Ibrida Festival delle arti intermediali in vista di farsi piattaforma. Chi c’era e cosa abbiamo visto

Si è da poco conclusa a Forlì la terza edizione di Ibrida Festival delle Arti Intermediali organizzata dalla Vertov Project e con la direzione artistica e la guida di Francesca Leoni e Davide Mastrangelo. Dedicata alla ricerca nell’ambito dell’arte contemporanea, del video, della performance, della musica e di tutte le intermedialità, questa kermesse, nei soli tre anni di vita, è cresciuta coinvolgendo sempre più artisti, sia emergenti che accreditati, e critici e specialisti di settore – in questa edizione anche con la Madia Partnership di art a part of cult(ure) – dando visibilità a una realtà coinvolgente e versatile con una particolare attenzione alla divulgazione, come hanno raccontato i due direttori in una nostra intervista. https://www.artapartofculture.net/2018/05/03/ibrida-festival-delle-arti-intermediali-intervista-ai-direttori-leoni-e-mastrangelo/

La sede dove si sono concentrati gli spettacoli e i video è bellissima: si tratta di un edificio esempio di archeologia industriale restituito alla pubblica fruizione dal Comune. La ex fabbrica di candele è oggi un centro polifunzionale inserito nella progettualità del GA / ER (Coordinamento Giovani Artisti dell’Emilia Romagna) e una location perfetta per il Festival seppure si ha l’impressione che i locali la considerino un po’ decentrata (non lo è: è a 3 minuti da Piazza Aurelio Saffi).

Nei tre giorni più intensi della manifestazione – in corso dal 5 al 13 maggio, con una programmazione densa l’11, il 12 e il 13 – siamo stati immersi, letteralmente, in eventi di musica sperimentale, immagini, proiezioni, ricevuti – al centro dell’ampio cortile – da un’ installazione di Matteo Lucca (Forlì, 1980). In essa la figura di un essere umano essenzializzato e fatto di pane manipolato anche tramite il fuoco, con annerimenti e bruciature, si innalzava quasi a nume tutelare del Festival. Ricordando i macabri e commoventi ritrovamenti dei corpi o dei calchi conservati dalla cenere eruttiva di Pompei ed Ercolano, quest’opera, richiamando proprio l’antico e anche lontane pratiche alchemiche, in qualche misura ha subito indicato un po’ anche quello che abbiamo ritrovato in gran parte dei contributi visivi e live degli artisti: un filo sottile di unione tra radici storiche allignate nella Storia dell’Arte e innovazione sperimentale.

Tanti i video in visione dopo un contest a cui hanno partecipato circa trecento autori; la selezione – responsabilità suddivisa tra Piero Deggiovanni e Vertov Project – ha messo insieme opere più smaccatamente contaminate – un ciclo di video dal Brasile, ad esempio –, portatrici di un’atmosfera o dalla realizzazione più tecnologica, accanto ad altre con un linguaggio più puro; una parte più dentro una grammatica d’arte, un’altra più narrativa, filmica in senso stretto. Ma, come hanno tenuto a precisare Leoni e Mastrangelo: “abbiamo voluto proporre una panoramica ampia, favorendo una visione eterogenea su una produzione dove l’ibridazione può non essere percepibile in modo palese ma che c’è, è inevitabile, forse anche perché queste opere sono figlie dei nostri tempi”, tempi di meltin-pot, evidentemente.

Così, ecco, tra i tantissimi contributi, le sovrapposizioni, le aritmie, i segni, tra chi ha scelto il registro della lentezza poetica e dell’estetismo significante, e chi ha prediletto una essenzialità e profondità concettuale. Così ecco Rita Casdia con It’s You, 2017, Maria Korporal  con Amarezza, 2013; Sara Simeoni con Senza peso; Salvatore Insana con il suo brumoso, sfuggente Notturno; Andrea Nevi con Coreography for Toilets- Experiment 1; Rick Niebe con K; l’apparentemente eloquente Orgia e Piccole Agonie Quotidiane di Francesca Lolli, che cita Pasolini ma scombussola significato e linguaggio di Orgia, accelera sul pedale psicanalitico junghiano, richiama mitologie lontane e riesce a farci scorgere, nella bellezza della teatralità attoriale e scenica proposta, la complessità – e interscambiabilità – del rapporto maschile/femminile, uomo/donna, dove masochismo e sadismo non sempre si equilibrano e il senso della prevaricazione è un pericolo costante…

Alcune opere si caratterizzano per visione politica: come Se penso a quel giorno, 2013, di Iginio De Luca, sempre ironico e politico; e il bellissimo Unusual journey (cinematographer: Ilaria Sabbatini, Music: Tania Giannouli), di Marcantonio Lunardi (Lucca, 1968) intenso e toccante, dove il sentire etico e sociale – senza ambiguità ma nemmeno cadute nel didascalico – passa in modo morbido e coerente, dal linguaggio più narrativo e documentaristico a quello più immaginifico attraverso i codici del tableau vivant… Ne esce un prodotto impeccabile, ad alto tasso civile.

Intenso, poetico, colto, immaginifico, terso, essenziale ma pieno di riferimenti In the House of Mantegna di Michele Manzini che nella casa mantovana di Mantegna fa danzare – letteralmente: la protagonista è la ballerina Barbara Canal – e attiva sei momenti, sorta di quadri scenici, in cui si analizzano e si palesano tematiche differenti ma connesse: il conflitto, il limite, l’estremo, la vertigine, il silenzio – si va verso l’essenza – e la nudità, che è l’essenza dell’essenza. Tantissimi i video che è impossibile citarli tutti; tra i tanti segnaliamo l’originale animazione – ibridata – Travel Notebooks: Bolbo, Bozkaia- Spain di Silvia De Gennaro che, ci ha raccontato, entrata non troppo tempo fa nel linguaggio del video, porta ironia e freschezza nelle sue panoramiche realistiche e allo stesso tempo fantasmatiche. Realizzate come un collage di diverse immagini che costruiscono una città immaginaria – il dadaista Paul Citroen docet –, una sorta di wunderkammern metropolitana che accoglie oggetti inconsueti che animano di dinamica vitalità la narrazione. In movimento.

I Live sono stati strepitosi: a partire da EEP Profundis, suite per danza, voce, interfaccia cerebrale e sintetizzatori, con ​danza/voce e coreografia di Simona Lisi, sintesi e direzione musicale Paolo Bragaglia, sintesi e direzione tecnica Davide Mancini.

La performance, sound compreso, è stata coinvolgente ed esteticamente di forte impatto, con un globo reticolare verde acido, luminosissimo, proiettato alla parete e in progressiva modificazione grazie alla connessione con la danzatrice tramite un casco che ne legge l’intensità delle onde cerebrali. Il sound, sintetico, essenziale, è stato avvolgente e spettacolare.

cHroma flux, concerto audiovisivo dei tabache & lady_oN (musica Francesco Tabanelli, elaborazione video Antonietta Dicorato), ha messo insieme, grazie a questo duo di giovani creativi,  immagini e sound entrambi generati ed eseguiti sul campo. Il richiamo agli spettacoli psichedelici sinestetici – ad opera del Light Show Pig connesso allo storico Fillmore anni Sessanta e Settanta, per accompagnare le performance di artisti del calibro di Jimi Hendrix, The Grateful Dead, Janis Joplin; o i concerti immersivi de Le Stelle di Mario Schifano egli altri delle varie band tra cui i Jefferson Airplane al Whitney Museum di New York nel 1968 – è voluto ma le modalità esecutive e quindi poetiche sono diverse: “esplorando il  processo di metamorfosi che vede cellule di colore e suono espandersi per giungere alla creazione di nuove forme, il risultato visivo è animazione tecnologica del pigmento di colore al microscopio”; l’effetto visivo è di “una sorta di mantra digitale che guarda se stesso, si riproduce e si muove in uno spazio nuovo, contaminato” con un sound live sintetico in connessione strettissima.

Silencio dei giovanissimi, Stefano Baldini e Andrea Vescovi, mostra una ricerca già su una strada maestra, puntellata, non a caso, di esempi luminosi: ibridazioni di frasi declamate da Carmelo Bene, legami con il pensiero di Debord, riferimenti alle atmosfere di David Lynch, rimandi al synthpop anni ’80, un recitato nello stile Offlaga Disco Pax e radici techno. Mescolando queste connessioni alla loro personalissima visione, affiancano e fanno dialogare musica live, voce – anche di uno di loro – e immagini causticamente miscelate per una riflessione su iperconsumismo, medialità trash e altre cadute del sistema capitalistico occidentale. Tutto mostrato attraverso con il loro dispositivo immersivo ibridato, caricato da un clima trance e visual fantasmatico.

Altri live – NoisiVisioNimmagine, Sacred Light Geometry, concerto A/V Samuele FatCat Huynh Hong e Alessandro Bartoli: “numeri e forme preservati e riportati fino ai giorni nostri, trasformati in luci e colori attraverso la tecnologia richiamandosi e rifacendo una sorta di “geometria sacra” – sino alla strana prova di Cosimo Terlizzi (Bitonto, 1973): il regista, con un attraversamento nel territorio documentaristico, e artista è già da par suo avvezzo alla contaminazione, ha proposto, oltre al suo film Folder (un suo archivio personale di ricordi e tracce di un anno: video, fotografie e collegamenti via chat alla ricerca della propria identità, del luogo d’appartenenza, in una dimensione storica tesa e precaria ma anche ideale), anche Distendere le labbra, mostrare i denti | studio sul sorriso contemporaneo. Annunciata come una performance intermediale, si è rivelata, praticamente, un seminario multimediale basato sui temi della falsità / verità del sorriso – sorriso sociale –, di noi, delle maschere, di come appariamo e desideriamo apparire; di come ci vogliono e ci vuole il business e, insomma, di come ci ha trasformati la Società dello Spettacolo ipermediale e superconsumistica: tutto attraverso Smarthphone, Selfie e tecnologie di restituzione/costruzione dell’immagine: una, nessuna, centomila e oggi, nell’epoca dei Social, anche di più…

Chiuso il Festival, ci aspettiamo che torni il 4° appuntamento e che la kermesse possa farsi piattaforma: diventare itinerante, o marchio per più specifiche incursioni in questa vasta, interessante produzione ibridata.

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Paolo Di Pasquale si forma studiando prima Architettura poi Disegno Industriale a Roma, specializzandosi in Lighting design. Nel 2004 è co-fondatore dello STUDIOILLUMINA, dove si occupa principalmente di Architectural Lighting Design e Luce per la Comunicazione: lo Studio progetta e realizza allestimenti espositivi e museali, ideazione della luce, corpi illuminanti, scenografia notturna - nel settore della riqualificazione urbana e in progettazione di arredi (porti turistici, parchi, giardini, piazze etc.)-, piani della luce per alcuni Comuni italiani e spettacoli di luce. Nel 2007 fonda lo Studio BLACKSHEEP per la progettazione di architettura di interni e di supporto alla pianificazione di eventi, meeting e fiere. E' interessato alla divulgazione della cultura della luce e del progetto attraverso corsi, workshop, convegni e articoli. Ha insegnato allo IED e in strutture istituzionali. E’ docente di Illuminotecnica presso l’Istituto Quasar - Design University Roma di nel corso di Habitat Design e in quello di Architettura dei Giardini. E' Redattore di art a part of cult(ure) per cui segue la sezione Architettura, Design e Grafica con incursioni nell'Arte contemporanea. Dal 2011 aderisce a FEED Trasforma Roma, collettivo di architetti romani che si interroga sul valore contemporaneo dello spazio pubblico esistente, suggerendone una nuova lettura e uso con incursioni e azioni dimostrative sul territorio metropolitano.

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