NoMus. Memoria e materiale prezioso nel centro studi e ricerche sulla musica del ‘900 e contemporanea

immagine per Nomus
Foto di Laura Pronestì

Fare ricerca in ambito musicologico implica l’intreccio tra diverse competenze soprattutto se hai a che fare con la musica del ‘900 proprio quando il suono si complica di una veste tecnologica. E sono davvero pochi i posti dove fare ricerca è di casa. Non in conservatorio, non nelle università – i cui ritmi sono scanditi dalla formula del credito formativo decisamente incapace di misurare una ricerca – al massimo, bisogna farsi rabdomanti di testi tra biblioteche comunali, provinciali, nazionali. Ma non basta.
Eppure a Milano una associazione si è fatta carico di questa urgenza: si chiama NoMus, è un centro studi e ricerche sulla musica del ’900 e contemporanea, fondato il 23 aprile 2013. Ho incontrato Maddalena Novati, cui va il merito di portare avanti con un certo tatto l’iniziativa. Messasi totalmente in gioco nel ricostruire una memoria facilmente dimenticata – eppure fonte inesauribile di storia da ricordare – il suo caffè mi accoglie in un sabato di giugno, di quelli troppo freschi da sembrare estate.

Un po’ di presentazioni, per sciogliere la mimica facciale, un po’ di parole chiave in grado di aprire i cassetti della consapevolezza reciproca. Et voilà, parliamo come ci conoscessimo da tempo, ci scambiamo considerazioni e doni come a benedire questo incontro, che mi ha notevolmente fatto riflettere sull’alternativa umile ad una accademia così piena di no, così piena di sé.

Milano è una città importante per la musica elettronica europea: è la città di Fonologia, una esperienza oltre musicale che mostra che tipo di vivacità culturale teneva banco in Italia tra gli anni ’50 e  ’60 – una di quelle cose che se la chiedi in giro non sanno mica tutti che cos’è. Lì un gruppo di amici ha fatto ricerca, ha fatto musica scavalcando gli specialismi, integrando le conoscenze. Al castello sforzesco resta una piccola traccia di quella tecnologia, purtroppo abbandonata alla sua imponenza materica più che al suo funzionamento effettivo. Parliamo anche di questo con Maddalena.

A Nomus è presente buona parte di Fonologia grazie al fondo Zuccheri e al fondo Lietti: si trovano nastri, interventi, brandelli di una quotidianità fattasi memoria insieme alle tante lettere, tutto in gran parte digitalizzato (siamo a un buon 80%). E poi c’è il fondo Novati – un po’ tutta la mia vita aziendale, racconta Maddalena – cui si sono aggiunti il fondo dell’autunno musicale di como, dichiarato di interesse nazionale dai beni archivistici della Lombardia, il fondo bertinelli e il fondo bussotti. E tanto, tanto altro ancora.

Fa tante cose Nomus, a partire dalla promozione della ricerca nel campo della musica del novecento. Si occupa di archivi e fondi musicali: li salva restaurando dove possibile i materiali. Passare dal dat, dal nastro, dal disco al file digitale impone una lenta ma efficace traduzione del supporto. E mette insieme e censisce e raccoglie e digitalizza e cataloga e informatizza tanti testi diversi: libri, pentagrammi, quaderni di montaggio ma anche programmi di sala, stagioni concertistiche. Conserva finanche tutta la storia dei palchetti del teatro alla scala di Milano, la cui storia effettiva è fatta di condoni austriaci e tasse italiane. Insomma, non solo tutto il mondo è paese ma tutto il tempo è cronaca.

La struttura si compone anche di una biblioteca, l’unica in Italia specializzata in musica del Novecento e contemporanea. Ed è qui che mi sento come nel paese dei balocchi, mentre scorro il mio indice sul suo indice e rintraccio come presenti quei libri sempre ormai dati per assenti dalle mie ricerche. E organizza tanti incontri, concerti, workshop, seminari. Insomma, si dà tanto da fare e cerca un pubblico che non sia la nicchia ma il curioso di turno che possa avvicinarsi a questa storia così vicina nella sua gestazione quotidiana, così vicina a chi in effetti vive di multimedialità come se fosse aria. Vi lascio al sito, semplice e ben curato, prima vetrina che possiate incontrare nelle vostre scorazzate in rete, alla ricerca di quello che poi alla fine non sempre trovate. Stavolta invece vi lascio in compagnia di Nomus, ché possiate profittare della sua compagnia.

NoMus

www.nomusassociazione.org
nomus@nomusassociazione.org
via Tito Vignoli 37/a 20146 Milano
02.84246945

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Antonio Mastrogiacomo vive e lavora tra Napoli e Reggio Calabria. Ha insegnato materie di indirizzo storico musicologico presso il Dipartimento di Nuovi Linguaggi e Tecnologie Musicali del Conservatorio Nicola Sala di Benevento e del Conservatorio Tito Schipa di Lecce. Ha pubblicato “Suonerie” (CD, 2017), “Glicine” (DVD, 2018) per Setola di Maiale. Giornalista pubblicista, dal 2017 è direttore della rivista scientifica (Area 11 - Anvur) «d.a.t. [divulgazioneaudiotestuale]»; ha curato Utopia dell’ascolto. Intorno alla musica di Walter Branchi (il Sileno, 2020), insieme a Daniela Tortora Componere Meridiano. A confronto con l'esperienza di Enrico Renna (il Sileno, 2023) ed è autore di Cantami o Curva (Armando Editore, 2021). È titolare della cattedra di Pedagogia e Didattica dell’Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria.

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