La militanza della Fondazione Pietà de’ Turchini a Napoli nella produzione musicale

immagine per Fondazione Pietà de’ TurchiniLa città di Napoli sventaglia appuntamenti dedicati alle esecuzioni di musica dal vivo in misura abbastanza massiva: ce n’è per tutti i generi, per tutte le tasche, per tutti i pubblici. Quello che manca davvero è la cura del patrimonio musicale, davvero eccezionale nel caso di questa città: sono infatti davvero poche le organizzazioni che hanno fatto di questo interesse una ricerca che possa altresì essere condivisa il più possibile attraverso iniziative diverse quali concerti e pubblicazioni, dischi e incontri col pubblico. Spicca tra queste l’instancabile attività della Fondazione Pietà de’ Turchini che da 21 anni milita nel settore della divulgazione del repertorio della musica partenopea, con particolare riguardo alla produzione musicale del ‘600 e del ‘700.

Federica Castaldo è la responsabile di questo lungimirante progetto, una vera e propria rete di esperti e appassionati che tiene viva la ricerca, nonostante le difficoltà. Ci dice:

“ Il mio interesse per la Scuola Napoletana, sbocciato in seno agli studi presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’ Università  Federico II in discipline dello spettacolo, alla cattedra di Franco Greco, ha segnato l’inizio di una passione che dura da più di 20 anni e che è stata il motore del mio progetto professionale oltre a dare significato alla mia vita. La formazione ricevuta da un grande maestro come Franco Greco ha sicuramente condizionato il mio modo di approcciarmi alla progettazione artistica: il rigore e la qualità dei contenuti ha sempre viaggiato di pari passo con un atteggiamento libero e audace, soprattutto negli accostamenti  tra ambiti disciplinari diversi e percorsi estetici apparentemente lontani. Aggiungo però che il lavoro fatto in questi primi 21 anni di attività si è giovato della collaborazione straordinaria di molti colleghi musicologi, musicisti, cantanti, registi, esperti amministrativi e di management dello spettacolo. Sono sempre stata consapevole che la crescita e la credibilità dell’istituzione per cui lavoro si lega a doppio filo a quella dei protagonisti che nel tempo l’hanno animata arricchendola di contenuti: questo ha fatto della Pietà de’ Turchini  un progetto di squadra.”

Pietà de’ Turchini è una struttura complessa che si ricollega da un lato alle finalità educative, dall’altro all’antica tradizione musicale barocca. Da Associazione senza scopo di lucro, con la direzione artistico di Antonio Florio fino al 2009, il Centro di Musica Antica si è trasformato, nel 2010, in Fondazione, strutturata in un consiglio direttivo la cui presidenza è affidata a Marco Rossi, 2 comitati consultivi, uno artistico e l’altro scientifico. Del primo fanno parte il direttore musicale, Stefano Demicheli, che è anche il direttore dell’ensemble Talenti Vulcanici, nato in seno alla Fondazione da un progetto di formazione giovanile; Davide Troìa direttore del coro della Pietà de’ Turchini; l’organista Emanuele Cardi; il cantante Filippo Morace e la stessa Castaldo in qualità di direttore artistico e responsabile della programmazione culturale. Infine, il segretario tesoriere Elena Esposito e la coordinatrice artistica, Adelaide Mascolo, completano lo staff permanente. Del Comitato scientifico fanno parte i musicologi ed esperti di discipline musicali e dello spettacolo Paologiovanni Maione, Francesco Cotticelli, Paolo Fabbri, Nicola De Blasi, Siro Ferrone e Lucio Tufano.

Gli indirizzi programmatici della Fondazione sono molteplici: ricerca ed editoria, con la doppia collana di saggi e partiture della Turchini Edizioni, nata nel 2003; programmi di formazione vocale e strumentale sulla prassi esecutiva barocca; produzione e diffusione di concerti e spettacoli dal vivo.

Prosegue la Castaldo:

“Inltre, dal 2015, curiamo una collana discografica dedicata ai protagonisti della Scuola Napoletana, per l’etichetta Arcana-Outhere, cui contribuisce, con le sue opere in copertina, un grande artista come Mimmo Jodice.

La nostra specialità è fare molto con poco; le sovvenzioni stabili sono poche e neanche molto consistenti rispetto ai nostri cugini europei; facciamo affidamento sul contributo  del MIBACT (FUS e sovvenzione per Istituti di alta cultura), a seguire, ma con grande ritardo nell’erogazione, la Regione Campania, mentre  tra i soggetti privati riceviamo il sostegno della Compagnia di San Paolo, di  Intesa Sanpaolo, della Banca di Credito Popolare, della Fondazione Banco Napoli, di Moccia Irme s.p.a. e Coelmo per i programmi di inclusione sociale e diffusione della musica tra i bambini. Alla sede principale si aggiunge da qualche anno la Chiesa di San Rocco a Chiaia per i progetti giovanili e corali”.

Il pubblico della Pietà de’ Turchini conta su un gruppo inossidabile di affezionati frequentatori, ma più ancora su un ampio gruppo di seguaci a distanza, come i tanti studiosi in tutta Europa che da un lato acquistano i volumi scientifici, dall’altro i preziosi dischi.

La stagione animata da Pietà de’ Turchini si svolge da ottobre a giugno – dunque un tempo lungo rispetto alla più consueta e diffusa forma di programmazione per la musica antica in Italia e in Europa, che è quella dello spazio e del tempo dei festival. Una stagione di circa 30 concerti all’anno, ai quali si sommano altre manifestazioni collaterali come i convegni, le masterclass, le conferenze, il concorso internazionale di Canto barocco; si tratta di iniziative che costringono ad uno sforzo moltiplicato per mantenere vivo l’interesse del pubblico.

“Negli anni abbiamo ampliato la platea di coloro che ci seguono, grazie a progetti mirati o site specific, come quello, ultradecennale, che realizziamo alle Gallerie d’Italia-Palazzo Zevallos di Stigliano, con il sostegno di IntesaSanpaolo, o quelli che portiamo avanti nella seconda sede istituzionale della Fondazione Pietà de’ Turchini, la Chiesa di San Rocco a Chiaia, legati soprattutto alle attività corali dei bambini e degli adulti e ad alcune residenze artistiche. come La.Vi.Co. per la musica contemporanea. A questi luoghi se ne aggiungono poi degli altri, come la Chiesa del Purgatorio ad Arco al Centro Storico, o Palazzo Donn’Anna o ancora Villa Pignatelli, attivati grazie alle collaborazioni avviate con l’Opera Pia del Purgatorio ad Arco, con la Fondazione De Felice e la Soprintendenza per il Polo Museale. Negli ultimi anni, poi, stiamo investendo con molta soddisfazione su un piccolo festival dal titolo Il suono della parola, dedicato ai rapporti tra editoria, letteratura e musica, con la direzione artistica a cura di MiNa Vagante di Piera e Alessandra Cusani, che ha aperto ulteriori frontiere e suscitato attenzione di fasce di pubblico del tutto muove. Non abbiamo mai voluto adottare la formula dell’abbonamento, consapevoli che di abbonati in città ce ne sono fin troppi, di cui molti assenteisti, o peggio ancora, che nemmeno sanno cosa gli propone in calendario l’associazione o il teatro cui sono abbonati.
Chi viene ai concerti della Pietà de’ Turchini sceglie di farlo per autentico interesse e partecipazione a quello che gli verrà proposto in quella occasione, non per vincolo sottoscritto da un abbonamento.”

 

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Antonio Mastrogiacomo vive e lavora tra Napoli e Reggio Calabria. Ha insegnato materie di indirizzo storico musicologico presso il Dipartimento di Nuovi Linguaggi e Tecnologie Musicali del Conservatorio Nicola Sala di Benevento e del Conservatorio Tito Schipa di Lecce. Ha pubblicato “Suonerie” (CD, 2017), “Glicine” (DVD, 2018) per Setola di Maiale. Giornalista pubblicista, dal 2017 è direttore della rivista scientifica (Area 11 - Anvur) «d.a.t. [divulgazioneaudiotestuale]»; ha curato Utopia dell’ascolto. Intorno alla musica di Walter Branchi (il Sileno, 2020), insieme a Daniela Tortora Componere Meridiano. A confronto con l'esperienza di Enrico Renna (il Sileno, 2023) ed è autore di Cantami o Curva (Armando Editore, 2021). È titolare della cattedra di Pedagogia e Didattica dell’Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria.

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