Stage per giovani curatori RicCAA-Biennale di Arte e Design, Ana Mendieta, la Cultura e altre storie. Interviste

Insieme alla grande retrospettiva She Got Love dedicatale dal Castello di Rivoli ad Ania Mendieta, altri progetti sono stati avviati per far riflettere e conoscere in modo più approfondito gli aspetti della carriera artistica e della vita di quest’artista straordinaria (http://www.artapartofculture.net/2013/06/03/ana-mendieta-lanima-della-natura/)

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A Padova, all’interno della manifestazione RicCAA-Biennale di Arte e Design sul tema della sostenibilità ambientale, curata da Marisa Merlin, uno stage per giovani curatori concentra la propria attività proprio sulla poetica dell’artista cubana.

La curatrice ci racconta nei dettagli cosa sta alla base di questo lavoro:

“Il progetto nasce nel 2008 come emanazione del mio lavoro di artista da sempre interessata e impegnata attorno alle problematiche ambientali. Ho voluto quindi coinvolgere altri artisti, da principio a livello locale, sul tema dell’ambiente, dello spreco e del riuso.
Dalla seconda edizione si è reso evidente e necessario allargare il tema dell’ambiente a 360° e con chiamata nazionale.
La manifestazione è cresciuta subito in modo esponenziale, confermando che i temi dell’Arte e dell’Ambiente sono centrali e di reale nteresse per uno sviluppo di crescita culturale e quindi anche economica per una migliore e non minore economia.
Il progetto è diventato naturalmente internazionale e quindi a cadenza biennale, e vede ormai migliaia di visitatori provenienti da tutta Italia e dall’estero.
Il nome RicCAA è acronimo dei precedenti (Riciclarti-Cantiere Arte Ambientale) e racchiude la storia delle 5 edizioni.
Ogni anno in programma anche momenti di approfondimento attraverso vari linguaggi ( incontri, teatro, musica, poesia, laboratori, etc) legati ai temi proposti e andando a toccare attraverso gli occhi e la lingua internazionale dell’arte vari aspetti anche poco praticati o non immediatamente associabili all’ecologia, intesa come problema delle relazioni in senso ampio”.

Come è nata l’idea dello stage per giovani curatori?

“Da tre edizioni, tra le molte altre iniziative, viene attivato in collaborazione con l’Università di Padova, uno Stage per Giovani Curatori da me condotto, rivolto principalmente agli studenti del Corso di Laurea del DAMS di Padova, ma aperto anche a studenti di altre Facoltà. Nello Stage si indaga il ruolo del curatore sia in modo teorico ma soprattutto molto pratico. Vi si accede tramite bando di concorso gratuito, e gratuita è la partecipazione.
Quest’anno ho voluto proporre, dopo avere illustrato il programma di lavoro nel dettaglio, una “auto selezione responsabile” in base alle proprie motivazioni e disponibilità reali, con il risultato che si è creato un team di 7 persone, non per scelta ma, comunque,  tutto al femminile.
Viene offerta agli stagisti la possibilità di sviluppare un progetto di gruppo autonomo da presentare all’interno della manifestazione. Dopo attenta valutazione e discussione su varie idee, è arrivata la proposta di un percorso video su Ana Mendieta”

Le 7 giovani Curatrici, Letizia Liguori, Cecilia Motta, Ilaria Mantovani, Nicol Ranci, Sara Pedron, Chiara Zago, Valentina Zanola motivano così il loro progetto:

“La scelta di noi giovani curatrici di trattare la personalità artistica di Ana Mendieta all’interno di RiCAA è scaturita dalla volontà di mettere in luce un’artista sinora ingiustamente trascurata dalla critica o troppo sbrigativamente inclusa nel lungo elenco delle artiste dalle tragiche vicende esistenziali, la cui opera passa in secondo piano, sostituita da una generica etichetta post-femminista.
Siamo state spinte ad esaminarla, per evidenziarne non solo la personalità artistica, alla luce della crescente attenzione che si sta riscontrando a livello europeo ed in particolar modo nel contesto culturale italiano ma, non meno importante, perché la sua parabola artistica con i suoi manifesti sconfinamenti in bilico tra Body e Land Art, ci sembrava appropriata all’interno diella Biennale RicCAA in cui il tema dell’ambiente è declinato in molteplici sfaccettature e caratterizzato da una grande pluralità di voci.
Per nostra insperata fortuna al Castello di Rivoli quest’anno , la prima retrospettiva europea su Ana Mendieta, She Got Love, curata da Beatrice Merz e Olga Gambari, per noi fonte non solo di informazioni, ma anche di ulteriore coinvolgimento.
L’approccio che abbiamo deciso di attuare per comprenderne e presentarne l’operato artistico si è mosso da alcuni dati biografici che ne hanno condizionato la vita e hanno avuto importanti ripercussioni sulla poetica di Ana Mendieta: l’esilio, il Messico e il ritorno a Cuba la morte prematura. Da qui è partita l’indagine sulla sua arte analizzata attraverso l’evoluzione delle opere negli anni, della sua maturazione artistica attraverso la lettura dei suoi scritti e la visione delle performance.
La comunione con l’ambiente definisce e struttura il nostro progetto e quindi, partendo dal trauma dell’esilio del 1961, abbiamo posto l’accento sul forte sentimento di sradicamento che le schiacciava il cuore, la ricerca di un’identità, di un’appartenenza culturale, che Ana trova nel mascherare, coprire, camuffare il suo corpo con gli elementi della natura. Ci ha colpito il graduale processo di dissoluzione corporeo e spirituale, atto ad esprimere con poesia, delicatezza e violenza, l’immediatezza della vita e l’eternità della natura“.

Domandiamo a Merlin una lettura sullo stato dell’arte nazionale ed internazionale oggi e quale sia l’orientamento che segue rispetto a quelle che possiamo definire politiche culturali:

“Scottante tema che meriterebbe più di un pubblico dibattito. Tralascio il problema dei tagli alla Cultura su cui è già detto molto, scelta suicidiaria in particolar modo in un Paese come l’Italia.
Personalmente penso che per fare cultura, attuare politiche culturali, serva semplicemente e banalmente che ci siano persone di Cultura (niente a che fare con il titolo di studio). Mi perdoni i continui bisticci di parole, ma credo serva cultura della politica e politica della cultura per poter attuare scelte di reale sviluppo in ogni campo e con lungimiranza di obiettivi.
Inoltre ogni scelta, economica, amministrativa, politica etc.deve avere alla base il senso di responsabilità che solo la Cultura può dare. E’ questa l’ecologia di cui parliamo all’interno di RicCAA.
Le molte germinazioni artistiche risultano soffocate dallo sforzo di esistere e come tante altre cose hanno difficoltà a svilupparsi qui dove nascono, per mancanza di accoglimento e comprensione “culturale” e ovviamente di fondi. Più facile trovare risposte altrove con cui potersi misurare, confrontare e quindi crescere.
E’ evidente che serve Cultura anche da parte di chi destina i fondi per comprendere la giusta valenza dei progetti, e non restare in una sorta di provincialismo . Questo ad ogni livello grande o piccolo, sia locale che nazionale. Non parlo solo di conservazione e valorizzazione del nostro unico Patrimonio e Paesaggio, ma anche per un reale sviluppo del contemporaneo e delle imprese culturali. Importante è il ruolo dei musei di arte contemporanea e i grandi centri culturali che devono essere da traino e stimolo e incentivo. Dove questo succede è tangibile la ricaduta positiva su tutto il territorio.
In tutto questo va da sé che il confronto con le realtà internazionali, più supportate e quindi più sfaccettate e attente, sia spesso in sofferenza.
Sono sempre e irriducibilmente ottimista, ottimismo confermato dalla notevole risposta che sempre si vede alle proposte alte e di qualità, segno tangibile che la mancanza di cultura affama.”

Marisa Merlin è curatrice di RicCAA

Info: www.riciclarti.it; www.marisamerlin.it

 

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Vive a Bologna, dove lavora come logopedista al Servizio di Neuropsichiatria Infantile occupandosi prevalentemente di disturbi della comunicazione, del linguaggio e dell'apprendimento, è appassionata da sempre di Arte, in qualunque forma si presenti. Da alcuni anni ha iniziato un percorso nel campo della fotografia

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