianato buono e robusto. Che ha avuto un ruolo anche nella completa ripavimentazione del centro storico (2008-14, col rifacimento di tutte le infrastrutture fognarie e impiantistiche), caratterizzato anche dal limpido incrocio delle strade risalenti alla Fulginium romana (sulla Via Flaminia, aveva quattro ponti sul Topino).

Per la città, in tempi di crisi e tagli alla spesa,  l’ obiettivo è di non arretrare e “mantenere invece la posizione conquistata -realizzando l’ edificio del CIAC là dove c’era un rudere- e mettere a profitto gli investimenti già effettuati.” Per le due sedi del CIAC e dell’ Annunciata sono stati investiti meno di 4 milioni di Euro, utilizzando anche fondi post-terremoto (Fonti: CIAC Dir. Artistico I.Tomassoni e Società strumentale per la Cultura e lo Sviluppo. Pres.Arch.G.Partenzi). “Ora si deve continuare a  massimizzare le conquiste culturali degli ultimi anni.”  Accanto ad una gestione mirata ad una futura autonomia e capacità di auto-finanziamento rispetto al sostegno garantito dalla Fondazione, gli amministratori e i gestori stanno “concertando un calendario di mostre e iniziative accorto e flessibile”. Pur non avendo un quadro di riferimento ideale per programmare a lungo termine, l’ obiettivo è dare “programmi culturali alla città”, progettando e realizzando  con essi iniziative esportabili, in partenariato con soggetti esterni.
DAIDO MORIYAMA, Visioni del mondo. A cura di Filippo Maggia e Italo Tomassoni (24 novembre 2014 – 25 gennaio 2015)

Al CIAC di Foligno – Centro Italiano d’Arte Contemporanea
Via del Campanile 13
06034 Foligno (PG) Tel e Fax 0742.357035
www.centroitalianoartecontemporanea.it ; www.fondazionefotografia.org

Per la CALAMITA COSMICA o Grande Scheletro di Gino De Dominicis (24m già al MAXXI, dopo Grenoble, Napoli, Milano, Versailles, Mons): Chiesa della SS. Trinitá in Annunziata di Carlo Murena (1772, incompiuta). Via Garibaldi 153/a
Biglietto cumulativo per le due sedi: 6 Euro

Da segnalare, per la visita a Foligno: la Giostra della Quintana nei suoi due tornei, a giugno e settembre (dal 1613).  L’ offerta alberghiera ed eno-gastronomica è di prim’ordine, in linea con i  migliori standard internazionali, diversificata anche nei B&B, e in un rapporto qualità-prezzo nettamente migliore rispetto a quello di centri storici più frequentati.

 

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Laureata e specializzata in storia dell’arte all’Università “La Sapienza” di Roma, ha svolto, tra 1989 e 2010, attività di studio, ricerca e didattica universitaria, come borsista, ricercatore e docente con il sostegno o presso i seguenti istituti, enti di ricerca e università: Accademia di San Luca, Comunità Francese del Belgio, CNR, ENEA, MIUR-Ministero della Ricerca, E.U-Unione Europea, Università Libera di Bruxelles, Università di Napoli-S.O Benincasa, Università degli Studi di Chieti-Università Telematica Leonardo da Vinci. Dal 2010 è CTU-Consulente Tecnico ed Esperto del Tribunale Civile e Penale di Roma. È autrice di articoli divulgativi e/o di approfondimento per vari giornali/ rubriche di settore e docente della 24Ore Business School.

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