Giovanni Ozzola a Berlino con Relitti e camere con stelle. E debutto di Untitled Association

Tanto pubblico alla vernice dell’articolata mostra di Giovanni Ozzola a Berlino, la sua prima nella città che è ancora oggi punto di riferimento per una certa creatività sperimentale internazionale. Qui tutto è possibile, anche senza quelle protezioni  del Sistema dell’Arte che qui pesano appena. Ciò che conta, infatti, è la qualità del lavoro di un artista, la sua visione non omologata, la sua consapevolezza e quella genialità che si riconosce, per esempio, agli italiani in trasferta e ai “cervelli in fuga” qui riparati.

Relitti e camere con stelle, accattivante titolo della personaleinclude molte sculture e fotografie che mostrano al meglio la ricerca di Ozzola dal 2006 ai tempi attuali e qui in dialogo con lo spazio Weserstraße, area domestica e allo stesso tempo pubblica, che può essere modificabile ed è in connessione diretta con l’esterno grazie alle vetrine sulla strada che fanno intuire le stanze sul retro.

“Le opere dell’artista aprono lo spazio, lo frantumano, complicano e intensificano i rapporti tra luce e buio e il dialogo tra le stanze, moltiplicandone le vedute e le aperture sull’esterno, su orizzonti e spazi sconfinati, ma anche facendo emergere dall’interno, da un’ipotetica radice e da una zona di invisibilità sotterranea, i relitti a cui fa riferimento il titolo, che possono manifestarsi come forme astratte o, anche, come piccole epifanie domestiche.” 

Davide Ferri cura questa proposta con evidente soddisfazione, sottolineando, come pare, la propensione dell’artista ad analizzare le opposizioni, il non detto e non visto riflettendo sul potere della trasformazione che può – forse? – mettere pace tra antinomie.

Così, ecco l’installazione Stealth – History – Pathos (risultato di una  ricerca dall’artista all’interno dell’IDS di Pisa) che attrezza nello spazio elementi geometrici, di richiamo minimalista, che materializzano, di fatto, forme invisibili all’occhio e ai radar; ed ecco la contrapposizione, che si stempera, che si fa morbida dualità, nelle sculture Chiocchiole, che palesano una realtà vissuta, osservata da Ozzola nella normalità della vita quotisdiana (“una serie di strumenti da lavoro su cui l’incuria, il tempo, ha lasciato si depositassero alcune chiocciole”) e al contempo, appunto, l’evidenziamento “di un contrasto tra due materialità – quella metallica degli strumenti e quella fragile dei gusci – attraverso livelli di lucentezza differenti”.

Tante le altre opere disseminate nell’area espositiva a proporre possibilità “di passaggi, soglie, finestre”, e “traiettorie della luce” richiamo alla modificazione, alla trasformazione: attraverso queste idee di fessurazioni lo spettatore si fa attore di uno sguardo più puntuto e “può anche avere l’impressione di guardare nel buio”. Tale illusione dovrebbe aumentare la consapevolezza di sè, o megio: “dei propri sensi e del proprio corpo”. Per esempio, When tears are in your eyes è la “visione della luce diurna, di una finestra, ma anche della semioscurità di un interno (con due poltrone che in questa semioscurità si offrono allo sguardo nei termini di assenza di un corpo che le occupa e al contempo di spazio in grado di accogliere il corpo dello spettatore); oppure le foto della serie dei bunker, in massima parte scattate a Tenerife, dove l’artista vive da alcuni anni, “ridefiniscono l’immagine del bunker come punto di osservazione più che riparo, declinando il rapporto interno/esterno”, tipico nelle foto di Ozzola, così come lo è la dualità (sopra citata), e portando la narrazione verso il concetto di “una distanza incalcolabile tra corpo dell’autore-osservatore e paesaggio sconfinato, e come giustapposizione di due gradi diversi di visibilità”.

Fuori e dentro, luce e ombra, chiarore e buio, simbolici ma anche reali, che da concetti si svelano vissuti: dualismi intimi ma anche universali, che toccano corde personali ma condivisibili come il timore e l’attrazione per l’ignoto e l’avventura. Qualcosa di fondamentale per fare esperienze, scoperte e ampliare la conoscenza. L’Arte, del resto, è anche dispositivo di superamento delle posizioni di comodo, omologate, e attivatore di questa possibilità.

Info mostra

  • Giovanni Ozzola. Relitti e camere con stelle
  • A cuea di Davide Ferri
  • Weserstraße 15 – 12047 Berlino Kreuzkölln
  • Dal 28.04 al 18.06.2017
  • Orari: da giovedì a domenica dalle h. 11 alle h. 19 o su appuntamento.

In occasione del finissage verrà presentata una pubblicazione con le immagini della mostra e un dialogo tra Cecilia Canziani e Davide Ferri.

Organizzata da Untitled Association in collaborazione con Lychën e con il sostegno di Ziegert.

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Paolo Di Pasquale si forma studiando prima Architettura poi Disegno Industriale a Roma, specializzandosi in Lighting design. Nel 2004 è co-fondatore dello STUDIOILLUMINA, dove si occupa principalmente di Architectural Lighting Design e Luce per la Comunicazione: lo Studio progetta e realizza allestimenti espositivi e museali, ideazione della luce, corpi illuminanti, scenografia notturna - nel settore della riqualificazione urbana e in progettazione di arredi (porti turistici, parchi, giardini, piazze etc.)-, piani della luce per alcuni Comuni italiani e spettacoli di luce. Nel 2007 fonda lo Studio BLACKSHEEP per la progettazione di architettura di interni e di supporto alla pianificazione di eventi, meeting e fiere. E' interessato alla divulgazione della cultura della luce e del progetto attraverso corsi, workshop, convegni e articoli. Ha insegnato allo IED e in strutture istituzionali. E’ docente di Illuminotecnica presso l’Istituto Quasar - Design University Roma di nel corso di Habitat Design e in quello di Architettura dei Giardini. E' Redattore di art a part of cult(ure) per cui segue la sezione Architettura, Design e Grafica con incursioni nell'Arte contemporanea. Dal 2011 aderisce a FEED Trasforma Roma, collettivo di architetti romani che si interroga sul valore contemporaneo dello spazio pubblico esistente, suggerendone una nuova lettura e uso con incursioni e azioni dimostrative sul territorio metropolitano.

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