Rebecca Horn. Passing the Moon of Evidence

immagine per Rebecca Horn

Nelle sale dello Studio Trisorio, in via Riviera di Chiaia 215 a Napoli, è allestita la mostra personale di Rebecca Horn, intitolata Passing the Moon of Evidence, fino al 31 ottobre 2018.

Il rapporto tra l’artista tedesca e la città partenopea risale agli inizi degli anni Duemila, con l’esposizione a piazza del Plebiscito dei celebri teschi, dette capuzzelle, e successivamente al museo Madre nella collezione permanente con l’opera Spirits.

Dopo tanti anni la Horn torna in una galleria privata con una serie di opere ibride, in cui l’elemento tecnologico è messo in correlazione con la componente naturale. Sono sei nuove sculture meccaniche di grandi e medie dimensioni e disegni di vario genere, incentrate sulla continua indagine sui temi profondi dell’esistenza umana, l’agire del tempo e l’energia del cosmo.

Nel percorso espositivo non ritroviamo i famosi teschi, ma oggetti animati dai movimenti di ingranaggi, di chirurgica precisione. Nell’opera che dà il titolo alla mostra, delle farfalle meccaniche aprono e chiudono le ali in una atmosfera onirica, sospese sopra rocce vulcaniche o tra rami dalla estremità d’oro.

Sono lepidotteri collocati all’interno di una teca di vetro che ribadiscono ciò che lentamente sta scomparendo nella realtà, le bellezze della natura. Non a caso, nell’impianto figurativo gli insetti e i rami secchi sono privati della loro vitalità, sono puri e semplici elementi artificiali. I due specchi di forma circolare, simbolo del dualismo ricorrente nella poetica dell’artista, evocano il movimento del sole e della luna e la relazione tra il principio maschile e femminile nell’equilibrio cosmico.

 Nell’opera Aus dem Mittelalter entwurzelt, due aste in ottone di diverse altezze sono fissate in un paio di scarpe di bronzo di foggia medievale. E’ il movimento ondulatorio degli assi a testimoniare questo lungo percorso iniziato da un passato lontano, sradicate dal loro contesto originario, per assumere un nuovo significato, metafora del passaggio cadenzato del tempo. 

Im Kreis sich drehen, è il titolo dell’opera in cui ella si sofferma sul dialogo continuo e incessante tra elementi apparentemente autonomi e dinamici. Uno specchio rotante e un vetro di forma circolare affiancano una pietra lavica e animano con riflessi di luce l’intera composizione. E’ una narrazione fluida, dello scorrere degli eventi, in cui l’unico oggetto organico è la pietra vulcanica, non logorato dal tempo, uno specchio ne riflette l’immagine ruvida e solida. Alla base, rami secchi, piegati e privi di foglie descrivono la caducità della vita, imprevedibile e istantanea. 

In ZweisamkeitIn Einsamkeit, la natura è la protagonista indiscussa dell’intera rappresentazione. E’ una commistione fra due zucche e altri oggetti, ottone, vetro e foglia d’oro. Sono due piante della famiglia cucurbitacee che oscillano, fino a toccarsi. Sono private della loro destinazione d’uso e del loro ciclo esistenziale, a favore di una immortalità immaginaria, ottenuta attraverso un ingranaggio elettronico che ne scandisce il movimento.

Osservando le opere della Horn ci si immerge in una nuova dimensione, caratterizzata da una ricerca dell’equilibrio universale, talvolta in un paesaggio lunare, a volte in uno spazio metafisico, in cui l’orbita meccanica è in simbiosi con la sfera terrestre. E’ un mondo ibrido che racchiude in sé il rapporto tra la vita e la morte, fra l’individuo e l’energia del cosmo. 

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Luca Del Core, vive e lavora a Napoli. E' laureato in "Cultura e Amministrazione dei Beni Culturali" presso l'Università degli Studi "Federico II" di Napoli. Giornalista freelance, ha scritto per alcune riviste di settore, per alcune delle quali è ancora redattore, e attualmente collabora con art a part of cult(ure). La predisposizione ai viaggi, lo porta alla ricerca e alla esplorazione delle più importanti istituzioni culturali nazionali ed internazionali, pubbliche e private.

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