La mostra dei mostri del nostro Cattelan

immagine per Cattelan. Hangar Bicocca, Luglio 2021. Foto FC

I piccioni ti aspettano già fuori dall’Hangar Bicocca. Entri nel buio giganteggiante dell’Hangar e nel mondo di Cattelan, aspettandoti ironia e paradossi creativi, per esempio un Papa in alta uniforme colpito da meteorite o una pandemia che ti confina in casa per due anni, invece stavolta quello colpito sei tu, sia nella pancia, sia nell’immaginario che tenevi sopito e silente per non ricordare le tragedie che ti regali quando non pensi, non studi, non osservi e ti ritrovi rinchiuso nel tuo appartamento per aver mangiato un pipistrello, aver distrutto le Twin Towers o stuprato i territori del Terzo mondo per passeggiare in piazza con la moglie ingioiellata.

Ti accoglie lo stesso Cattelan scolpito con marmo di Carrara alla maniera del Canova, riverso per terra con il suo cane alla maniera dei clochard, quelli che crediamo esclusi dalla centralità della vita e invece sono quelli che arrivano a fine giornata senza un euro, tutti i giorni, e quindi sono i veri problem solver.

Cammini per la navata centrale dell’Hangar, quasi totalmente al buio, e prima senti, poi vedi migliaia di piccioni che ti guardano, come facevano quando hanno invaso le città deserte del primo lockdown del 2020, e i tuoi sensi ti riportano a quei giorni ma anche allo scenario post atomico di Philip Dick.

Arrivi a fine padiglione con l’inquietudine che ti rivela quanto sei piccolo e inadeguato al regalo della bellezza e dell’armonia, per trovarti di fronte al memoriale incombente delle Twin Towers, un aereo conficcato nell’estremità superiore di una enorme torre di marmo che invece è resina, perché i tedeschi hanno deciso di non dimenticare il dolore e quindi la Shoa l’hanno fermata per sempre nell’immaginario con un monumento sontuoso a Berlino, mentre noi, invece, preferiamo rimuovere.

Non a caso siamo famosi per la rimozione coatta, quella ignorante di chi non vuole diventare adulto e reitera errori, orrori e tragedie. Tutto questo ti cambia la percezione della realtà, è una mostra che mostra i nostri mostri e ti fa diventare grande. Come Cattelan, il più grande di tutti

Con questo primo articolo inauguriamo la rubrica I Racconti del Cascino in cui Francesco Cascino approfitta dei suoi viaggi, delle mostre visitate, degli incontri artistici e culturali avuti e di altre esperienze interessanti fatte sul campo per condividerli con noi e i lettori attraverso approfondimenti ad hoc: lampanti, da par suo.
Tra parentesi aggiungiamo che la titolazione della rubrica gioca con I racconti del cuscino (The Pillow Book), un film – cult di  Peter Greenaway (del 1996)  che a sua volta si ispira al libro Note del guanciale, scritto da una dama di corte giapponese (tale Sei Shōnagon) a fine X – inizio XI secolo e che rimanda al genere letterario giapponese detto dei “libri del guanciale”, dalla lettura agile e che fungevano daguide all’amore (e all’erotismo).
L’idea della brevità narrativa, del taglio divulgativo e del carattere… amoroso propri di questi particolari manuali ci sembrava perfetta per essere in qualche modo usata e tradotta in una serie di scritti sull’arte di intelligenza affettiva ed emotiva oltre che formativa…
Iniziamo qui con la magnifica mostra di Maurizio Cattelan, Breath Ghosts Blind (15 luglio 2021 – 20 febbraio 2022), “un progetto espositivo specifico per gli spazi di Pirelli HangarBicocca a Milano offrendo una visione della storia collettiva e personale attraverso una rappresentazione simbolica del ciclo della vita”.
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Nato Matera, laureato in Scienze politiche nel 1989, dal 1990 al 2000 è Direttore delle Risorse Umane in tre diverse multinazionali (Montedison, SNIA e Ace Int.l). Oggi è un Contemporary Art Consultant e Cultural Projects Curator e si occupa di arte da parete e arte da processi: arte da collezione a beneficio di privati, appassionati e collezionisti, arte come pratica e approccio progettuale art thinking oriented per imprese di ogni genere, istituzioni e rigenerazione culturale, urbana e territoriale.

Come Art Consultant in_forma e supporta le scelte di collezionisti, acquirenti e appassionati di arte contemporanea nella selezione di opere d’arte di ricerca e di alta qualità, nell’analisi del miglior rapporto qualità prezzo e nella progettazione di intere collezioni, in Italia e nel mondo.

Come Cascino Progetti si occupa di strategie, ideazione e realizzazione di contenuti, interventi temporanei, installazioni permanenti, inserimento di arte e artisti a monte dei processi di ogni tipo di azienda e attività, di rigenerazione culturale e urbana di città, borghi, territori e paesaggio (insieme al mio Advisory Board e ai miei Partner che si occupano di heritage management digitale, architettura, design, economia della cultura e diritto societario).

È stato ideatore, promotore e co-autore del Manifesto Art Thinking siglato al MAXXI a Giugno 2019 insieme a scienziati, artisti, imprenditori, architetti, ingegneri e professionisti di ogni genere. Tra le altre cose ha ideato e curato la prima e la seconda edizione del Premio Terna per l’arte contemporanea con Gianluca Marziani (2008-2009). È stato membro della Commissione dei quattro esperti della Regione Puglia per il Piano strategico per la cultura (2016-2017: riallocazione di 480 MLN di Euro), ideatore e curatore del progetto Matera Alberga per Matera Capitale Europea della Cultura 2019, curatore di diversi progetti culturali per ENEL, Deutsche Bank, Helsinn, SAS Business Intelligence, UBI Banca, Bosch Security System, Fiera Milano, Macro Roma, MAXXI, Comune di Roma, Comune di Matera e altri.

Ha insegnato Organizzazione del Mercato dell’Arte e Progettazione culturale per i Master del Sole24Ore e della RUFA (Roma University of Art), e visiting professor di alcune università italiane e americane. Infine si occupa anche di education & edutainment; progetta e realizza workshop e webinBar sull’arte e la sua relazione con la psiche, sui benefici per l’intelligenza degli individui e la crescita e lo sviluppo di sistemi, territori e imprese. Scrive per Art a Part of Cult(ure), magazine on line inserito nel Codex dell’ADI (Associazione Design Industriale) per le valenze culturali del format, dove cura una sua rubrica su arte, evoluzioni ibride e mostre nel mondo, chiamata I racconti del Cascino.

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