Refraction of lightness – Henrik Strömberg all’Associazione Shōzō Shimamoto di Napoli

Refraction of lightness è la personale dello svedese Henrik Strömberg (Malmo, 1970) in corso presso l’Associazione Shōzō Shimamoto, a Palazzo Spinelli di Tarsia, dove l’artista ha dimorato per tre mesi, in Residenza, su invito di Giuseppe Morra.

Del progetto, curato da Chiara Valci Mazzara e da Loredana Troise, ci parla la stessa Troise:

Il progetto nasce dalla volontà di connettere all’indagine culturale e sociale della città partenopea, un lavoro semiotico addizionale, intriso di referenze simboliche e meta-significati:

La storia della Fondazione Morra, interrelata con le bellezze e le caratteristiche peculiari di Napoli – spiega la Valci Mazzara – è stata fondamentale perchè il lavoro di Henrik assurgesse ad un livello di completezza e complessità che prima non aveva mai raggiunto”.

L’esercizio speculativo di Refraction of lightnes, è il risultato di un compromesso fra l’idea, la tecnica e i materiali utilizzati dall’artista: ci troviamo, dinanzi a  un’installazione site specific, che trasforma la voce in segno, in disegno, in corpo grafico; in qualcosa che ha a che fare con il saper fare; precisa  Strömberg:

Ho lavorato innanzitutto sulla presentazione di oggetti da me creati le sculture in vetro consistono in pezzi soffiati. L’elemento del mio respiro e vapore corporeo che rimane all’interno dell’oggetto richiama l’aspetto biologico del mio lavoro. In fase di preparazione, concepisco la forma e sviluppo il calco in gesso creando il positivo con materiali come polistirolo e gomme, poi trasferisco la forma al negativo col gesso, per poi infine soffiare all’interno il vetro incandescente in laboratorio”.

Nelle sale dell’Associazione Shimamoto, un set di elementi congruenti vibrano dialetticamente  in accordo alla complessità del gesto creativo (ri-assemblaggio, sovrapposizione, collages).

Assieme alle diafane sculture in vetro poste su piedistalli, su lastre di legno nero o direttamente sul suolo, appaiono, infatti, maestose litografie realizzate in collaborazione col laboratorio di Vittorio Avella (Casa Morra), e poi fotografie, negativi, oggetti e carte che l’artista ha selezionato con minuzia infaticabile nelle botteghe di maestranze del centro storico, “riducendo la radice della forma – come chiarisce la Valci Mazzara –  polarizzando il contenuto e posizionando al centro della percezione dell’immagine una nuova esistenza del soggetto e dei suoi significati”.

Le composizioni sono im-perfettamente simmetriche e, al tempo stesso, risultano aperte, poste al di là di vincoli e di argini, rivelando un intimo atteggiamento tassonomico che non si dà come struttura pietrificata, ma come elaborazione interna della coscienza.

Ne segue una narrazione in progress, un embodied meaning che coincide con un inconfondibile intreccio linguistico-espressivo metonimico fondamentale. Il contenuto e il contenitore, il dentro e il fuori, il significato e il significante, l’oscillazione e il divenire, l’obsolescenza e la metamorfosi, compiono una roccaforte sovrastorica, in cui l’artista svedese fissa il suo percorso psicologico, estetico e culturale, aprendolo liberamente al visitatore, che, spingendosi idealmente al di là della struttura, può incontrare visivamente l’opera, confrontandosi con le sue esclusive risoluzioni.

Ridefinendo l’ordine dei sofisticati spazi dedicati al maestro Gutai, Strömberg, abitandone i luoghi e meditandoli intensamente, è riuscito a edificare una propria inedita e eufonica scenografia mobile, perfettamente in asse con la scena urbana, reinterpretata con una personalissima  e abile sinfonia.

La sera dell’inaugurazione, fra tartellette e il rosso della Vigna San Martino, Henrik Strömberg, elegante, disponibile e generoso con tutti, ha accolto una grande folla di visitatori e amici che si è gradatamente immersa nella sofisticata mis en scène di Refraction of lightness,  riconoscendone presto le seducenti sfumature estetiche, il complesso sistema di riferimenti legato all’atto performativo, la bellezza dei segni e l’armonia dei rapporti di partecipazione tra i singoli lavori.

La mostra (visitabile fino al 31 gennaio 2020) si inserisce nella progettualità de Il Quartiere dell’arte/il quartiere si fa città, pensato dall’infaticabile Giuseppe Morra, come “spazio intellettuale, organismo vivo e orientato verso lo sviluppo educativo della città a valenza formativa aperta”.

Attraverso straordinari nuclei culturali quali Palazzo Spinelli di Tarsia, sede dall’Associazione Shozo Shimamoto, il Museo Hermann Nitsch Archivio Laboratorio per le Arti Contemporanee, Casa Morra, Archivio d’Arte Contemporanea e la Vigna San Martino, il Quartiere dell’Arte mira a riqualificare l’area a ridosso del centro storico e non solo, attraverso assidue e interconnesse attività artistico-culturali a livello internazionale.

Henrik Strömberg (nato nel 1970) | con sede a Berlino (Germania) | si è laureato al Camberwell College of Art di Londra (Regno Unito) per poi conseguire un master all’Academy of Performing Arts FAMU di Praga (Repubblica Ceca) | lavora con l’idea di metamorfosi, decadimento e trasformazione dei materiali, oggetti scultorei e la loro documentazione fotografica, nonché la decostruzione e la trasformazione dell’immagine del soggetto stessa insieme con il significato e il significante| le sue opere sono state presentate in mostre personali e collettive in Germania, Italia, Svezia, Svizzera, Regno Unito, Polonia, Francia, Repubblica Ceca e Stati Uniti, e acquisite da numerose collezioni in Europa e negli Stati Uniti, tra cui: Alexander Tutsek-Stiftung, Munich Germany – Ann Wolff Foundation, Sweden – Christine Symchych Collection, USA, – Kultur Hässleholm, Sweden – Mecklenburgisches Künstlerhaus, Schloss Plüschow, Germany – La Luxembourgeoise SA, Luxemburg.

 

Info mostra

  • HENRIK STRÖMBERG Refraction of lightness                                                                                                 
  • a cura di Chiara Valci Mazzara e Loredana Troise
  • dal 16 ottobre 2019 al 31 gennaio 2020
  • Associazione Shōzō Shimamoto – Palazzo Spinelli di Tarsia/ Largo Tarsia 2, Napoli
  • Fondazione Morra – Tel. 0815641655 – info@fondazionemorra.org – www.fondazionemorra.org
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Storica e critica d’arte, curatrice, giornalista pubblicista, Loredana Troise è laureata  con lode in Lettere Moderne, in Scienze dell’Educazione e in Conservazione dei Beni Culturali. Ha collaborato con Istituzioni quali la Scuola di Specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio di Napoli; l’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa e l’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli. A lei è riferito il Dipartimento Arti Visive e la sezione didattica della Fondazione Morra di Napoli (Museo Nitsch/Casa Morra/Associazione Shimamoto) della quale è membro del Consiglio direttivo. Docente di italiano e latino, conduce lab-workshop di scrittura creativa e digital storytelling; è docente di Linguaggi dell'Arte Contemporanea presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli e figura nel Dipartimento di Ricerca del Museo MADRE. È autrice di cataloghi e numerosi contributi pubblicati su riviste e libri per case editrici come Skira, Electa, Motta, Edizioni Morra, arte’m, Silvana ed.

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