Il Genio, l’Eleganza, la Follia. Le Donne di Palazzo Fortuny

Inverno a Palazzo Fortuny - Sarah Moon ph. Federica Casetti

Con Inverno a Palazzo Fortuny, ancora una volta, come già in passato, la programmazione del museo di Palazzo Pesaro degli Orfei a Venezia, concentra il percorso espositivo essenzialmente su figure femminili, per approfondire la conoscenza di protagoniste già famose, ma anche scoprire talenti e articolazioni artistiche ancora poco noti.

La visita ha inizio al piano terra dell’affascinante residenza con la mostra a cura di Daniela Ferretti dedicata alle opere, due serie realizzate dal 1980 nel corso di due decenni, di Ida Barbarigo (Venezia, 1925), la cui pittura ben si sposa con le atmosfere e le penombre create nell’allestimento, dalle quali emergono i volti enigmatici di Erme e Saturni, figure mitologiche opposte e complementari – “dalla levità del segno, della traccia delle Erme vigili in tempi sospesi, giunge alla materia del fuoco e della terra dei Saturni”, scrive Luca Massimo Barbero – che evocano visioni e contattano il profondo in una sorta di introspezione psicoanalitica.

Nel grande salone al primo piano inizia l’omaggio alla padrona di casa, Henriette Fortuny (Adèle Henriette Nigrin, Fontainebleau 1877 –  Venezia 1965), musa e compagna di vita di Mariano Fortuny (Granada 1871 – Venezia 1949), conosciuto a Parigi nel 1901 – anche se i due si sposeranno solo nel 1924 – con il quale è stata impegnata in un’attività artistica ricca e innovativa, distillata da esperienze e sperimentazioni e ha abbracciato vari campi, la scenografia, la pittura, la fotografia, l’ideazione e realizzazione di tessuti, stampe e costumi di scena che tuttora costituiscono i capisaldi dell’eleganza mondiale.

In questa mostra a cura di Daniela Ferretti e Cristina Da Roit, si ha la rara occasione di apprezzare assoluti capolavori di stile come il famoso abito Delphos, una tunica realizzata con tecniche di lavorazione e studi sui colori naturali messi a punto dai coniugi Fortuny, in delicatissima seta plissé e la prima creazione di Mariano ed Henriette, lo scialle Knossos, di preziosa seta taffetà stampata con motivi della tradizione greco-corinzia e minoico-micenea, ispirato ai loro numerosi viaggi e alle scoperte archeologiche dell’epoca, poi rielaborato e prodotto nel loro atelier tessile. E proprio questo capo d’abbigliamento Isabella Inghirami, la protagonista di un romanzo di D’Annunzio indossa:

“Ella era avvolta in una di quelle lunghissime sciarpe di garza orientale che il tintore alchimista Mariano Fortuny immerge nelle conce misteriose dei suoi vagelli, rimosse col pilo di legno ora da un silfo ora da uno gnomo, e le ritrae tinte di strani sogni e poi vi stampa co’ suoi mille bussetti nuove generazioni di astri, di piante, di animali”.

Ad accompagnare le opere e gli strumenti di lavoro, una documentazione di oltre 12.000 immagini recentemente restaurate, duecento delle quali esposte insieme ai filmati originali dell’epoca, girati dallo stesso Mariano.

Altra suggestiva figura femminile, quasi del tutto inedita in Italia, l’americana Romaine Brooks (Beatrice Romaine Goddard, Roma 1874 – Nizza 1970). Pittrice perfettamente inserita nel periodo della Belle Époque, disegnatrice di straordinaria abilità espressiva, testimonia i fasti e le follie della propria epoca, riportandoci anche i ritratti dei protagonisti, Gabriele D’Annunzio, Ida Rubinstein, Jean Cocteau, Paul Morand, la Marchesa Luisa Casati, le cui vite si incrociarono fatalmente e appassionatamente, nei lussuosi soggiorni a Venezia, Capri, Parigi, Roma.

Donna trasgressiva e raffinata, moglie del pianista John Ellington Brooks, è stata legata sentimentalmente alla scrittrice Nathalie Clifford Barney e alla danzatrice Ida Rubinstein, ha, come scrive Daniela Ferretti “la capacità di catturare l’anima dei suoi soggetti. Non dipinge occhi, ma sguardi; non la curva di una bocca, ma un pianto trattenuto”. Emozionante il tratto pulito, severo e tragico dei disegni che ricorda Picasso e Schiele, con il quale fa rivivere gli incubi e le ossessioni che la abitano, specchio inquieto della sua natura travagliata e solitaria, segnata da esperienze familiari dolorose. A cura di Jerome Merceron, su progetto di Daniela Ferretti con la collaborazione di Lucile Audouy.

Infine sugli splendidi muri spogli e irregolari del secondo piano, illuminate dalla luce veneziana delle grandi finestre che superano i tetti degli edifici vicini, le foto che Sarah Moon (nome d’arte di Marielle Warin nata nel 1941 a Vernon, in Francia) ha realizzato in omaggio ai coniugi Fortuny e alla loro residenza. Fotografa di moda, in passato, ha quindi una ragione in più per essere presente in questo luogo che ne ha scritto vari capitoli della storia e innesca una riflessione sul tema della memoria e della bellezza, qui stratificata e di cui questi saloni sono intrisi. Un inno alla raffinatezza e all’eleganza composto con la qualità onirica che l’ha resa celebre, fatta di sfumato, fuori fuoco, imperfezioni, perché come la stessa Moon afferma:

“Sono una persona che non sa fotografare la vita, che la fugge, che non porta nessuna testimonianza. Sono attenta alle ombre, invento delle storie e con ansia aspetto la sorpresa di un racconto che mi si offre, di un’emozione”.

Questa mostra è a cura di Alexandra de Leal e Adele Re Rebaudengo.

Ogni esposizione è accompagnata da un catalogo dedicato:

Henriette Fortuny. Ritratto di una musa,  ed. Fondazione Musei Civici di Venezia, a cura di Daniela Ferretti, con testi di Daniela Ferretti, Claudio Franzini e Cristina Da Roit;

Sarah Moon. Omaggio a Mariano Fortuny, ed. Fondazione Musei Civici di Venezia, a cura di Daniela Ferretti, con saggi di Alexandra de Léal, Federica Mazzarelli;

Ida Barbarigo. Erme e Saturni, ed. Fondazione Musei Civici di Venezia, a cura di Daniela Ferretti, con saggio di Luca Massimo Barbero;

Romaine Brooks. Dipinti, disegni, fotografie, ed. Fondazione Musei Civici di Venezia, a cura di Daniela Ferretti e Jérome Merceron, con saggi di Francois Werner, François Chapon, Jérôme Merceron, Donal Friedman, Annie Le Brun, Pierre Apraxine e Xavier Demange.

Info mostra

 

 

+ ARTICOLI

Vive a Bologna, dove lavora come logopedista al Servizio di Neuropsichiatria Infantile occupandosi prevalentemente di disturbi della comunicazione, del linguaggio e dell'apprendimento, è appassionata da sempre di Arte, in qualunque forma si presenti. Da alcuni anni ha iniziato un percorso nel campo della fotografia

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e statistici. Cliccando su "Accetta" autorizzi tutti i cookie. Cliccando su "Rifiuta" o sulla X rifiuterai tutti i cookie eccetto quelli necessari per il corretto funzionamento del sito. Cliccando su "Personalizza" è possibile selezionare quali cookie attivare.