Il valore intrinseco del Napoli Teatro Festival Italia

immagine per Napoli Teatro Festival Italia
Settimo Senso- da un racconto di Ruggiero Cappuccio- regia di Nadia Baldi- ph Tommaso Le Pera

E’ l’estetica della sensazione, propria del NTFI, che spinge il pubblico a partecipare con emozionante consapevolezza attiva, ad un entertainment di cui essere spettatore e prosumer postmoderno.  Tutto ciò che in arte e cultura contribuisce a colorare e migliorare il mondo della nostra quotidianità appartiene al Napoli Teatro Festival Italia, di cui  anche quest’anno (NTFI20) si è presto percepito l’inconfondibile e seducente aroma. Ci si è sentiti come parte di un unica grande galassia, rapiti dalla una forza evocativa che con il suo potere immaginativo è riuscita a sollecitare  il pubblico a pensare, a meditare. A costruire idee forti.

Il Napoli Teatro Festival Italia 2020 ha avuto il dono raro di sciogliere nodi temporali, slegare le estremità dello spazio, indurre a riflettere sul divenire della vita. Ed ha saputo coniugare all’approfondimento culturale  e alla trasmissione del sapere, un apparato espositivo che, simile ad un’isola di felice temporanea ed effimera, si è ben commisurato e legato col territorio. Ed è proprio il territorio ad essere uno degli stakeholders più influenti nel campo del NTFI.

Quando ho chiesto a Nadia Baldi, vice direttrice e consulente artistico del Festival, che cosa ha reso così virtuoso il rapporto tra l’evento e la città di Napoli che lo ha promosso, ha puntato sulla funzione sociale ed esperienziale propria del teatro, da lei definito quale “atto magico che si crea solo in quel momento e che per la stessa magia sparisce”, divenendo  per gli artisti un protagonista assoluto; continua la Baldi:

“Il festival nell’intero arco temporale ha saputo racchiudere la propria energia grazie anche all’altissimo numero di spettatori che lo hanno vissuto. La programmazione multidisciplinare, ha consentito a ciascuno di scegliere un proprio percorso artistico e questo reso l’esperienza ancora più stimolante. Oggi il Napoli Teatro Festival Italia si attesta come uno dei più importanti festival Europei. Grazie ad un’azione di importante sostegno economico da parte della Regione Campania il festival investe risorse sui giovani, sulla formazione, sugli internazionali, su tutte le arti performative”.

Napoli, lo sappiamo tutti, è materia creativa. Un luogo, per dirla con la Ortese,  che ci offre una misura profonda del vivere vero, con quella sua familiarità che fa sorridere. Un pò saggia e un pò folle, è la città più ricca di tradizione teatrale; è, come afferma la Baldi:

“un palcoscenico a cielo aperto in cui risiede il più grande teatro storico d’Europa, il Teatro San Carlo; abbiamo inoltre un numero incredibile di altri teatri in tutta la Campania, un bacino di artisti che credo superi il numero degli artisti di tutta Italia. I monumenti, i luoghi storici hanno per loro natura una teatralità. La commistione tra antico e moderno, tra storia e attualità fa si che Napoli abbia tutta la gamma necessaria per costruire un affascinante percorso drammaturgico narrativo. Il Napoli Teatro Festival Italia ogni anno costruisce eventi in luoghi suggestivi ed esclusivi da un punto di vista dell’offerta. Quest’anno gli spettacoli hanno visto la luce nella splendida cornice del Museo di Capodimonte, nella ormai casa del Festival di Palazzo Reale, nell’Anfiteatro Di Santa Maria Capua Vetere, nel Duomo di Salerno, nell’anfiteatro di Pietralcina, nella cattedrale di Solofra”.

Emozione dopo emozione, NTFI 2020 per tutto il mese di luglio, fra teatro, cinema, musica, danza, letteratura, mostre d’arte (più di 130 eventi) ha regalato alla città un transito intellettuale dove abbiamo potuto rilassarci, abbassare la guardia, trovare quella comfort-zone di cui si ha bisogno per riordinare il caos esterno. E ha risposto ad una necessità di partecipazione edificante che rimanda a quei bisogni – o meglio, desideri – dell’uomo postmoderno che Arthur Danto chiama  wakeful dream.

Fuggire cioè dall’ansia dell’hic et nunc, voglia di ri-definire relazioni interpersonali, sancire vincoli e stabilire rapporti spesso celati dietro il visibile. L’arte si dà come sogno vigile a occhi aperti. È un’ apparenza di realtà in cui il pubblico ha la possibilità di percepire le medesime visioni provate dagli artisti. Come ci spiega Nadia Baldi:

“Per questo motivo  questa edizione è stata straordinaria ed emotivamente speciale: in arte tutti gli ostacoli diventano uno strumento stimolante. Bisogna essere energeticamente aperti ed accogliere ogni sollecitazione che l’esterno propone per sublimarlo”.

E’ proprio vero. La dinamica più creativa del Festival è quella dell’incontro, dell’inclusione della relazione, dell’ atto collettivo fra  talenti, linguaggi, colori, mondi. Quella di un sapiente métissage contemporaneo che, d’altra parte, è l’unica via di rappresentazione oggi ancora possibile e sincera.

Il Napoli Teatro Festival Italia è un festival di teatro internazionale che ogni anno si svolge a Napoli durante i mesi di giugno e luglio. Nata nel 2007, e giunta alla sua dodicesima edizione, la manifestazione –  realizzata con il sostegno della Regione Campania e organizzata dalla Fondazione Campania dei Festival – produce spettacoli, promuove la scrittura di testi per il teatro, e valorizza luoghi, artisti e professionalità di Napoli. Dopo Renato Quaglia, Luca De Fusco e Franco Dragone, dal 2017 la direzione artistica del Napoli Teatro Festival Italia è stata affidata allo scrittore, regista e attore Ruggero Cappuccio, che ha avviato un progetto artistico – tracciato attraverso undici sezioni – nel segno della multidisciplinarità: una programmazione aperta a innovativi fronti di attività, come la sezione Osservatorio e le attività laboratoriali sulle arti sceniche, contenitori che offrono spazio e visibilità a giovani e meno giovani e sostengono i costi di produzione delle compagnie.

Quest’anno, a causa dell’emergenza Covid-19, il Napoli Teatro Festival Italia si è impegnato per realizzare la manifestazione completamente all’aperto e in sicurezza. Per andare incontro alla grande richiesta del pubblico è stata  utilizzata anche la potenzialità del web per dare al pubblico la possibilità di assistere gratuitamente a 13 eventi in live streaming,  che hanno consentito di ampliare la platea, arrivando anche agli spettatori che non potevano raggiungere la Campania nel corso della manifestazione culturale.

Attrice, regista e produttore, docente di recitazione e regia della Link Campus University Roma e dell’ Università Suor Orsola di Napoli, Nadia Baldi  dal l 2017 è consulente artistico del Napoli Teatro Festival Italia diretto da Ruggero Cappuccio  di cui dirige il documentario per SKYe la RAI. E’ direttore artistico del Festival Segreti d’Autore finanziato dalla Regione Campania. Organizza e tiene laboratori nell’ambito del Festival Provocazione Teatro, Benevento Città Spettacolo, Università La Sapienza, Scuola di Cinema Planet Roma, teatro MagmaLabRoma. Ha diretto ed organizzato  il Progetto Techné e il Progetto di Formazione per i mestieri dello spettacolo FormArt lavoro, a cura del Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali.

Ha fondato la produzione Teatro Segreto srl con Ruggero Cappuccio, riconosciuta dal Ministero dei BB.CC..Per il cinema, solo per citare alcuni suoi impegni più recenti,  è  aiuto regia del Film Il corpo di Napoli, di Ruggero Cappuccio; dirige La lingua di fuoco, un docu-film in onda su RAI 5; scrive e dirige Veleni  con Vincenzo Amato, Roberto Herlitzka , Lello Arena, Tosca D’Aquino; è aiuto regia nella Docu-Fiction per la RAI Paolo Borsellino Essendo Stato; è attrice nel film Il sorriso dell’ultima notte, scritto e diretto da Ruggero Cappuccio; scrive e dirige due cortometraggi: Il Dono e Un dono inaspettato; realizza la sceneggiatura tratta dall’omonimo romanzo di Ruggero Cappuccio Fuoco su Napoli. Per il teatro, solo per citare alcune più recenti attività, firma la regia di spettacoli quali Settimo Senso, di Ruggero Cappuccio in prima assoluta al Napoli Teatro Festival;  ll motore di Roselena, in prima nazionale al NTFI 19; Ferdinando, di A. Ruccello (al Teatro San Ferdinando di Napoli in prima nazionale che proseguito nei maggiori teatri italiani); Teresa Zum Zum;  Aspettando Medea; Sangue Matto in prima nazionale al Teatro out off di Milano.

Desidero ringraziare di cuore Nadia Baldi, che fra fitta cartografia dei suoi impegni mi ha concesso gentilmente un po’ di tempo per intervistarla. Ringrazio, inoltre,  l’ufficio stampa, e in particolare la dott.ssa Maya Amenduni, garbata e competente.

 

 

 

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Storica e critica d’arte, curatrice, giornalista pubblicista, Loredana Troise è laureata  con lode in Lettere Moderne, in Scienze dell’Educazione e in Conservazione dei Beni Culturali. Ha collaborato con Istituzioni quali la Scuola di Specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio di Napoli; l’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa e l’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli. A lei è riferito il Dipartimento Arti Visive e la sezione didattica della Fondazione Morra di Napoli (Museo Nitsch/Casa Morra/Associazione Shimamoto) della quale è membro del Consiglio direttivo. Docente di italiano e latino, conduce lab-workshop di scrittura creativa e digital storytelling; è docente di Linguaggi dell'Arte Contemporanea presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli e figura nel Dipartimento di Ricerca del Museo MADRE. È autrice di cataloghi e numerosi contributi pubblicati su riviste e libri per case editrici come Skira, Electa, Motta, Edizioni Morra, arte’m, Silvana ed.

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