Fa bella mostra di sè l’opera luminosa strutturata per il nuovo HQ Fastweb, palazzo in Piazza Adriano Olivetti a Milano. Composta da 200 metri di tubo luminoso led che connette tutti i piani dell’edificio, dal più alto fino alla hall d’ingresso, il progetto, pensato per il nuovo quartiere milanese che si caratterizza per un elevato fermento culturale e mira a diventare la nuova Chelsea del capoluogo meneghino, è firmato dall’architetto Giuseppe Tortato.
A metà strada tra il lighting design e l’arte, l’opera modifica la percezione spaziale ed estetica della neonata piazza Olivetti, al centro di un business district all’avanguardia dove hanno stabilito il proprio quartier generale sia la Fondazione Prada sia alcune delle maggiori aziende internazionali e realtà innovative: tra queste proprio Fastweb.
Fibercloud, questo il titolo dell’installazione luminosa, è stata sviluppata dallo Studio Giuseppe Tortato Architetti tramite un software parametrico con cui è stato controllato ogni elemento e curvatura, mentre la lavorazione è stata hand-made, prevedendo la curvatura a mano dei circa 100 pezzi che costituiscono l’intero tubo luminoso. E’ lo stesso architetto a specificare:
“Il concetto sotteso all’ideazione dell’opera è quello di una sorta di “nuvola delle idee” che irradia l’intero edificio e chi vi lavora, per connettere le persone con l’obiettivo di condividere idee e progetti e creare nuove sinergie”.
Così, al calar della luce del giorno, quando scende l’oscurità, Fibercould si palesa, in qualche modo rievocando le installazioni luminose di Lucio Fontana esprimendo la sua energia dall’interno all’estero. Si accende e trasforma non solo l’edificio ma l’intera piazza e molto dell’ambiente circostante. Quasi in forma di Arte Pubblica, è fruibile dalla collettività in modo permanente, se pure a tempo (quello stabilito dalle ore diurne e della notte).
Potere della luce, della creatività, di un progetto di qualificazione artistica urbana che ci piacerebbe vedere di più e in molte altre città italiane che troppo spesso mancano persino di una basilare illuminazione stradale, figuriamoci di quella dell’arte!
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