Ma per effetto di una clonazione inaspettata, di un virus sfuggito a qualche laboratorio, nel 2018, il bel film di Daniele Misischia è balzato nei gradimenti.
The end? L’inferno fuori ha debuttato senza polizza di assicurazione, in modo verace, forte delle abilitá acquisite dal suo creatore, dotato di un’indubbia vitalità artistica, sostenuto dalla lungimirante produzione dei Manetti Bros.
La sceneggiatura è rimasta nel cassetto per più di 7 anni, dopo alcuni tentativi fallimentari, con persone poco serie che c’hanno fatto perdere solo tempo, fino ad arrivare ai Manetti Bros (con cui ho lavorato come regista di seconda unità e operatore sulle serie tv Il Commissario Rex e L’ispettore Coliandro) che da subito l’hanno apprezzata e deciso di produrla insieme a Rai Cinema. Da lì in poi la situazione è filata liscia come l’olio e la lavorazione del film è andata esattamente come volevamo.
Il lato più affascinante di questo sotto-genere dell’horror è il fatto che hai la possibilità di raccontare al pubblico che loro sono sia gli zombie che i sopravvissuti. Per come la vedo io, in uno zombie movie sono tutti vittime… Sta a noi capire come “uscire da questa mentalità” che ci vede tutti identici, con gli stessi pensieri o tutti rabbiosi verso chi la pensa diversamente da noi. Nel caso del mio film volevo rappresentare una disumanità aggressiva e letale che si scontrava con un altro tipo di disumanità: quella del personaggio principale che crede di essere al di sopra di tutti e di poter trattare tutti come merda.
Nel mio film il protagonista è il primo ad essere infetto, e personalmente trovo tutto ciò molto attuale, se andiamo ad analizzare la situazione che sta vivendo il nostro paese, in cui “gli infetti” non fanno altro che riversare il loro odio sui social (ma anche al di fuori purtroppo) verso quello che loro reputano “il diverso”.
È stato un brutto colpo anche perché eravamo tutti pronti a partire. Per fortuna poco dopo è sbucata fuori una nuova opportunità lavorativa per un film molto più grande, con una produzione molto più grande. Sempre un horror ma completamente diverso da The end? Per ora non ne parlo più di tanto per scaramanzia, ma spero che entro un mese venga ufficializzato il tutto.
Inoltre, sempre insieme a Ciccotti, abbiamo scritto una sceneggiatura di un noir/crime violentissimo che diventerà presto un fumetto disegnato dal bravissimo Stefano Cardoselli (disegnatore eccezionale di Orbetello). Dovrebbe essere pronto entro la fine dell’anno, e l’idea, in futuro, è quella di farlo diventare un film autoprodotto… dato che, anche questo, si basa su un’idea produttivamente molto semplice.
Fulminata sulla via della recitazione a 9 anni, volevo fare la filmmaker a 14 e sognavo la trasposizione cinematografica dei miei romanzi a 17. Solo a 18 anni ho iniziato a flirtare col cinema d'autore ed a scrivere per La Gazzetta di Casalpalocco e per il Messaggero, sotto lo sguardo attento del mio indimenticato maestro, il giornalista Fabrizio Schneider. Alla fine degli anni 90, durante gli studi di Filosofia prima e di Psicologia poi, ho dato vita ad un progetto di ricettività ecologica: un rifugio d'autore, dove gli artisti potessero concentrare la loro vena creativa, premiato dalla Comunità Europea. Attualmente sono autrice della rubrica "Polvere di stelle" sul magazine art a part of cult(ure) e collaboro con altre testate giornalistiche; la mia passione è sempre la sceneggiatura, con due progetti nel cassetto, che spero di poter realizzare a breve.
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