Flying Photo Book Carpet. Lisetta Carmi

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Flying Photo Book Carpet #8 (ph Manuela De Leonardis)

Qualcosa (ma non tutto) su Lisetta Carmi (Genova 1924): su questo “tappeto volante” manca, ahimè, I travestiti, pubblicato a Roma nel 1972 da Essedi, la casa editrice fondata da Sergio Donnabella.

Oggi libro cult da collezionare – contiene anche le interviste dello psicoanalista Elvio Fachinelli – quasi introvabile sul mercato (i prezzi variano tra i 580 e 1.200 euro), ma allora una vera grana per la casa editrice. Lo scandalo seguito alla sua uscita fece sì che in Italia le librerie lo rifiutarono e tutte le copie rischiavano di essere mandate al macero.

“Sentendo questo Barbara Alberti, una donna straordinaria con cui ero molto amica, mandò un camion e le prese tutte. Ci si è ammobiliata la casa con tutti i miei libri! Faceva dei ricevimenti con intellettuali africani, francesi, americani, tedeschi… e li regalava. Li ha regalati tutti!”, mi disse Lisetta quando la intervistai per il manifesto a Cisternino nel 2016.

L’idea di fotografare i travestiti dei vicoli dell’ex ghetto ebraico di Genova nasce per caso, insieme all’amico Mauro Gasperini, dopo l’invito ad una festa di capodanno. Dal 1965 al 1971 la fotografa racconta la quotidianità nell’emarginazione: una normalità che disturba i benpensanti per la sua limpidezza e forse anche per il sentimento di empatia, amicizia, rispetto e condivisione che si legge nello scambio tra chi sta davanti e dietro l’obiettivo. 

Lisetta Carmi ritrae Morena che ispira a Fabrizio De André la canzone Bocca di rosa e anche la Novia, Dalida, la Gitana che era stata amante di De Pisis ed altri personaggi nella “messinscena” della loro esistenza, tra maschere, intimità, dramma, ironia e provocazione.

Una selezione di queste foto è stata pubblicata anche nel volume I travestiti del cofanetto Lisetta Carmi. La bellezza della verità (Postcart 2018), realizzato in occasione della mostra al Museo di Roma in Trastevere. 

“Ma chi sono i travestiti?” – scrive la fotografa – “Perché – al di là di un mezzo per vivere – cercano così disperatamente la condizione femminile? Che cosa significa per loro il mito della donna? E che cosa è “la donna”? Intendo non solo per loro ma anche per i clienti. Tutte domande a cui è difficile dare una risposta, ma che sono vive e presenti nel nostro tempo e che mettono oggi in crisi il rapporto uomo-donna”. 

Anche quando l’attenzione di Lisetta Carmi sarà diretta verso altri soggetti – il parto, il cimitero di Staglieno, il porto di Genova, Ezra Pound, la metropolitana di Parigi, la Sicilia, i viaggi in Venezuela, Colombia e Messico e anche in Israele (capitoli del libro Lisetta Carmi. Ho fotografato per capire, Peliti Associati 2014), oppure la Sardegna (Lisetta Carmi. Voci allegre nel buio, Marsilio 2020) a cui è dedicata la mostra antologica al MAN di Nuoro (fino al 20 giugno 2021) – il suo sguardo sarà sempre animato da un desiderio di conoscenza che procede parallelamente con il suo impegno sociale e politico caratterizzato dalla “capacità di sintesi antiretorica” di cui parla Giovanna Calvenzi in Le cinque vite di Lisetta Carmi (2013).

Come suggerisce questo stesso titolo, Lisetta è a dir poco una figura straordinaria anche per le sue multiple vite e il suo andare oltre i confini di categorie, generi, ruoli.

Da bambina subisce le discriminazioni razziali perché ebrea, riesce a salvarsi dalle persecuzioni nazifasciste fuggendo con la famiglia in Svizzera: un’esperienza traumatica che la porterà sempre a stare dalla parte dei più vulnerabili.

In una prima vita è pianista, anzi concertista. Poi fotografa. Nel ’76 l’incontro in India con il guru Babaji segna la sua terza vita: il volume Shri Babaji Mahavatar dell’Himalaya (2019) ripercorre alcuni momenti di energia e spiritualità tra Herakhan e Vapi.

Nel 1979, proprio su indicazione del guru, Lisetta Carmi (Janki Rani) fonda l’ashram a Cisternino, in Puglia. “Nella quinta vita Lisetta si dedica allo studio della cultura e della scrittura cinese.

Oggi vive la sua sesta vita nel silenzio accompagnata dalla costante presenza di Babaji e delle sue benedizioni”.

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Flying Photo Book Carpet #8 (ph Manuela De Leonardis)
  • Luigi Fassi e Giovanni Battista Martini (a cura di)
    Lisetta Carmi. Voci allegre nel buio
    Testi di Giovanni Battista Martini e Silvana Bonfili
    Marsilio, 2020
    Italiano/Inglese
    PP. 224 (fotografie b/n e a colori)
    ISBN 9788829705856
    € 38,00
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Manuela De Leonardis (Roma 1966), storica dell’arte, giornalista e curatrice indipendente. Scrive di fotografia e arti visive sulle pagine culturali de il manifesto (e sui supplementi Alias, Alias Domenica e L’ExtraTerrestre), art a part of cult(ure), Il Fotografo, Exibart. È autrice dei libri A tu per tu con i grandi fotografi - Vol. I (Postcart 2011); A tu per tu con grandi fotografi e videoartisti - Vol. II (Postcart 2012); A tu per tu con gli artisti che usano la fotografia - Vol. III (Postcart 2013); A tu per tu. Fotografi a confronto - Vol. IV (Postcart 2017); Isernia. L’altra memoria (Volturnia Edizioni 2017); Il sangue delle donne. Tracce di rosso sul panno bianco (Postmedia Books 2019); Jack Sal. Chrom/A (Danilo Montanari Editore 2019).
Ha esplorato il rapporto arte/cibo pubblicando Kakushiaji, il gusto nascosto (Gangemi 2008), CAKE. La cultura del dessert tra tradizione Araba e Occidente (Postcart 2013), Taccuino Sannita. Ricette molisane degli anni Venti (Ali&No 2015), Jack Sal. Half Empty/Half Full - Food Culture Ritual (2019) e Ginger House (2019). Dal 2016 è nel comitato scientifico del festival Castelnuovo Fotografia, Castelnuovo di Porto, Roma.

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