Massimo Vitali, dalla vista alla visione

Dal 1972 il Forte di Belvedere di Firenze ospita mostre internazionali di arte contemporanea facendo dialogare le visioni degli artisti con il contesto artistico, storico e architettonico tra i più importanti e potenti del mondo.

Nel caso di PienoVuoto, la mostra di Massimo Vitali nello storico Forte di Firenze, la visione dell’artista più antropologicamente indagatorio d’Italia e tra i più importanti dell’intero scenario culturale mondiale, si coniuga e si ibrida con la vista di Forte del Belvedere, un luogo di incredibile bellezza da cui si ammirano dall’alto la Firenze storica e rinascimentale di Giotto e Brunelleschi (tra gli altri), le celeberrime colline e le armonie della città d’arte che vive nell’immaginario collettivo e nel cuore del mondo da sempre. Tutto disegnato e realizzato dagli artisti ai tempi in cui i governanti avevano il senso della trasmissione del valore.

Fino al 10 ottobre, il Forte di Belvedere presenta un progetto fotografico del grande fotografo Massimo Vitali e dal titolo: Ieri, oggi, domani. Italia: autoritratto allo specchio, un progetto del Museo del Novecento con la direzione artistica di Sergio Risaliti.

Si tratta di due grandi mostre fotografiche allestite nei tre piani del Forte: una dedicata all’archivio dei Fratelli Alinari, l’altra, appunto, a Vitali, noto per i suoi scatti metafisici che mostrano e indagano la nostra società contemporanea, i nostri atteggiamenti, il nostro costume di vita quando siamo in spiaggia, non a caso, spogliati delle divise che ci rendono uniformi.

Foto di bellezza unica che contengono, tra gli altri, il segreto di una teknè distintiva; dal primo all’ultimo dettaglio, dall’elemento in primo piano fino alla fine dell’immagine in prospettiva ogni cosa è a fuoco, nitida e tangibile come se fosse possibile toccarla. In realtà è lei che tocca noi. Nel profondo.

Per realizzare queste immagini di senso Massimo usa uno sgabello piuttosto alto, lo posa nelle spiagge o nei luoghi interessati e ci rimane fino alla soglia dell’insolazione; quando viene colpito dal raggio magico dell’armonia, quando vede che le persone si rilassano e non badano più a lui, e quando il quadro pittorico si compone, solo allora scatta.

Dal punto di vista concettuale e filosofico nelle sue foto si possono percepire chiaramente moltitudini di solitudini, spazi vuoti riempiti dalle nostre relazioni teatrali con il prossimo, con sconosciuti con cui condividiamo lo stesso metro quadro senza per questo sentirci più vicini emotivamente. Un po’ come nei nostri appartamenti che, non a caso, ci appartano. Le case della vita.

Massimo Vitali attinge esteticamente alla storia dell’arte e mai solo a quella della fotografia. Giotto e le sue folle ispirano l’artista contemporaneo come in una sorta di rimando alla nostra storia, fatta di immagini e opere d’arte più che di parole e cronache, dove ognuno di noi dovrebbe e potrebbe ritrovare il senso della propria esistenza, esplorarne i segreti e migliorare la propria esperienza relazionale, non solo con gli altri ma soprattutto con il mondo interiore che entra in comunicazione con quello fisico in un gioco metafisico rivelatorio ed enigmatico allo stesso tempo.

La vera spinta verso il trascendente, l’invisibile indispensabile, la sfera dei sogni e dei bisogni emotivi, gli unici che davvero contino nella vita. L’enigma che rivela, come direbbe lo scienziato cognitivo Ugo Morelli, con il quale Massimo, insieme al suo “erede naturale” Stefano Cerio, ha tenuto uno dei miei WebinBar la scorsa primavera.

Nelle foto di Vitali non vi sono mai dettagli identificabili con fatti storici o di attualità ma fotogrammi metaforici di vita vissuta insieme a milioni di persone con i loro momenti di svago, dalle spiagge alle discoteche, quasi ignorando il bisogno di aggregazione che ci spinge verso quei luoghi come appagamento sensoriale inconscio.

Per questo motivo, quella fotografia è arte; perché spiega all’unico vero ente informante che abbiamo, l’inconscio, di cosa abbiamo davvero bisogno. E lo fa con le ragioni e le pratiche dell’arte, la poesia visiva che lascia emergere elementi di valore vitale. Anzi, Vitali.

La visita al Forte e alla mostra di Massimo Vitali porta in emersione una verità fondamentale: non si possono celebrare i fasti del passato senza comprenderne il contenuto.

Non si possono trattare i monumenti come cartoline per turisti. Quelle architetture che nascono dall’arte nascondono significati e significanti che rivelano l’urgenza espressiva dell’Uomo di sempre.

Guardare le foto in mostra mentre la coda dell’occhio, dalle finestre del Forte, vede anche il campanile di Giotto o la cupola di Bruneleschi, aiuta la percezione ad attivare l’ottavo senso: quello della comprensione immortale e infinita di ciò che abita dentro di noi e che gli artisti riescono ad esporre in modalità esoterica ed erotica. Non a caso, per noi è l’ottavo senso: 8 è il numero dell’infinito.

Le nostre città d’arte, i loro tesori, sono narrazioni immaginifiche di valenze estetiche che hanno generato le intelligenze e le evoluzioni di cui godiamo oggi. Il Made in Italy dell’armonia, la fattura della visione, quello che il mondo ci chiede da sempre perché da sempre siamo i migliori interpreti dei mondi e dei modi da scoprire.

La visione è un patrimonio percettivo che vale molto di più della semplice vista. La relazione tra le finestre del Forte e le fotografie di Massimo genera un limite visivo che, sempre per dirla con Ugo Morelli, rivela alla mente le nostre possibilità reali, il mondo nella sua forma migliore, quella estetica e non cosmetica, quella delle opportunità di pienezza.

La retina non basta; per comprendere davvero, per prendere con sé, ci vuole il Terzo occhio, la ghiandola pineale, altrimenti è solo vacua suggestione. Non cascate nella retina…

Massimo Vitali è in mostra anche allo Spazio Visionarea di Roma (Auditorium Conciliazione) con Leporello, un progetto curato da Gianluca Marziani – autore insieme a me della ricerca sull’ottavo senso – visibile fino al 2 ottobre 2021.

In ultimo, “Vogue Italia” gli ha dedicato la copertina dell’Estate 2021 di cui potete vedere l’immagine, insieme alle altre, nelle foto dell’articolo.

Cover Vogue Massimo Vitali – 2021
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Nato Matera, laureato in Scienze politiche nel 1989, dal 1990 al 2000 è Direttore delle Risorse Umane in tre diverse multinazionali (Montedison, SNIA e Ace Int.l). Oggi è un Contemporary Art Consultant e Cultural Projects Curator e si occupa di arte da parete e arte da processi: arte da collezione a beneficio di privati, appassionati e collezionisti, arte come pratica e approccio progettuale art thinking oriented per imprese di ogni genere, istituzioni e rigenerazione culturale, urbana e territoriale.

Come Art Consultant in_forma e supporta le scelte di collezionisti, acquirenti e appassionati di arte contemporanea nella selezione di opere d’arte di ricerca e di alta qualità, nell’analisi del miglior rapporto qualità prezzo e nella progettazione di intere collezioni, in Italia e nel mondo.

Come Cascino Progetti si occupa di strategie, ideazione e realizzazione di contenuti, interventi temporanei, installazioni permanenti, inserimento di arte e artisti a monte dei processi di ogni tipo di azienda e attività, di rigenerazione culturale e urbana di città, borghi, territori e paesaggio (insieme al mio Advisory Board e ai miei Partner che si occupano di heritage management digitale, architettura, design, economia della cultura e diritto societario).

È stato ideatore, promotore e co-autore del Manifesto Art Thinking siglato al MAXXI a Giugno 2019 insieme a scienziati, artisti, imprenditori, architetti, ingegneri e professionisti di ogni genere. Tra le altre cose ha ideato e curato la prima e la seconda edizione del Premio Terna per l’arte contemporanea con Gianluca Marziani (2008-2009). È stato membro della Commissione dei quattro esperti della Regione Puglia per il Piano strategico per la cultura (2016-2017: riallocazione di 480 MLN di Euro), ideatore e curatore del progetto Matera Alberga per Matera Capitale Europea della Cultura 2019, curatore di diversi progetti culturali per ENEL, Deutsche Bank, Helsinn, SAS Business Intelligence, UBI Banca, Bosch Security System, Fiera Milano, Macro Roma, MAXXI, Comune di Roma, Comune di Matera e altri.

Ha insegnato Organizzazione del Mercato dell’Arte e Progettazione culturale per i Master del Sole24Ore e della RUFA (Roma University of Art), e visiting professor di alcune università italiane e americane. Infine si occupa anche di education & edutainment; progetta e realizza workshop e webinBar sull’arte e la sua relazione con la psiche, sui benefici per l’intelligenza degli individui e la crescita e lo sviluppo di sistemi, territori e imprese. Scrive per Art a Part of Cult(ure), magazine on line inserito nel Codex dell’ADI (Associazione Design Industriale) per le valenze culturali del format, dove cura una sua rubrica su arte, evoluzioni ibride e mostre nel mondo, chiamata I racconti del Cascino.

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