Musei a Napoli. Il loro stato e qualche sotterraneo

immagine per Musei a Napoli. Il loro stato e qualche sotterraneo
Napoli sotterranea, scala scavata

Tra le tante tappe predisposte per il turista in transito, il museo rappresenta una meta quasi obbligata.

L’offerta museale partenopea e la relativa chiamata alle opere sembra aver segnato un nuovo paradigma di relazione tra la città di Napoli ed i suoi abitanti: nuove misure sono intervenute nell’ambito della gestione della macchina museale, almeno nel campo della comunicazione che si è fatta sempre più urgente nei diversi canali disponibili quali social media, spot pubblicitari da lanciare nel circuito di videometrò news network (la tv che, impiegata nell’attesa di un mezzo pubblico, raccoglie 300.000 spettatori) e la mai disattesa panellistica pubblicitaria stradale.

La crescente opera di sensibilizzazione ministeriale verso il patrimonio-artistico culturale ha incontrato lo stato di grazia delle presenze straniere in città ed insieme costruiscono le tessere di un mosaico ancora in via di composizione, quello dell’offerta turistica ridotta ai soli termini economici.

Il legame si salda strettamente all’offerta eno-gastronomica che fa di questi servizi il medium attraversato da importanti flussi di visitatori temporanei – la cui mobilità è affidata ad una rete di trasporti molto lontana dall’essere virtuosa.

Occorrerebbe una riqualificazione semantica della voce turismo declinata per la città di Napoli. Se infatti l’immaginario turistico si spiega proprio con la complessità delle sedimentazioni culturali, allora l’emersione della Napoli contemporanea offre l’affresco di una gestione diversa che in passato, decisamente modernista.

Il trait d’union che lega infatti le diverse attività che si confanno al museo si realizza nel radicato impegno del tempo libero disponibile, con iniziative finemente misurabili in percorsi ben scanditi tempisticamente.

La cosa sembra funzionare ambo i lati con le istituzioni, specie se private, che mettono a reddito lo spazio ed il tempo grazie alla misura del tour mentre ai visitatori viene offerta questa scelta di cui sono relativamente paghi.

Il caso del Museo Archeologico Nazionale viene premiato come una eccellenza nell’ambito dei risultati raccolti.

immagine per Musei a Napoli. Il loro stato e qualche sotterraneo
Napoli, Museo archeologico

Una nuova configurazione sembra disegnare l’offerta di questo importante polo dell’identità culturale cittadina, con risultati che si devono all’osmosi tra le diverse arti nello spazio del museo.

Ad esempio, diversi interventi di marca contemporanea segnano la disposizione dell’opere che risultano così inquadrate in una prospettiva diversa che in passato, quando lo spazio non era necessariamente pensato in relazione al pubblico ma si affermava come organismo autonomo ed indipendente.

Un nuovo rapporto tra l’esterno e l’interno riscrive dunque l’azione museale; il poco spazio dedicato alla didattica museale è compensato dall’aumento di interventi ascrivibili alle maglie larghe di uno spettacolo fatto di musica, teatro e danza.

Le condizioni di lavoro per chi presta servizio in queste strutture versano in condizione di emergenza, tanto dalla dichiarata assenza di personale statale in musei gestiti dal Mibact – da Capodimonte a Palazzo reale, la lista delle sale inattive è abbastanza accogliente – quanto delle strutture che pur non dichiarate dal Mibact effettuano al pari offerta culturale appetibile.

Il caso recente di Napoli sotterranea, da poco al centro di una inchiesta giornalistica, dimostra la rete di relazioni silenziose che tramano il circuito dell’offerta culturale cittadina portando in superficie la logica economica del lasciar fare in un campo – quello del turismo – che viene liquidato come neutrale nell’apportare favorevoli condizioni economiche.

immagine per Musei a Napoli. Il loro stato e qualche sotterraneo
Napoli sotterranea, scala scavata

Prima della conferma incassata col secondo mandato elettorale, evidenti segni filo-turistici erano ascrivibili a post del Sindaco di Napoli,  Luigi de Magistris, come quello datato 27 ottobre 2015:

“Il nostro petrolio non sono le trivellazioni e le speculazioni della mala politica, ma le bellezze artistiche, storiche e naturali. Dobbiamo migliorare ancora di più l’accoglienza ed i servizi per i turisti e per i napoletani, ma ormai non si torna indietro. Di Napoli si parla nel mondo non più per la spazzatura ma per le sue bellezze. Tutto questo senza soldi, solo con il capitale umano e la passione. Ringrazio tutti i napoletani che ci credono e non mollano, mettendoci cuore e amore. Insieme, consolideremo il riscatto della nostra Napoli !”

Il riscatto della nostra Napoli, passato attraverso l’elezione del cittadino stesso a turista della sua città, sembra dover passare anche per i dati di una Napoli sotterranea ancora da scavare.

+ ARTICOLI

Antonio Mastrogiacomo vive e lavora tra Napoli e Reggio Calabria. Ha insegnato materie di indirizzo storico musicologico presso il Dipartimento di Nuovi Linguaggi e Tecnologie Musicali del Conservatorio Nicola Sala di Benevento e del Conservatorio Tito Schipa di Lecce. Ha pubblicato “Suonerie” (CD, 2017), “Glicine” (DVD, 2018) per Setola di Maiale. Giornalista pubblicista, dal 2017 è direttore della rivista scientifica (Area 11 - Anvur) «d.a.t. [divulgazioneaudiotestuale]»; ha curato Utopia dell’ascolto. Intorno alla musica di Walter Branchi (il Sileno, 2020), insieme a Daniela Tortora Componere Meridiano. A confronto con l'esperienza di Enrico Renna (il Sileno, 2023) ed è autore di Cantami o Curva (Armando Editore, 2021). È titolare della cattedra di Pedagogia e Didattica dell’Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria.

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e statistici. Cliccando su "Accetta" autorizzi tutti i cookie. Cliccando su "Rifiuta" o sulla X rifiuterai tutti i cookie eccetto quelli necessari per il corretto funzionamento del sito. Cliccando su "Personalizza" è possibile selezionare quali cookie attivare.